Il Papa ai nunzi: siate capaci di costruire relazioni, sempre dalla parte degli ultimi
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
“Siate uomini capaci di costruire relazioni” dove si fa più fatica, “siate sempre lo sguardo di Pietro” che sa di non avere “la soluzione a tutto” ma di avere “ciò che conta, cioè Cristo”, e può dare testimonianza del suo amore, “di quella carità che è pronta a tutto”. Papa Leone XIV delinea così la missione dei rappresentanti pontifici presso gli Stati e le Organizzazioni internazionali in tutto il mondo, incontrati questa mattina in Sala Clementina, dopo aver celebrato insieme ieri il Giubileo della Santa Sede e attraversato la Porta Santa, con l’impegno “ad essere coraggiosi testimoni di Cristo nostra speranza”.
Al servizio di popoli vittime di guerre e ingiustizie
Solo l’amore, chiarisce il Papa, rivolto ai 98 nunzi apostolici e a 5 osservatori permanenti presenti, “è degno di fede, di fronte al dolore degli innocenti, dei crocifissi di oggi”, che molti nunzi apostolici conoscono personalmente, “perché servite popoli vittime di guerre, di violenze, di ingiustizie, o anche di quel falso benessere che illude e delude”.
In comunione con il Papa e i vescovi locali
Prima di donare loro l’anello con incisa la frase Sub umbra Petri, che ben descrive il significato del loro servizio, Leone XIV invita i rappresentanti pontifici a sentirsi “sempre legati a Pietro, custoditi da Pietro, inviati da Pietro”.
Solo nell’obbedienza e nella comunione effettiva con il Papa il vostro ministero potrà essere efficace per l’edificazione della Chiesa, in comunione con i Vescovi locali.
Strumento di unità, al servizio della dignità della persona
Quindi chiede loro di avere sempre “uno sguardo benedicente, perché il ministero di Pietro è benedire, cioè saper vedere sempre il bene, anche quello nascosto, quello che è in minoranza”. E di sentirsi missionari, “inviati dal Papa per essere strumenti di comunione, di unità, al servizio della dignità della persona umana”, promuovendo “relazioni sincere e costruttive con le autorità con le quali sarete chiamati a cooperare”.
Il saluto del cardinale Parolin
Nel suo saluto iniziale, il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin ha ringraziato Leone XIV per aver voluto confermare l’incontro con i nunzi, già fissato da Papa Francesco, e di averne dato una scadenza triennale. E ricordato che nell’ ultima Assemblea plenaria del Dicastero per i Vescovi, come prefetto, il cardinale Prevost, aveva parlato dell’ “insostituibile collaborazione dei nunzi” con il Dicastero stesso. “Grazie per questa parola – ha concluso Parolin - perché sta a significare davvero l’importanza che Lei attribuisce a questa missione nella Chiesa”.
Il ruolo insostituibile per la selezione dei candidati vescovi
E nell'aprire il suo discorso, il Pontefice, risponde così, a braccio, alle parole di Parolin:
lo credo profondamente: il vostro ruolo, il vostro ministero è insostituibile.Tante cose non potrebbero darsi nella Chiesa se non fosse per il sacrificio, il lavoro e tutto quello che fate che permette che una dimensione tanto importante della grande missione della Chiesa vada avanti, che precisamente, in quel caso dove parlavo, della selezione di candidati per l’episcopato
Una diplomazia modello di fraternità umana e pace
Papa Leone chiarisce quindi che i nunzi apostolici sono, già con le loro persone, “un’immagine della Chiesa cattolica, perché non esiste in nessun Paese del mondo un Corpo diplomatico così universale come il nostro!”. Universale ma anche unito, “perché la vostra, la nostra comunione non è solo funzionale, né solo ideale, ma siamo uniti in Cristo e nella Chiesa”.
Una rete operativa che supporta il Papa nel suo servizio
Papa Leone XIV, che sta “muovendo i primi passi” nel ministero affidatogli dal Signore, esprime poi riconoscenza per il lavoro di chi lo aiuta a svolgere il suo servizio, come i rappresentanti pontifici. Ricorda che quando gli viene presentata la situazione della Chiesa in un Paese, può contare “sulla documentazione, sulle riflessioni, sulle sintesi preparate da voi e dai vostri collaboratori”. Perché la rete delle rappresentanze pontificie “è sempre attiva e operativa”, grazie alla “dedizione e all’organizzazione” ma ancora di più alle “motivazioni”, allo “stile pastorale” e allo “spirito di fede” animano i nunzi apostolici. E cita quanto scriveva san Paolo VI…
Mediante i suoi Rappresentanti, che risiedono presso le varie Nazioni, il Papa si rende partecipe della vita stessa dei suoi figli e, quasi inserendosi in essa, viene a conoscere, in modo più spedito e sicuro, le loro necessità e insieme le aspirazioni
Uomini capaci di costruire relazioni dove si fa più fatica
Per descrivere la missione dei nunzi in relazione al suo ministero, Leone XIV utilizza l’immagine biblica del racconto della guarigione dello storpio, negli Atti degli Apostoli. Come Pietro e gli apostoli, sottolinea, ancora oggi “la Chiesa incontra spesso uomini e donne che non hanno più gioie, che la società ha messo ai margini”. E se Pietro invita lo storpio a guardare verso di lui, lo fa per costruire una relazione. Perché “il ministero di Pietro è creare relazioni, ponti” e un rappresentante del Papa è anzitutto a servizio di questo guardare negli occhi.
Infatti Pietro dice di non avere “né oro né argento”, ma sa di avere ciò che conta, “cioè Cristo, il senso più profondo di ogni esistenza: 'Nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!'”. Perché “dare Cristo significa dare amore”, dare testimonianza di una carità “che è pronta a tutto”.
I “santi diplomatici” Giovanni XXIII e Paolo VI
L’invito finale del Pontefice è all’aspirazione alla santità seguendo l’esempio di santi “che sono stati nel servizio diplomatico della Santa Sede, come san Giovanni XXIII e san Paolo VI”. E sottolinea come il ruolo di Pietro sia “confermare nella fede”: anche i rappresentanti pontifici hanno bisogno di questa conferma “per diventarne messaggeri, segni visibili in ogni parte del mondo”.
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