Il Papa: giovani, rimboccatevi le maniche. Rispondete a Dio che vi chiama
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
Un mercato, gli operai, una vigna, il padrone: nella parabola che Leone XIV spiega ai fedeli all’udienza generale in piazza San Pietro ogni cosa ha un preciso significato. Il ciclo giubilare è ancora “Gesù Cristo Nostra Speranza” in cui, a proposito della vita del Maestro, vengono proposte catechesi sulle parabole narrate durante la sua predicazione. E questa mattina, 4 giugno, è su “Gli operai nella vigna” che il Papa si sofferma, dopo un ampio giro nell’emiciclo del Bernini fra 35 mila fedeli, che gli domandano benedizioni e gli offrono doni. Il Pontefice, sulla sua jeep bianca, non si sottrae alle richieste dei pellegrini e così pone le sue mani sul capo di alcuni bambini, firma una palla da baseball e per pochi istanti indossa uno zucchetto identico al suo, restituendolo, poi, a chi glielo aveva fatto consegnare.
Sul sagrato della Basilica vaticana, poi, Leone XIV, iniziando la catechesi, anticipa che la parabola degli operai nella vigna è “un racconto che nutre la nostra speranza”, prima di analizzare situazioni e significati che vi si celano. Speranza perché se è vero che talvolta non riusciamo “a trovare un senso per la nostra vita” e “ci sentiamo inutili, inadeguati, proprio come degli operai che aspettano sulla piazza del mercato, in attesa che qualcuno li prenda a lavorare”, se “il tempo passa, la vita scorre e non ci sentiamo riconosciuti o apprezzati”, o magari “non siamo arrivati in tempo, altri si sono presentati prima di noi, oppure le preoccupazioni ci hanno trattenuto altrove”, ad aprire nuovi orizzonti è il padrone della vigna, che esce varie volte per cercare chi possa lavorare nella sua terra, al mattino, nel cuore della giornata e anche nel tardo pomeriggio.
Il mercato è il luogo degli affari, dove purtroppo si compra e si vende anche l’affetto e la dignità, cercando di guadagnarci qualcosa. E quando non ci si sente apprezzati, riconosciuti, si rischia persino di svendersi al primo offerente. Il Signore ci ricorda invece che la nostra vita vale, e il suo desiderio è di aiutarci a scoprirlo.
Perciò non bisogna scoraggiarsi, insiste il Pontefice, che esorta “anche nei momenti bui della vita, quando il tempo passa senza darci le risposte che cerchiamo”, a chiedere a Dio “che ci raggiunga là dove lo stiamo aspettando”.
Un invito ai giovani
Nella parabola, dunque il padrone della vigna è Dio, che “esce più volte per andare a cercare chi aspetta di dare un senso alla sua vita”. Per il Papa uno spunto per rivolgersi più direttamente ai ragazzi di oggi.
Vorrei dire, specialmente ai giovani, di non aspettare, ma di rispondere con entusiasmo al Signore che ci chiama a lavorare nella sua vigna. Non rimandare, rimboccati le maniche, perché il Signore è generoso e non sarai deluso! Lavorando nella sua vigna, troverai una risposta a quella domanda profonda che porti dentro di te: che senso ha la mia vita?
Vale sempre la pena
La ricerca continua di operai, da parte del padrone della vigna, anche quando “non ci sarebbe più ragione di uscire ancora”, ci dice poi altro, ossia che “questo padrone instancabile” desidera “a tutti i costi dare valore alla vita di ciascuno di noi”, sottolinea Leone. E se pare che non abbia senso “prendere degli operai solo per l’ultima ora della giornata”, “andare a lavorare solo per un’ora”, tutto è da considerare diversamente
Anche quando ci sembra di poter fare poco nella vita, ne vale sempre la pena. C’è sempre la possibilità di trovare un senso, perché Dio ama la nostra vita.
Dio conosce la dignità di ogni uomo
Ma c’è un altro grande insegnamento nascosto nella parabola, da scorgere quando il padrone paga gli operai: un denaro ai primi operai, come concordato, e lo stesso agli altri.
Per Dio, è giusto che ognuno abbia ciò che è necessario per vivere. Lui ha chiamato i lavoratori personalmente, conosce la loro dignità e in base ad essa vuole pagarli.
Gesù non fa graduatorie
E invece “gli operai della prima ora rimangono delusi”, perché quanti hanno lavorato meno hanno ricevuto la loro stessa paga. “Non riescono a vedere la bellezza del gesto del padrone, che non è stato ingiusto, ma semplicemente generoso, non ha guardato solo al merito, ma anche al bisogno”, specifica il Papa.
Dio vuole dare a tutti il suo Regno, cioè la vita piena, eterna e felice. E così fa Gesù con noi: non fa graduatorie, a chi gli apre il cuore dona tutto Sé stesso.
La risposta di Sant’Agostino
La parabola potrebbe indurre il cristiano a “pensare perché cominciare a lavorare subito” e “di più” dato che “la remunerazione è la stessa”. Leone XIV ricorre allora a Sant’Agostino per raccomandare di non cadere in questa tentazione “Perché dunque ritardi a seguire chi ti chiama, mentre sei sicuro del compenso ma incerto del giorno? Bada di non togliere a te stesso, a causa del tuo differire, ciò ch’egli ti darà in base alla sua promessa”.
Difendere la dignità umana anche nell'ultima ora
Nei saluti rivolti ai pellegrini francesi, il Pontefice ricorda, poi, che il mondo “fatica a trovare un valore alla vita umana, anche nella sua ultima ora: lo Spirito del Signore - afferma - illumini le nostre menti, affinché sappiamo difendere la dignità intrinseca di ogni persona umana”. Il Pontefice esorta, inoltre, i fedeli polacchi a guardare ai santi e ai beati per rispondere alla chiamata del Signore, “tra di loro - aggiunge - vi è il beato Pier Giorgio Frassati", patrono dell’Incontro dei Giovani nei Campi di Lednica. “Non ci scoraggiamo! Anche nei momenti bui della vita, - ribadisce Papa Leone ai pellegrini di lingua araba - Dio viene sempre a incontrarci con amore e speranza”. Infine agli italiani, nel clima di preparazione alla solennità di Pentecoste, invita ad “essere sempre docili all'azione dello Spirito Santo, invocandone la luce e la forza”.
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