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Pio Eugenio, nato nella stanza del Papa a Castel Gandolfo: "Il mio nome per Pacelli"

Presente alla cerimonia d'inaugurazione del Borgo Laudato si' anche uno dei bambini venuti alla luce durante la Seconda Guerra mondiale nella proprietà pontificia, che Pio XII fece aprire agli sfollati durante i bombardamenti. Assieme a suo fratello erano gli unici gemelli degli oltre trenta neonati partoriti in quella circostanza

Eugenio Murrali - Città del Vaticano

Ha sguardo e voce gentile Pio Eugenio Zevini e quasi un riserbo antico nel raccontare la sua storia. Ci aspetta a Piazza Pia, ad Albano Laziale, vicino a uno degli ingressi del Borgo Laudato si', soglia che nel pomeriggio ha varcato per partecipare alla cerimonia di inaugurazione presieduta da Papa Leone XIV.  Lui è uno degli oltre trenta bambini che nacquero nel Palazzo Papale di Castel Gandolfo. Era il 1944, i Castelli Romani sono sotto i bombardamenti americani, che tallonano i nazisti, ma a spesso fanno anche terra bruciata, costringendo la popolazione civile a spostarsi.

Pio XII fa aprire le porte   

Informato della grave situazione, delle molte famiglie rimaste senza una casa, Papa Pacelli ordina da Roma che le porte del Palazzo e dei giardini di Castel Gandolfo vengano aperte a queste persone in difficoltà. Quasi 12 mila sfollati sono così ospitati per sei mesi nel Palazzo. A chi entra non sono chiesti i documenti o il certificato di battesimo, ma tutti sono accolti. Nella grande folla ci sono anche i coniugi Zevini, lui operaio, lei casalinga. Hanno già tre figlie femmine. Mamma Zevini è incinta.

I gemelli Zevini

Le partorienti vivono il travaglio nella stanza del Papa, fornita di riscaldamento e di acqua. Il primo marzo 1944 nascono i gemelli Zevini. I genitori decidono di chiamarli Pio ed Eugenio, come atto riconoscenza verso Pio XII. A molti tra i bambini nati in quei mesi a Castel Gandolfo saranno dati quei nomi per la stessa ragione. Pio Eugenio racconta il suo caso particolare: "Ci avevano chiamato Pio ed Eugenio. Uno dei due aveva un braccialetto che è andato perduto. Non potevano più distinguerci, allora hanno deciso di chiamarci uno Pio Eugenio e l'altro Eugenio Pio". Sono passati oltre ottant'anni e la sensazione è intensa: "È una forte emozione ogni volta che torno a visitare questi luoghi".

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05 settembre 2025, 17:45