Gaza, padre Romanelli: una benedizione la telefonata con il Papa, preghiamo per la pace
Salvatore Cernuzio e Francesca Sabatinelli - Città del Vaticano
“Ciao, cari fratelli, spero che stiate bene. Noi stiamo bene, nonostante la terribile situazione in tutta la Striscia di Gaza. Ieri abbiamo avuto una grande gioia. Non è la prima volta, ma ha chiamato il Papa...”. Inizia con queste parole il video di padre Gabriel Romanelli, parroco della Sacra Famiglia di Gaza, condiviso con i media vaticani all’indomani delle dichiarazioni di Papa Leone XIV, all’uscita dalla sua residenza a Castel Gandolfo, in cui riferiva di aver provato a contattare il sacerdote argentino. “Ho cercato di chiamare adesso il parroco, non ho notizie”, diceva il Pontefice. “Stavano bene certamente, però dopo questo nuovo ordine non sono sicuro”. Il riferimento era all’ordine immediato di evacuazione da parte di Israele ai residenti di Gaza City in vista di un’escalation delle operazioni militari.
La telefonata con il Papa
In serata, tramite i suoi canali social, lo stesso padre Romanelli faceva sapere che il Papa “ha potuto comunicare con noi”. “Ci ha chiesto come stavamo e com’era la situazione. Ci ha inviato la sua benedizione e ha pregato per noi e per la pace”, comunicava il parroco. Nel filmato diffuso in giornata Romanelli conferma che “nel momento in cui (il Papa, ndr) ha chiamato non ho potuto rispondere. Eravamo impegnati in una lunga celebrazione liturgica che abbiamo fatto in chiesa, molto bella… poi sono stato in contatto con lui”.
“Non è la prima volta e lui segue sempre da vicino tutta la situazione ed è molto impegnato nella fine di questa guerra, nel lavorare e pregare per la pace. Quindi manda la sua benedizione a tutti, a tutta la Striscia di Gaza, a tutta la comunità parrocchiale”, spiega il sacerdote. “È una gioia enorme essere in contatto con il Santo Padre, con Papa Leone. Voleva sapere come stiamo. Beh, gli abbiamo detto che stiamo bene, che la situazione continua ad essere difficile”.
Accanto alla gente
Quanto alla situazione nella parrocchia della Sacra Famiglia, colpita da un attacco israeliano lo scorso luglio, il parroco riferisce: “Noi continuiamo a stare qui nella parrocchia con le persone di cui ci prendiamo cura. Ci sono circa 450 rifugiati, come sapete. Un numero considerevole di anziani, di malati, di bambini. E poi ci sono le famiglie che vivono qui. In altre parti della città di Gaza ci sono persone che si stanno spostando verso sud”.
“La maggior parte della popolazione non vuole andarsene”, conferma padre Gabriel. “Molti dicono la stessa cosa che abbiamo sentito fin dall'inizio della guerra. Ovunque c'è pericolo, ci sono bombardamenti, pericolo reale, c'è morte, bombardamenti, feriti, distruzione”. Tuttavia, in tanti vogliono continuare a vivere in città. “Noi continuiamo con le attività quotidiane, che è quello che si può fare. Abbiamo potuto aiutare molte famiglie”.
Un matrimonio e una nuova nascita
Romanelli racconta dettagli sulla celebrazione di ieri: “Una Messa lunga e solenne, durante la quale una coppia di fedeli della comunità cattolica ha contratto un santo matrimonio. Quindi una grande gioia”. Oggi “un'altra grande gioia”, con la nascita “in mezzo a tanto dolore”, di un bambino di nome Marcos tra i rifugiati. “Quindi Dio ci benedice sempre. E in questi momenti così difficili continua a benedirci e a mostrarci la sua vicinanza e la sua benedizione”, afferma padre Gabriel.
In preghiera per la pace
“Continuiamo a pregare per la pace”, è il suo invito. “Come vedrete dai notiziari, tutto il Medio Oriente è sottosopra. E siamo convinti che la fine di questa guerra porterà un po' più di serenità, anche se non è sinonimo di pace, a tutta la regione e a gran parte del mondo. Continuiamo a pregare Dio affinché ci conceda il miracolo della pace per intercessione della Santissima Vergine”.
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