“I giovani, la mia speranza”: le parole di Borsellino alla prova di maturità
Amedeo Lomonaco - Città del Vaticano
Tra le tracce della prova scritta d'italiano per la maturità di quest'anno c’è anche l’invito a riflettere su un testo del giudice Paolo Borsellino, intitolato “I giovani, la mia speranza” e pubblicato nel 1992, lo stesso anno in cui il magistrato e cinque agenti della scorta - Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina - persero la vita in seguito alla deflagrazione di una autobomba, fatta esplodere dalla mafia.
"I giovani mi fanno essere ottimista"
Il testo di Borsellino “I giovani, la mia speranza”, al centro della prova di maturità, è stato pubblicato dal periodico “Epoca” il 14 ottobre del 1992, tre mesi dopo la strage di via d’Amelio a Palermo. Le parole del giudice siciliano esortano a riflettere sull'importanza della cultura della legalità da portare ai giovani come deterrente, a lungo termine, per la proliferazione della logica mafiosa. “I ragazzi di oggi - si legge in questo testo di Paolo Borsellino - sono perfettamente coscienti del gravissimo problema col quale noi conviviamo. E questa è la ragione per la quale, allorché mi si domanda qual è il mio atteggiamento, se cioè ci sono motivi di speranza nei confronti del futuro, io mi dichiaro sempre ottimista”. “E mi dichiaro ottimista - ha scritto il magistrato siciliano - nonostante gli esiti giudiziari tutto sommato non soddisfacenti del grosso lavoro che si è fatto. E mi dichiaro ottimista anche se so che oggi la mafia è estremamente potente, perché sono convinto che uno dei maggiori punti di forza dell’organizzazione mafiosa è il consenso. È il consenso che circonda queste organizzazioni che le contraddistingue da qualsiasi altra organizzazione criminale”. “Se i giovani - si legge ancora nel testo di Paolo Borsellino - oggi cominciano a crescere e a diventare adulti, non trovando naturale dare alla mafia questo consenso e ritenere che con essa si possa vivere, certo non vinceremo tra due-tre anni. Ma credo che, se questo atteggiamento dei giovani viene alimentato e incoraggiato, non sarà possibile per le organizzazioni mafiose, quando saranno questi giovani a regolare la società, trovare quel consenso che purtroppo la mia generazione diede e dà in misura notevolissima. È questo mi fa essere ottimista"
Il ringraziamento dei figli di Borsellino alla scuola
Paolo Borsellino riponeva dunque grande fiducia nei giovani. “Nutriva una enorme speranza nelle future generazioni e abbiamo sempre pensato - sottolineano i figli del magistrato siciliano ringraziando la scuola italiana per il tributo - che a reggere i suoi sforzi vi fosse il senso di una prospettiva alta di un cambiamento in meglio della nostra società civile”. “Nella sua famosa frase ‘se la gioventù le negherà il consenso, anche l'onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo’ è condensata tutta la speranza che la sua attività di magistrato impegnato sul fronte antimafia potesse incidere sulle coscienze di tutti i cittadini, all'interno di un percorso segnato dal sacrificio di tantissime magnifiche vite umane. Resta in noi oggi - aggiungono - la consapevolezza che attraverso l'odierno riconoscimento e tributo, il sacrificio di nostro padre è come un seme che sta dando i suoi frutti. Il percorso è ancora lungo ma siamo sulla buona strada”. “Nella sua ultima lettera - aggiunge il fratello Salvatore - scrisse che i giovani avrebbero avuto più forza di noi. Ma a scuola si parla troppo poco di mafia”.
Leone XIV: il mondo guarda ai giovani
Sono i giovani la vera speranza per un futuro nuovo della famiglia umana. Papa Leone XIV lo ricorda nel rivolto il 14 giugno del 2025 ai giovani di Chicago e del mondo intero: “Siete la promessa di speranza per molti di noi. Il mondo guarda a voi mentre voi vi guardate attorno e dite: abbiamo bisogno di voi, vi vogliamo con noi per condividere con voi questa missione - come Chiesa e nella società - di annunciare un messaggio di vera speranza e di promuovere pace, di promuovere l’armonia tra tutti i popoli. Dobbiamo guardare al di là dei nostri - se così possiamo definirli - modi egoistici. Dobbiamo cercare modi per unirci e promuovere un messaggio di speranza. Sant’Agostino ci dice che se vogliamo che il mondo sia un posto migliore, dobbiamo iniziare da noi stessi, dobbiamo iniziare dalla nostra vita, dal nostro cuore”. Il mondo ha bisogno dei giovani, soprattutto in questo tempo lacerato da guerre e violenze, per diffondere la pace, per arginare il linguaggio dell’odio e togliere consenso alla cultura mafiosa. E per vivere in modo autentico, con lo sguardo genuino delle nuove generazioni, l’Anno Santo, il Giubileo della speranza. Vedendo nei giovani segni e promesse di speranza si può allora davvero essere ottimisti.
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