Chica Arellano: al centro la persona affinché il diritto al cibo sia concreto
Vatican News
«Il diritto al cibo sarà una realtà concreta se, oltre ogni slogan, metteremo ogni persona al centro delle nostre strategie e delle nostre azioni». È quanto affermato da monsignor Fernando Chica Arellano, Osservatore permanente della Santa Sede presso la Fao, l’Ifad e il Pam, intervenuto ieri, venerdì 12 settembre, alla Tavola rotonda di alto livello sulla trasformazione dei sistemi alimentari, nell’ambito della terza edizione del World Meeting on Human Fraternity a Roma. «Di fronte al grave paradosso che stiamo vivendo, vale a dire la sussistenza di una minaccia globale provocata dalla fame e l’incoerente aumento dell’investimento in armi che uccidono piuttosto che in cibo che nutre — ha detto — urgono iniziative concrete, incisive ed avvedute che diano risultati positivi nel lungo periodo».
Zone critiche della fame
A distanza di soli 5 anni dall’Obiettivo Fame Zero del 2030, «è necessaria una collaborazione leale e solidale tra attori pubblici e privati». La mancanza di un’alimentazione adeguata in alcuni contesti si trasforma, infatti, in assenza di un’alimentazione minima per la sopravvivenza, come dimostrato dalle ultime statistiche della Fao e del Pam, che sono state pubblicate nel Rapporto semestrale sulle zone critiche della fame lo scorso giugno. La pubblicazione ha segnalato cinque zone critiche del mondo: Sudan, Palestina, Sud Sudan, Haiti e Mali, «rischiano di soffrire la fame estrema fino all’inedia», ha affermato monsignor Chica Arellano. Allo stesso tempo, si assiste a un deterioramento progressivo dei conflitti in diversi territori come Ucraina, Gaza, Myanmar, Yemen, Siria e Sud Sudan, terre martoriate per la cui pace Papa Leone XIV ha rivolto accorati appelli.
La fraternità unico elemento irriducibile
«Non dobbiamo, però, arrenderci all’idea che la guerra sia ineluttabile né possiamo rimanere indifferenti di fronte a quanti soffrono la fame», ha aggiunto il rappresentante della Santa Sede.Bisogna invece lavorare per «fare in modo che nel mondo ogni essere umano possa godere di un’alimentazione adeguata». Il problema della fame, va ricordato, «non è affatto la mancanza di una produzione sufficiente, quanto la disuguaglianza e altri ostacoli sistemici all’accesso a un’alimentazione di qualità». In un quadro di policrisi come quello attuale, dove la Chiesa si sforza quotidianamente di «fornire chiavi interpretative che pongano in dialogo scienza e coscienza», «non è possibile separare la riflessione sulla tecnologia da quella sull’umanità», ha osservato monsignor Chica Arellano. Nell’era dell’intelligenza artificiale dove tutto sembra riducibile a dati, ha concluso il rappresentante pontificio, «la fraternità è l’unico elemento irriducibile e ineguagliabile. E allora, forse, la vera innovazione odierna non è una tecnologia ma una virtù».
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