Nella Turchia siriaca, la storia di Seydi: via per la pace
Antonella Palermo ¨C Nusaybin, Idil
Percorrere la Via della Seta immaginando storie di missionari, mercanti, esploratori che si spingevano fino al lontano Oriente è un viaggio nella storia millenaria di terre dal sapore mitico. Fertilità proverbiale, ricchezza culturale inestimabile, strategica posizione geopolitica hanno tuttavia, in molti casi, rappresentato un catalizzatore di volontà predatorie esterne fonte di danni stratificati nel corso dei secoli. ¡°Quando le guerre del Golfo si sono saldate con i radicalismi religiosi, a farne le spese sono state le minoranze¡±, spiega monsignor Paolo Bizzeti SJ, già vicario apostolico dell¡¯Anatolia e tutt¡¯ora presidente di Caritas Anatolia. A patirne sono stati in modo particolare i cristiani, emigrati in gran parte verso l¡¯Europa, tanto che numerosi villaggi si sono svuotati della loro presenza. Negli ultimi tempi si assiste a un progressivo rientro che si accompagna all¡¯aumento del turismo anche nella Turchia siriaca, fino a una decina di anni fa quasi del tutto sconosciuta. Anche sotto questo profilo, non sfugge l¡¯ambivalenza di un fenomeno che, se in alcune parti è ancora embrionale e armonico, in altre crea un impatto disordinato.
La guerra dell¡¯acqua
L¡¯agricoltura costituisce il volano dell¡¯economia turca, anche nella regione siriaca; le dighe sull¡¯Eufrate hanno portato tanta acqua per coltivare pistacchi, orzo, grano, cotone. Costruzioni che, se da un lato hanno potenziato le attività produttive, dall¡¯altro hanno inasprito quella guerra per l¡¯acqua che ormai dura da trent¡¯anni con i vicini Iraq e Siria. A scapito di questi popoli, infatti, si è generata la ricchezza portata dallo sviluppo in chiave neo liberista seguito alla guerriglia con i curdi. Così l¡¯area di confine solcata dal fiume, di molto prosciugata, si presenta attualmente piena di alberelli piantumati in epoca recente. In pullman si procede oltre Midin ¨C dove il gruppo è accolto da un parroco in una bella sala parrocchiale -, in direzione di Cizre, per giungere a Idil, (Beth Zabday, Azekh), vicinissimi alla frontiera. A nord della Mesopotamia, nel IV secolo la zona poteva vantare il ruolo di importante bacino di diffusione della letteratura siriaca da Edessa. C¡¯erano chilometri e chilometri di frutteti, giardini, vicoli alberati, case private. Tutto è andato distrutto con la guerra tra turchi e curdi. ¡°C¡¯erano tante vigne, non mancava nulla. Un piccolo paradiso¡±, spiega la gente del posto.
Riparare chiese, legami, territori
A raccontare con una stretta al cuore le vicende di questo paese, che ora conta trentamila abitanti di cui trentina sono cristiani, è Seydi Gösteris, donna che sprizza energia e simpatia, un vulcano di imprenditorialità e generosità. Una lunga amicizia la lega all¡¯associazione Amici del Medio Oriente. Ricorda le sorti della prima chiesa, sorta qui nel 57 d.C., che la tradizione popolare vuole luogo di transito di Maria, (madre di Gesù), di San Giovanni (l¡¯evangelista), di Maria Maddalena e di Taddeo.
Nel 1915 il paese resistette a quaranta giorni di assedio delle truppe turche che infine se ne andarono, evitando così lo sterminio che invece toccò a molti altri cristiani dei borghi vicini. Come riporta la guida ¡°Chiese e monasteri di tradizione siriaca¡± (Bizzeti-Chialà, TS edizioni, 2024), un ufficiale tedesco, al soldo degli ottomani, si convertì (divenendo poi sacerdote in Germania), vedendo un¡¯apparizione della Vergine Maria che proteggeva il paese con il suo mantello respingendo i colpi dell¡¯armata. Negli anni Ottanta, Idil fu quasi completamente rasa al suolo dall¡¯esercito turco che combatteva i curdi. Dell¡¯antico agglomerato, fino a cinquant¡¯anni fa interamente cristiano, restano solo alcune chiese, ma la comunità è viva e ha costruito anche una guest house per pellegrini e visitatori cristiani, immersa in un grazioso giardinetto. Le chiese della cittadina sono state quasi tutte restaurate dai cristiani della diaspora o tornati ad abitare i luoghi da cui fuggirono i loro nonni e genitori. La visita è possibile grazie all¡¯agenzia aperta proprio da Seydi e da Medina che hanno a cuore la conoscenza di questi siti preziosi e che hanno organizzato i servizi a terra del pellegrinaggio.
Ritrovare la fede
È qui, in una chiesa diventata caserma dal 1940 al 1947, che Seydi conversa amabilmente con il gruppo guidato da monsignor Bizzeti, tra ricordi d¡¯infanzia e slanci verso il futuro. Nata a Idil, nel ¡¯75 emigra in Svizzera. L¡¯educazione cattolica non le fu di consolazione di fronte alla memoria dei massacri di cui questi luoghi portavano ancora le ferite. ¡°Non ne volevo più sapere della religione. Ci avevano fatto troppo male. Me la prendevo con Dio che non ci aveva protetto. Mi sono ribellata e non volevo che nessuno più mi dicesse di andare in chiesa¡±. Nel ¡¯95 fu testimone di quello che secondo lei è stato un evento prodigioso: la guarigione della madre da una malattia invalidante: ¡°Ho detto a Gesù: io confido in te! Mi sono messa a piangere, non sapevo più pregare. Erano 13 anni che non andavo più in chiesa. Non so cosa mi sia successo ma ho sentito che lo Spirito Santo scendeva su di me con il Suo amore e mia madre, che era spacciata, si è rialzata ed è guarita senza che i medici abbiano potuto spiegare il fatto. Lei mi aveva insegnato i salmi, le lodi, tutte le preghiere. A quel punto mi sono realmente convertita e da quel momento il Signore mi ha messo nel cuore di tornare nel luogo dove sono nata¡±.
Documentare la guerra in Iraq
Era il 2008 quando Seydi decise di tornarvi, ripartendo da zero, con pochissimi soldi da investire nella costruzione di una nuova casa: ¡°I primi tre anni sono stati durissimi. Non sapevo bene cosa avrei fatto a lungo termine¡±. La provvidenza le è venuta in aiuto in modi del tutto inaspettati che hanno ulteriormente forgiato un temperamento già molto determinato.
Tuttavia non si è mai interrotto il suo legame con la Svizzera, anzi, negli anni si è alimentato di nuovi progetti sociali che si intrecciano con l¡¯attività di guida turistica, mai abbandonata. Già da Lugano portava qui dei gruppi periodicamente, sfidando la constatazione che dagli anni Ottanta fino al 2010 non veniva quasi più nessuno. La conoscenza delle lingue e alcuni incontri fortunati l¡¯hanno agevolata nel creare sinergie con giornalisti interessati a realizzare un documentario in Iraq. Nel 2012 partecipa con una tv tedesca a una produzione sui cristiani in Iraq, Turchia e Siria. Occasioni che la portano a mettere a fuoco sempre più quella che sarebbe diventata per lei una vera missione. ¡°Era l¡¯epoca della guerra civile in Iraq, in televisione vedevamo tanti bambini che scappavano dalle case nelle montagne. Mi nacque il desiderio di andare e nel giro di due ore trovai un pullman diretto là dove, di fatto, feci la corrispondente insieme a un giornalista di Le Monde. Abbiamo girato tutto il nord del Paese per due settimane fino a Kirkuk. Dal 2014 fino al 2018 abbiamo aiutato questa gente che aveva perso tutto¡±.
Il coraggio di una donna
Seydi si adopera per raccogliere fondi con l¡¯aiuto dell¡¯associazione , con sede in Svizzera e di cui attualmente è delegata per il Medio Oriente. Il primo tir trasporta 22 tonnellate di materiale per l¡¯aiuto umanitario da far arrivare, passando per Idil, al popolo yazida, ai cristiani e alle altre minoranze rifugiate nel nord dell¡¯Iraq in seguito ai massacri da parte dell¡¯Isis. Una impresa enorme, affrontata da una donna, da sola. Affronta le lunghissime file alla dogana ma infine il camion riesce a transitare. Da quel momento riesce a più riprese ad entrare in Iraq e in Siria con medicine e donazioni. ¡°Il Signore mi dà la volontà e il coraggio¡±, racconta mentre accoglie il gruppo di pellegrini in casa propria attorno a un buon caffè. La tenacia non si ferma da allora: da più di undici anni Seydi continua la sua opera anche in Libano. ¡°Siamo totalmente volontari. Se andiamo provvediamo noi a nostre spese. Lavoriamo attraverso le Chiesa cattolica, ortodossa ed associazioni locali¡±, spiega.
L¡¯aiuto ai profughi e ai bambini siriani
¡°Grazie a Dio e a tutti donatori, abbiamo potuto distribuire a più di 2500 famiglie beni di prima necessità, abbiamo realizzato più di duecento progetti, sistemato scuole, oratori, ospedali, case di riposo, aperto sartorie, snack-bar in Iraq e Siria. Abbiamo realizzato un centro per centinaia di bambini abbandonati ad Aleppo in collaborazione con la fondazione Sant¡¯Efrem. Durante il mio ultimo viaggio a maggio scorso ¨C ricorda - ho visto che la condizione dei bambini è molto peggiorata nelle grandi città, come Homs, Aleppo, Damasco, Latakia e Tartus. Speriamo di poter aprire altri due centri, uno a Homs e l¡¯altro a Latakia¡±. Nel suo viaggio ha visitato anche la zona costiera, dove ha ascoltato storie difficile per le minoranze, soprattutto di alawiti, drusi e cristiani. Anche i pellegrini hanno contribuito con una raccolta estemporanea servita ad acquistare, come ha informato poi Jean-François Thiry, dell¡¯associazione Pro Terra Sancta, materiale scolastico e vestiario per i piccoli della provincia di Idlib, nel villaggio di Knaje.
A Nusaybin, la speranza di una luce
Tornano alla mente le parole del vescovo siro-ortodosso Filiksinos Saliba Özmen, incontrato a Mardin, il cui sguardo sulla vicina Siria non cela l¡¯apprensione: ¡°Per ora non abbiamo grandi aspettative ma dobbiamo guardare con speranza. L¡¯auspicio è che i siriani possano aspirare a un certo benessere e che i cristiani possano assumere un ruolo centrale nel futuro del Paese; insomma, che si ricostituisca il ponte tra Oriente e Occidente. Molto importanti i passi che farà l¡¯Europa in questo ambito¡±. Intanto si rientra a Nusaybin, cittadina sulla frontiera turco-siriana. Con la celebrazione nello splendido battistero più grande del mondo, annesso alla chiesa di San Giacomo di cui restano solo ruderi - e dove è sepolto il santo di Antiochia che partecipò al primo Concilio ecumenico della storia, a Nicea ¨C si chiude un itinerario che ha mostrato un volto delicato e nascosto della Turchia. Un gruppo di bambini per strada riconosce degli stranieri, scatta l¡¯invito a giocare. C¡¯è un viale con degli alberi, di qua la luce e là il buio. ¡°Mamma ci dice di stare attenti, che non possiamo avventurarci oltre¡±, dicono in inglese. Oltre c¡¯è la Siria. C¡¯è una porzione di mondo su cui è concesso per ora un timido affaccio e che merita la luce chiara di una rinascita.
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