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Monsignor Pierre Cibambo, presidente di Caritas Africa Monsignor Pierre Cibambo, presidente di Caritas Africa

Darfur, Chiesa locale sempre più vulnerabile nella crisi dimenticata del Sudan

La denuncia ai media vaticani del presidente di Caritas Africa, monsignor Pierre Cibambo: la tragica situazione in corso nel Paese indebolisce sempre più la diocesi di El Obeid

Paul Samasumo – Città del Vaticano

All'inizio di questo mese, Papa Leone XIV ha lanciato un appello accorato a favore del Sudan. Ha chiesto la fine della guerra civile, esortando la comunità internazionale a fare di più per sostenere il Paese, colpito da una carestia diffusa, epidemie di colera e una devastante frana nella regione del Darfur. Il Papa ha sottolineato la necessità di corridoi umanitari e di risposte internazionali coordinate per affrontare la crisi.

Darfur: una crisi dimenticata

Monsignor Pierre Cibambo, presidente di Caritas Africa, descrive il conflitto in Sudan, in particolare nel Darfur, come una crisi dimenticata. "Devo dire – spiega ai media vaticani – che ciò che ha detto il Santo Padre è molto appropriato. Le sue parole mirano ad attirare l'attenzione mondiale, perché la crisi nel Darfur può essere descritta come una crisi dimenticata. È dimenticata perché non si sta facendo molto per alleviare le sofferenze di queste persone. Caritas Internationalis, in collaborazione con ACT Alliance, una coalizione globale di organizzazioni religiose protestanti, sta cercando di alleviare le sofferenze. “Abbiamo raccolto alcuni fondi che possono essere d'aiuto – spiega ancora Cibambo – ma permangono difficoltà operative, in particolare problemi di accesso dovuti a questioni di sicurezza",

El-Obeid, capitale dello Stato del Kordofan settentrionale, funge da snodo strategico che collega Khartoum al Darfur. Secondo le statistiche del 2023, la diocesi di El Obeid copre quasi 14 milioni di persone, di cui solo lo 0,8% circa si identifica come cattolico. Secondo monsignor Cibambo, ovunque si verifichi una crisi, la Caritas collabora sempre con i partner locali. Tuttavia, la capacità della diocesi di El Obeid è molto limitata e la Chiesa locale di El Obeid è “estremamente vulnerabile” e fatica a operare in circostanze difficili. Monsignor Cibambo spiega inoltre che sono in corso piani per un viaggio di monsignor Yunan Tombe Trille Kuku, vescovo di El Obeid, a Ginevra, dove si rivolgerà ad alcune agenzie delle Nazioni Unite e organizzazioni umanitarie. Questo sforzo mira a mettere in luce le urgenti necessità del Darfur e di tutto il Sudan.

La frana a Tarasin
La frana a Tarasin   (AFP or licensors)

La Chiesa in prima linea

Le ostilità contro i gruppi minoritari negli Stati sudanesi del Darfur e del Kordofan sono in corso e sono state documentate. Le Forze di Supporto Rapido (RSF) e le Forze Armate Sudanesi (SAF) sono state coinvolte in violenze diffuse, sfollamenti e violazioni dei diritti umani. Organismi internazionali come l'ONU e la Corte Penale Internazionale, hanno condannato gli attacchi deliberati contro i civili, citando violenze sessuali sistematiche, persecuzioni etniche e ostacoli agli aiuti umanitari. “Perché la Chiesa locale nel Darfur è vulnerabile? Perché si trova in prima linea”, aggiunge Cibambo. “I suoi membri vivono lì. Muoiono lì. E a volte nessuno se ne accorge nemmeno. Questa realtà è davvero drammatica”.

Un Paese in rovina

Nel sottolineare l'importanza dell'accesso alle aree che necessitano di assistenza umanitaria, monsignor Cibambo osserva che l'intero Paese del Sudan è in crisi, non solo il Darfur. Da quando nell'aprile 2023 è scoppiata la guerra civile tra i due generali dell'esercito nazionale sudanese e i loro ex alleati, le Forze di sostegno rapido (RSF), vaste aree del Paese sono state ridotte in rovina.

“Stiamo parlando del Darfur, ma la crisi colpisce tutto il Sudan”, conclude il presidente di Caritas. “A Khartoum, ad esempio, non è rimasto quasi nulla: non ci sono servizi sanitari funzionanti, elettricità o infrastrutture di base. La gente vive nella miseria. Questa situazione sottolinea l'urgente necessità di pace, e noi crediamo che la pace sia ancora possibile”.

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12 settembre 2025, 14:57