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Leone XIV: la compassione è questione di umanità, si aiuta l’altro sporcandosi

All’udienza generale il Papa invita a meditare sulla parabola del samaritano. Ai 40mila fedeli presenti in piazza San Pietro spiega che la vita “è fatta di incontri†e trovandoci “davanti all’altro, davanti alla sua fragilità e alla sua debolezza†la scelta è prendercene cura o fare finta di niente. La fretta, spesso, ci fa andare oltre, ma per offrire aiuto occorre fermarsi, non tenersi a distanza. Si aiuta veramente se si è disposti a sentire il peso del dolore dell’altro

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

“Cambiare prospettiva†e aprirsi “alla speranzaâ€: questo bisogna imparare dalle parabole. Perché spesso “ci fissiamo su un certo modo rigido e chiuso di vedere le cose†e accade che ci manca la speranza. Invece, “le parabole ci aiutano†a guardare tutto “da un altro punto di vistaâ€. Leone XIV lo spiega nella sua seconda udienza generale, dopo aver percorso in lungo e in largo piazza San Pietro su una jeep bianca, per salutare i 40mila pellegrini e fedeli che lo hanno accolto con applausi, canti e gioiose grida, sventolando variopinti foulard, cappellini e striscioni.

Il Papa mentre legge la catechesi
Il Papa mentre legge la catechesi   (@Vatican Media)

Un vero e proprio bagno di folla per il Papa, che ricambia sorrisi e saluti, fermandosi di tanto in tanto per benedire bambini e neonati. Poi, giunto sul sagrato della basilica vaticana, prosegue la serie di catechesi dedicate alle parabole, nell’ambito del capitolo su “La vita di Gesù†del ciclo giubilare “Gesù Cristo Nostra Speranzaâ€, e si sofferma sulla quella del samaritano, dove emerge la compassione, l’amorevole cura verso gli altri, l’attenzione per il prossimo, che si esprimono, sottolinea più volte, “attraverso gesti concretiâ€.

Davanti all’altro

Due le prospettive che il Pontefice offre analizzando il racconto evangelico. C’è un uomo che intraprende una strada, da Gerusalemme a Gerico, lungo la quale “viene assalito, bastonato, derubato e lasciato mezzo mortoâ€. Come non pensare alla vita, “una strada difficile e imperviaâ€, e a all’“esperienza che capita quando le situazioni, le persone, a volte persino quelli di cui ci siamo fidati, ci tolgono tutto†e ci abbandonano?

La vita però è fatta di incontri, e in questi incontri veniamo fuori per quello che siamo. Ci troviamo davanti all’altro, davanti alla sua fragilità e alla sua debolezza e possiamo decidere cosa fare: prendercene cura o fare finta di niente.

Leone XIV tra i fedeli
Leone XIV tra i fedeli   (@VATICAN MEDIA)

Questione di umanità

C'è, dunque, chi si imbatte nell’uomo lasciato “in mezzo alla stradaâ€. Gesù descrive “un sacerdote e un levita†che passano oltre. “Sono persone che prestano servizio nel Tempio di Gerusalemmeâ€, ma il loro atteggiamento dimostra che “la pratica del culto non porta automaticamente ad essere compassionevoliâ€, osserva Leone XIV.

Prima che una questione religiosa, la compassione è una questione di umanità! Prima di essere credenti, siamo chiamati a essere umani.

La jeep del Papa sul sagrato della Basilica Vaticana
La jeep del Papa sul sagrato della Basilica Vaticana   (@Vatican Media)

Fermarsi per gli altri

Ma spesso le nostre vite frenetiche non ci permettono di essere compassionevoli, riteniamo di dover dare spazio anzitutto alle nostre occupazioni.

È proprio la fretta, così presente nella nostra vita, che molte volte ci impedisce di provare compassione. Chi pensa che il proprio viaggio debba avere la priorità, non è disposto a fermarsi per l’altro.

Un momento dell'udienza generale
Un momento dell'udienza generale   (@VATICAN MEDIA)

Gesti concreti

La parabola tramandata dall’evangelista Luca narra che qualcuno si ferma di fronte a quell’uomo ferito e moribondo, “è un samaritano, uno quindi che appartiene a un popolo disprezzatoâ€. “La religiosità qui non c’entraâ€, rimarca il Papa, questo tale, infatti “si ferma semplicemente perché è un uomo davanti a un altro uomo che ha bisogno di aiutoâ€.

Se vuoi aiutare qualcuno non puoi pensare di tenerti a distanza, ti devi coinvolgere, sporcare, forse contaminare.

E questo fa il samaritano: “fascia le ferite†dell’uomo moribondo “dopo averle pulite con olio e vinoâ€, lo porta con sé, “cioè se ne fa carico, perché si aiuta veramente se si è disposti a sentire il peso del dolore dell’altroâ€, specifica il Pontefice, e poi per lui trova “un albergo dove spende dei soldiâ€, impegnandosi “a tornare ed eventualmente a pagare ancora, perché l’altro non è un pacco da consegnare, ma qualcuno di cui prendersi curaâ€.

Leone XIV mentre saluta i pellegrini
Leone XIV mentre saluta i pellegrini   (@Vatican Media)

Gesù si prende cura di ognuno di noi

La parabola, insomma, esorta ad “interrompere il nostro viaggio†e ad “avere compassioneâ€, questo potrà accadere, fa notare Leone XIV, “quando avremo capito che quell’uomo ferito lungo la strada rappresenta ognuno di noi†di cui Gesù si è preso cura tante volte.

Piazza San Pietro
Piazza San Pietro   (@Vatican Media)

Mettersi in cammino

Un’ulteriore riflessione cui invita il Papa è offerta da chi sollecita Gesù a narrare la parabola. È un dottore della legge, “una persona esperta, preparataâ€, che chiede come “si ‘eredita’ la vita eternaâ€. Le parole che usa, però, tradiscono un atteggiamento egoistico, “intendeâ€, infatti, la vita eterna “come un diritto inequivocabileâ€. Attraverso la sua parabola, allora, il Maestro mostra “un cammino per trasformare quella domanda, per passare dal chi mi vuole bene? al chi ha voluto bene?â€. “La prima è una domanda immaturaâ€, chiarisce il Papa, la "pronunciamo quando ci mettiamo nell’angolo e aspettiamoâ€, “la seconda" è quella "dell’adulto che ha compreso il senso della sua vita†e e che "spinge a metterci in camminoâ€.

Il Papa in mezzo alla folla
Il Papa in mezzo alla folla   (@Vatican Media)

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28 maggio 2025, 10:28

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