Czerny: la CEAMA, segno di sinodalità per l’Amazzonia e per tutta la Chiesa
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Un “vero miracolo” e una risposta “all’appello del processo sinodale dell’Amazzonia a creare una rete di comunicazione ecclesiale panamazzonica” che unisca i diversi mezzi utilizzati dalle Chiese particolari e da altri organismi ecclesiali. Così il cardinale Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, nel suo intervento alla sessione inaugurale della prima assemble dei vescovi della CEAMA (Conferenza Ecclesiale dell’Amazzonia), a Bogotá, in Colombia, ha parlato della novità dell’organismo ecclesiale creato cinque anni fa. La sua creazione, ha detto, “rappresenta un nuovo ambito di sinodalità che la Chiesa latinoamericana offre a tutta la Chiesa”. L’incontro, aperto il 17, si chiuderà domani, 20 agosto.
Al servizio di una pastorale condivisa e inculturata
Si tratta, ha sottolineato il cardinale canadese di origine ceca, di un “germoglio” che è segno “di una brillante ricezione creativa latinoamericana del Concilio Vaticano II, dei Sinodi sull’Amazzonia (2019) e sulla Sinodalità (2023-2024)”, che “accogliendo la varietà e valorizzando la complementarità”, ci invita “a realizzare dinamiche comunicative proprie di una Chiesa sinodale”. Una nuova struttura che l’esortazione post-sinodale Querida Amazonia di Papa Francesco ha pensato come “una forma incarnata di portare avanti l’organizzazione ecclesiale” in una realtà locale. Come già avevano immaginato i vescovi latinoamericani ad Aparecida, nel 2007, la missione della CEAMA è stata definita “in relazione a una pastorale condivisa e inculturata da promuovere tra le diocesi amazzoniche”.
Una Chiesa non solo di ministeri ma anche di carismi
Per spiegare le novità dell’organismo, il cardinale Czerny ha analizzato le parole che ne compongono il nome. Quella innovativa, nel contesto delle istituzioni della Chiesa, è “ecclesiale”. Significa che “i suoi membri e partecipanti non sono soltanto vescovi, ma rappresentano tutte le vocazioni all’interno del Popolo di Dio: ordinati, consacrati, laici e ministeri come catechisti e lettori”. Possiamo dire, ha sottolineato il porporato, citando la costituzione conciliare Lumen Gentium, “che rappresenta una Chiesa non solo di ministeri, ma anche di carismi”. Infatti accanto alle 7 Conferenze Episcopali dei Paesi amazzonici, ne fanno parte, ha ricordato, anche organismi regionali come Caritas, CLAR e REPAM, rappresentanti dei popoli originari, esperti nominati dalla presidenza dell’organismo e dal Papa. In questo modo, la sua dimensione “ecclesiale e sinodale” concretizza il desiderio dei vescovi latinoamericani espressa ad Aparecida, quando affermarono che “i laici devono partecipare al discernimento, alla presa di decisioni, alla pianificazione e all’attuazione” della vita e della missione di tutta la Chiesa.
Una conferenza ecclesiale, che non è meno episcopale
Alla luce dell’ultimo Sinodo sulla sinodalità, ha proseguito Czerny, la CEAMA, “in quanto prima conferenza ecclesiale, non può essere meno episcopale di una conferenza ordinaria e tipica”. Quindi deve non solo mantenere il suo carattere episcopale, “ma rafforzarlo e maturarlo alla luce della sinodalità”, perché, come ha ricordato Papa Francesco nella Nota di accompagnamento al Documento finale della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, “la sinodalità è il quadro interpretativo più adeguato per comprendere il ministero gerarchico”.
Organismo anche "pastorale" e "territoriale"
La parola “Amazzonia”, infine, rappresenta una Chiesa locale che vive e agisce in spazi concreti, come villaggi, città, comunità. Per questo il cardinale ha invitato ad aggiungere due parole alla sigla: “pastorale” e “territoriale”. Così si può immaginare la CE(PT)AMA: la Conferenza Ecclesiale Pastorale Territoriale dell’Amazzonia. Parole che sono espressione di una fede che “non è neutra né astratta, ma inculturata: in e a partire dall’Amazzonia, essa si vive e si discerne oggi di fronte alle minacce e aggressioni alla vita che suscitano clamori dai popoli e dalla terra”. Dai quali “si avviano cammini di conversione, di comunione e di dialogo”.
Obiettivo della CEAMA: coordinare più che fare
Infine il cardinale Czerny ha ricordato che una conferenza come la CEAMA “non esiste primariamente per ‘fare, ma per coordinare, articolare e facilitare”. Obiettivo della riunione di Bogotá, che si chiude il 20 agosto, quindi, è che “le voci dei vescovi dell’Amazzonia siano accolte, ascoltate e considerate”, e che la CEAMA “ridefinisca il proprio cammino, rilanciando, accompagnando e aiutando le Chiese locali a vivere la loro missione”.
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