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Leone XIV: la fatica nel vivere è la malattia del nostro tempo. Affrontiamo la realtà con Gesù

Gesù “non solo guarisce”, ma “risveglia anche dalla morte”, afferma il Papa nella catechesi dell'ultima udienza generale prima della pausa estiva. In un mondo spesso scoraggiato, il Pontefice esorta a credere nella potenza di Cristo che cambia le situazioni più difficili ed invita anche a rimanere vicino ai giovani

Isabella H. de Carvalho – Città del Vaticano

“Una malattia molto diffusa nel nostro tempo è la fatica di vivere: la realtà ci sembra troppo complessa, pesante, difficile da affrontare”, ma l’esistenza “va affrontata e insieme con Gesù possiamo farlo bene”. È un incoraggiamento ad avere fede nella potenza di Cristo quello di Papa Leone XIV nella catechesi pronunciata oggi, 25 giugno, durante l'udienza generale, sesta del suo pontificato e ultima prima della pausa estiva (le udienze riprenderanno poi mercoledì 30 luglio). Continuando il ciclo sulle guarigioni di Gesù come segno di speranza, il Papa osserva che spesso davanti alle tribolazioni della vita “ci spegniamo, ci addormentiamo, nell’illusione che al risveglio le cose saranno diverse” oppure “a volte poi ci sentiamo bloccati dal giudizio di coloro che pretendono di mettere etichette sugli altri”. E si sofferma su due episodi del Vangelo di Marco per mostrare come, entrando in relazione con Gesù e conoscendolo a fondo, si può trarre “una forza” che guarisce dalle ferite più profonde, sconvolge le situazioni più difficili e perfino risveglia le anime morte.

Il Papa all'udienza generale
Il Papa all'udienza generale   (@Vatican Media)

Le azioni di un padre e di una donna malata

“Si intrecciano due storie” nel Vangelo di Marco, “quella di una ragazza di dodici anni, che è a letto malata e sta per morire; e quella di una donna, che, proprio da dodici anni, ha perdite di sangue”, spiega Leone XIV. Protagonisti sono il padre della giovane e la donna emorroissa che operano e si muovono per cercare una soluzione alle loro difficoltà. Il primo “non rimane in casa a lamentarsi per la malattia della figlia, ma esce e chiede aiuto” e non usa la sua posizione di capo della sinagoga per passare davanti ad altri. “Non perde la pazienza e aspetta”, continua il Papa. L'emorroissa, invece, “con grande coraggio”, decide di cambiare la sua vita, nonostante “tutti continuavano a dirle di rimanere a distanza, di non farsi vedere” e “l’avevano condannata a rimanere nascosta e isolata”.

A volte anche noi possiamo essere vittime del giudizio degli altri, che pretendono di metterci addosso un abito che non è il nostro. E allora stiamo male e non riusciamo a venirne fuori.

Il Papa all'udienza generale
Il Papa all'udienza generale   (@Vatican Media)

L’atto di fede della donna

Entrambi questi personaggi si appoggiano alla loro fede in Gesù. L'uomo, quando “vengono a dirgli che sua figlia è morta ed è inutile disturbare il Maestro” continua “ad avere fede e a sperare”, sottolinea il Pontefice, aggiungendo, inoltre, che la donna “imbocca la via della salvezza quando germoglia in lei la fede che Gesù può guarirla”. Tanti nella folla toccavano Cristo, ma solo lei viene guarita nel momento in cui sfiora la sua veste, fa notare il Papa. “Dove sta la differenza?”, domanda. E risponde spiegando che “ogni volta che facciamo un atto di fede indirizzato a Gesù, si stabilisce un contatto con Lui e immediatamente esce da Lui la sua grazia”. Delle volte “non ce ne accorgiamo”, ma, chiarisce il Papa, “in modo segreto e reale la grazia ci raggiunge e da dentro piano piano trasforma la vita”.

Forse anche oggi tante persone si accostano a Gesù in modo superficiale, senza credere veramente nella sua potenza. Calpestiamo la superficie delle nostre chiese, ma forse il cuore è altrove! Questa donna, silenziosa e anonima, vince le sue paure, toccando il cuore di Gesù con le sue mani considerate impure a causa della malattia. Ed ecco che subito si sente guarita. Gesù le dice: “Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace”.

Il Papa saluta i fedeli all'udienza generale
Il Papa saluta i fedeli all'udienza generale   (@Vatican Media)

L’importanza di stare vicino ai giovani

Leone rammenta, poi, l'invito rivolto da Gesù al capo della sinagoga, quando questi scopre che la figlia è morta, a “non temere” e ad avere fede. Il Vangelo narra che Cristo, entrato successivamente nella stanza della giovane, dice: "Talità kum, ‘Fanciulla, alzati!’” e lei “si alza in piedi e si mette a camminare”. “Quel gesto di Gesù ci mostra che Lui non solo guarisce da ogni malattia, ma risveglia anche dalla morte”, rimarca il Papa, perchè “per Dio, che è Vita eterna, la morte del corpo è come un sonno”. Ma il Pontefice mette in guarda dalla “morte vera”, ovvero “quella dell’anima: di questa dobbiamo avere paura!”. E sottolinea, ancora, che il Maestro dice ai genitori di dare da mangiare alla bambina, dopo averla risuscitata, un “altro segno molto concreto della vicinanza di Gesù alla nostra umanità”. Tutto questo induce anche ad interrogarsi più profondamente su come parlare ai giovani di oggi, spesso i primi a sentirsi persi o scoraggiati dalla vita, fa notare il Papa.

Quando i nostri ragazzi sono in crisi e hanno bisogno di un nutrimento spirituale, sappiamo darglielo? E come possiamo se noi stessi non ci nutriamo del Vangelo? Cari fratelli e sorelle, nella vita ci sono momenti di delusione e di scoraggiamento, e c’è anche l’esperienza della morte. Impariamo da quella donna, da quel padre: andiamo da Gesù: Lui può guarirci, può farci rinascere

La folla in piazza San Pietro
La folla in piazza San Pietro   (@Vatican Media)

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25 giugno 2025, 10:30

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