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Attacchi israeliani a Gaza Attacchi israeliani a Gaza

Bombardamenti israeliani a Gaza, decine le vittime nelle ultime ore

Israele ha colpito con attacchi durante la notte, causando 82 morti dalla mezzanotte, 38 dei quali vicino a siti di distribuzione di aiuti umanitari: si tratta dell'escalation più pesante degli ultimi giorni. I raid arrivano a poche ore di distanza dall’annuncio degli Usa di una proposta di tregua di 60 giorni nella Striscia

Gianmarco Murroni - Città del Vaticano

Ancora bombe sulla Striscia di Gaza. Pesanti attacchi israeliani durante la notte hanno causato 82 morti, circa la metà dei quali vicino ai siti di distribuzione di aiuti umanitari. Lo afferma il Ministero della Salute di Hamas. L'Aeronautica Militare di Israele ha continuato a effettuare attacchi estesi fino alla mattina di giovedì 3 luglio. Secondo l'ospedale Shifa di Gaza City, 17 persone sono state uccise in un attacco contro una scuola che ospitava sfollati nel quartiere di Al-Rimal, tra cui donne e bambini. Le squadre di soccorso continuano a cercare sotto le macerie in condizioni difficili. A Khan Yunis, un attacco aereo contro le tende degli sfollati ha causato decine di morti e dispersi. Le squadre di soccorso stanno operando sul campo a causa della grave carenza di forniture mediche. Secondo alcune fonti, cinque persone sono state uccise vicino ai punti di distribuzione della Gaza Humanitarian Foundation e 38 sono state uccise mentre cercavano di ricevere aiuti umanitari.

Proposta di tregua

Gli attacchi, che rappresentano l'escalation più pesante degli ultimi giorni, arrivano all’indomani della proposta di tregua degli Stati Uniti per un cessate il fuoco di 60 giorni nella Striscia di Gaza. Il presidente Usa Donald Trump, che aveva annunciato la bozza di accordo avanzata attraverso i mediatori di Qatar ed Egitto, ha fatto sapere che Israele ha già accettato. La proposta prevede un accordo di 60 giorni che includerebbe un ritiro parziale dell'esercito israeliano da Gaza e un aumento degli aiuti umanitari. I mediatori e gli Stati Uniti fornirebbero garanzie su colloqui per la fine della guerra. Anche Hamas si è detto pronto a un'intesa su un cessate il fuoco, ma ha sottolineato che questa deve portare alla fine completa della guerra. Il gruppo armato palestinese ha reso noto di essere al lavoro con i mediatori per colmare le divergenze nella proposta, rendendosi disponibile a liberare gli ostaggi ancora a Gaza.

Rigidità israeliana

La notizia di un possibile accordo di cessate il fuoco nell'enclave palestinese ha subito trovato la netta opposizione degli esponenti dell'estrema destra israeliana. Il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir avrebbe contattato il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich per convincerlo a fare muro comune contro la proposta Usa. Di diversa opinione è invece il ministro degli Esteri Gideon Saar che ha invitato a "non lasciarsi sfuggire l'occasione per il rilascio degli ostaggi". Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha cercato di rassicurare tutte le correnti del suo governo, assicurando che presto "non ci sarà più Hamas, non ci sarà più Hamastan. Non torneremo a quella situazione. È finita". Il premier israeliano ha poi promesso: "Libereremo tutti i nostri ostaggi".

Aiuti a Gaza

Nelle scorse ore, intanto, la Gaza Humanitarian Foundation, sostenuta da Stati Uniti e Israele, ha annunciato che continuerà a fornire aiuti alla Striscia di Gaza. "Non chiuderemo. Abbiamo un compito da svolgere. È molto semplice: fornire cibo gratuito ogni giorno alla popolazione di Gaza", ha dichiarato ai giornalisti a Bruxelles il presidente della Ghf Johnnie Moore. Moore ha assicurato, inoltre, che la sua organizzazione rimarrà impegnata a proseguire il suo lavoro nella Striscia di Gaza in caso di cessate il fuoco. Nel frattempo, l’Onu riporta che Israele avrebbe negato il permesso di consegnare carburante nella zona nord di Gaza, provocando il blocco di molti servizi, tra cui quelli ospedalieri. "Se le scorte di carburante - ha spiegato il portavoce dell’Organizzazione delle Nazioni Unite - non verranno rifornite immediatamente, Gaza potrebbe affrontare un blackout totale delle comunicazioni, ostacolando gravemente l'accesso e il coordinamento umanitario".


Bomba illegale su internet cafè

Il quotidiano britannico The Guardian, invece, ha rivelato che l'esercito israeliano avrebbe utilizzato una bomba da 500 libbre (230 chilogrammi), "arma potente e indiscriminata che genera un'onda d'urto dirompente e sparpaglia schegge su un'ampia area", nell'attacco di lunedì scorso all'Internet cafè sul lungomare di Gaza. "Gli esperti di diritto internazionale - ha scritto il quotidiano britannico - hanno affermato che l'uso di tali munizioni è quasi certamente illegale e potrebbe costituire un crimine di guerra". I frammenti dell'ordigno trovati tra le rovine del caffè al-Baqa sono stati identificati dagli esperti di armamenti come parti di una bomba multiuso MK-82 di fabbricazione statunitense. "Il grande cratere lasciato dall'esplosione - ha proseguito il The Guardian, citando esperti di armamenti - è un'ulteriore prova dell'utilizzo di una bomba grande e potente come la MK-82".

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03 luglio 2025, 10:54