Il Papa ai giovani: siete promessa di speranza, luce sempre più luminosa nell'unità
Edoardo Giribaldi – Città del Vaticano
Frammenti di luce, difficili da “scorgere” all’orizzonte. Eppure, scintille che crescendo nell’unità si trasformano in sorgente “sempre più luminosa” e uniforme. Come stelle nel cielo, Papa Leone XIV dipinge i giovani, profezia già compiuta di “speranza”, a cui il mondo guarda, mentre loro stessi si interrogano, si guardano “attorno” tra momenti di “ansia” e “isolamento”.
È questo il cuore del videomessaggio, in inglese, che il Pontefice invia in occasione della celebrazione organizzata dall’arcidiocesi di Chicago, sua città natale, oggi, 14 giugno, per omaggiare la sua elezione a successore di Pietro. Un evento di preghiera e musica, ospitato in una location tutt’altro che casuale: il Guaranteed Rate Field, stadio dei Chicago White Sox, — squadra di baseball di cui Leone XIV è tifoso, e il cui cappellino ha indossato durante l’ultima udienza generale di mercoledì 11 giugno.
La Trinità, modello dell’amore di Dio
Il messaggio si snoda a partire dalla Santissima Trinità, la cui solennità si celebra domenica: “E' il modello dell’amore di Dio per noi”, afferma il Papa.
Tre persone in un solo Dio vivono unite nella profondità dell’amore, in comunità, condividendo quella comunione con tutti noi.
A questa dimensione, Leone XIV invita a ispirarsi in ogni ambito della vita quotidiana.
Tra isolamento e turbolenze, “Dio vi sta cercando”
Il Pontefice riconosce le ferite che i giovani portano nel cuore, soprattutto dopo l’esperienza della pandemia: isolamento, instabilità familiari, incertezze globali. Situazioni che possono allontanare dal cammino della fede, ma non dalla presenza di Dio.
In molti modi diversi, Dio vi sta cercando, vi sta chiamando, vi sta invitando a conoscere suo Figlio Gesù Cristo, attraverso le Scritture, forse attraverso un amico o un parente…, un nonno o una nonna, che potrebbe essere una persona di fede. A scoprire quanto è importante per ognuno di noi prestare attenzione alla presenza di Dio nel nostro cuore, a quel desiderio di amore nella nostra vita, per cercare, per cercare veramente, e per trovare i modi in cui possiamo fare qualcosa con la nostra vita per servire gli altri.
Nell’amicizia, “il vero significato della vita”
Leone XIV non ignora i momenti di ansia, solitudine, depressione o tristezza che segnano l’esistenza. Ma proprio questi stati d’animo possono essere superati aprendosi all’altro, vivendo il servizio, ritrovando il “vero significato della vita” nell’amicizia e nella comunità.
Scoprire che l’amore di Dio è veramente capace di guarire, che porta speranza, e che in realtà, ritrovandoci come amici, come fratelli e sorelle, in una comunità, in una parrocchia, in un’esperienza di vita vissuta insieme nella fede, possiamo scoprire che la grazia del Signore, l’amore di Dio, può veramente guarirci, può darci la forza di cui abbiamo bisogno, può essere la fonte di quella speranza di cui tutti abbiamo bisogno nella nostra vita. Condividere questo messaggio di speranza gli uni con gli altri - sensibilizzando, servendo, cercando modi per rendere il nostro mondo un posto migliore - dà la vera vita a tutti noi ed è un segno di speranza per il mondo intero.
“Vi vogliamo con noi”
E proprio mentre i giovani si guardano “attorno” in cerca del loro posto nel mondo, risuona una chiamata: “Abbiamo bisogno di voi, vi vogliamo con noi”. Per portare a compimento una missione che va oltre i confini ecclesiali, che riguarda la società tutta: annunciare un messaggio autentico di speranza, promuovere pace e armonia fra i popoli.
“Fari di speranza”
Contro ogni forma di egoismo e chiusura, Leone XIV invita a cercare strade di unità per diffondere il messaggio della speranza. Una risposta, come spesso accade, il Papa la trova negli scritti di sant’Agostino: “Se vogliamo che il mondo sia un posto migliore, dobbiamo iniziare da noi stessi, dobbiamo iniziare dalla nostra vita, dal nostro cuore”. Così ognuno può diventare un “faro di speranza” per gli altri.
Quella luce, che forse all’orizzonte non è facile scorgere; eppure, man mano che cresciamo nella nostra unità, ma mano che ci riuniamo in comunione, scopriamo che quella luce diventa sempre più luminosa. Quella luce che, in realtà, è la nostra fede in Gesù Cristo. E noi possiamo diventare quel messaggio di speranza, per promuovere pace e unità nel mondo intero.
Non estinguere il fuoco, o anestetizzare le tensioni
Leone XIV riconosce le inquietudini abitanti il cuore “che non ha posa” dell’uomo contemporaneo.
Questa inquietudine non è una cosa negativa, e noi non dovremmo cercare modi per estinguere il fuoco, per eliminare o addirittura anestetizzarci alle tensioni che sentiamo, alle difficoltà che sperimentiamo. Dovremmo piuttosto entrare in contatto con il nostro cuore e riconoscere che Dio può operare nella nostra vita, mediante la nostra vita e, attraverso di noi, raggiungere altre persone.
“Quanta speranza c’è nel mondo”
Nella riunione di persone convenute per “celebrare la propria fede”, il Papa stesso riconosce “quanta speranza c’è nel mondo”. La stessa che, come afferma san Paolo, “non delude”.
In questo Anno giubilare della speranza, Cristo, che è la nostra speranza, chiama davvero tutti noi a riunirci, affinché possiamo essere un vero esempio vivente: la luce di speranza nel mondo di oggi.
Prendersi un istante
In un mondo che corre, Leone XIV chiede di fermarsi, anche solo un istante, per aprire il cuore “a Dio, all’amore di Dio, a quella pace che solo il Signore può donarci”.
A sentire quanto è profondamente bello, quanto è forte, quanto è significativo l’amore di Dio nella nostra vita. E a riconoscere che, sebbene non facciamo nulla per meritarci l’amore di Dio, Dio, nella sua generosità, continua a riversare il suo amore su di noi. E mentre ci dona il suo amore, ci chiede soltanto di essere generosi e di condividere con gli altri ciò che ci ha donato.
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