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Il Papa: il perdono non aspetta il pentimento, è dono gratuito che impedisce altro male

All’udienza generale, Leone XIV sviluppa la catechesi sul gesto di Gesù nei confronti di Giuda nell’ultima cena, sa che sta per essere tradito ma “porta avanti e a fondo il suo amore”, “lava i piedi, intinge il pane e lo porge”: la libertà dell’altro, anche quando si smarrisce nel male può ancora essere raggiunta dalla luce di un gesto mite

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

Amare fino alla fine: ecco la chiave per comprendere il cuore di Cristo. Un amore che non si arresta davanti al rifiuto, alla delusione, neppure all’ingratitudine.

È questo amore che genera il perdono, Gesù ce lo mostra “durante l’ultima cena”, quando “porge il boccone” a Giuda “che sta per tradirlo”. Il suo “non è solo un gesto di condivisione”, è anche “l’ultimo tentativo dell’amore di non arrendersi”, spiega all’udienza generale, Leone XIV. Proprio al perdono il Pontefice, nell’Aula Paolo VI, dedica la sua terza catechesi su “La Pasqua di Gesù”, nell’ambito del ciclo giubilare “Gesù Cristo nostra speranza”. Ma lo ascoltano anche centinaia di fedeli e pellegrini radunati nel cortile del Petriano e nella basilica di San Pietro. Leone li saluta terminato il momento nell'Aula. "Grazie per la pazienza!", dice, benedicendo i presenti, i loro cari, "i familiari, i bambini, i malati e i più anziani". E anche a quanti sono riuniti nella basilica vaticana rivolge, poi, alcune parole in spagnolo, evidenziando che "il perdono è un grande segno di amore, di amore autentico, e soprattutto dell'amore di Dio per tutti noi". Mentre in inglese esorta tutti ad imparare "a perdonare, perché perdonarci gli uni gli altri è costruire un ponte di pace" e sollecita: "Dobbiamo pregare per la pace che è così necessaria nel nostro mondo oggi, una pace che solo Gesù Cristo ci può donare".

Il vero perdono non aspetta il pentimento

Nella meditazione proposta, il Papa torna più volte su quel gesto di Gesù verso l’Iscariota, che mostra quel modo di portare avanti "e a fondo il suo amore”, perché Lui “vede con chiarezza” e fa il primo passo.

Ha compreso che la libertà dell’altro, anche quando si smarrisce nel male, può ancora essere raggiunta dalla luce di un gesto mite. Perché sa che il vero perdono non aspetta il pentimento, ma si offre per primo, come dono gratuito, ancor prima di essere accolto.

Gesù non permette che il male abbia l’ultima parola

Quando arriva l’ora più difficile, Gesù “non la subisce: la sceglie”, chiarisce il Papa, in pratica “riconosce il momento in cui il suo amore” sarà ferito dal “tradimento” e, anziché “ritrarsi”, “accusare”, “difendersi”, “continua ad amare: lava i piedi, intinge il pane e lo porge”. L’evangelista Giovanni racconta di Giuda che “Satana entrò in lui” dopo aver ricevuto da Gesù il pane. Un “passaggio” che “colpisce”, riconosce il Papa, “come se il male, fino a quel momento nascosto, si manifestasse dopo che l’amore ha mostrato il suo volto più disarmato”. Ma il gesto di Cristo “ci dice che Dio fa di tutto – proprio tutto – per raggiungerci, anche nell’ora in cui lo noi respingiamo”, sottolinea ancora Leone, e ci fa comprendere che il perdono “non è dimenticanza” né “debolezza”, bensì “capacità di lasciare libero l’altro, pur amandolo fino alla fine”.

L’amore di Gesù non nega la verità del dolore, ma non permette che il male sia l’ultima parola. Questo è il mistero che Gesù compie per noi, al quale anche noi, a volte, siamo chiamati a partecipare.

Continuare ad amare sempre

Oggi accade che tante “relazioni si spezzano”, diverse “storie si complicano” e molte “parole non dette restano sospese”, ma gli evangelisti ci indicano una strada nuova da intraprendere

Il Vangelo ci mostra che c’è sempre un modo per continuare ad amare, anche quando tutto sembra irrimediabilmente compromesso. Perdonare non significa negare il male, ma impedirgli di generare altro male. Non è dire che non è successo nulla, ma fare tutto il possibile perché non sia il rancore a decidere il futuro.

Un’altra via

E se Giuda porta a compimento il suo piano di tradimento, “Cristo rimane fedele fino alla fine, e così il suo amore è più forte dell’odio”.

Anche noi viviamo notti dolorose e faticose. Notti dell’anima, notti della delusione, notti in cui qualcuno ci ha ferito o tradito. In quei momenti, la tentazione è chiuderci, proteggerci, restituire il colpo. Ma il Signore ci mostra la speranza che esiste sempre un’altra via. Ci insegna che si può offrire un boccone anche a chi ci volta le spalle. Che si può rispondere con il silenzio della fiducia. E che si può andare avanti con dignità, senza rinunciare all’amore.

Il perdono libera chi lo dona

Da qui l’invito del Pontefice a chiedere “la grazia di saper perdonare, anche quando non ci sentiamo compresi, anche quando ci sentiamo abbandonati”.

Come ci insegna Gesù, amare significa lasciare l’altro libero — anche di tradire — senza mai smettere di credere che persino quella libertà, ferita e smarrita, possa essere strappata all’inganno delle tenebre e riconsegnata alla luce del bene. Quando la luce del perdono riesce a filtrare tra le crepe più profonde del cuore, capiamo che non è mai inutile. Anche se l’altro non lo accoglie, anche se sembra vano, il perdono libera chi lo dona: scioglie il risentimento, restituisce pace, ci riconsegna a noi stessi.

Insomma, il perdono di Cristo e quel suo “gesto semplice del pane offerto, mostra che ogni tradimento può diventare occasione di salvezza”, se scelto come spazio per un amore più grande”, conclude il Papa. Gesù “vince” il male “con il bene” “impedendogli di spegnere ciò che in noi è più vero: la capacità di amare”.

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20 agosto 2025, 11:03

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