Grech: Maria, modello di Chiesa sinodale nell'apertura senza condizioni allo Spirito
Edoardo Giribaldi – Città del Vaticano
Guardare al Sinodo attraverso ambiti “meno esplorati”. Ripensarlo con gli occhi di Maria, per radicarlo sempre più nella missione della Chiesa. La madre di Gesù è vincolo di unità e riflette le “qualità fondamentali per una sinodalità autentica”: ascolto, preghiera, dialogo, discernimento, obbedienza, umiltà e servizio. Una figura capace di dare respiro anche alla dimensione ecumenica della comunità ecclesiale e, non da ultimo, alla questione della partecipazione delle donne nella vita della Chiesa. Tutto questo perché Maria è, innanzitutto, esempio di "apertura incondizionata" allo Spirito e, come ricorda il della più recente Assemblea dei Vescovi, “non si potrà fermare" quello che da Egli proviene.
Sono questi i punti centrali dell’intervento del cardinale Mario Grech, segretario generale della Segreteria Generale del Sinodo, pronunciato oggi, 4 settembre, alla Pontificia Università Antonianum, in occasione del 26.mo Congresso Mariologico Mariano Internazionale (3-6 settembre).
I riferimenti del Sinodo a Maria
“Molto è stato scritto sulla sinodalità e sulla Chiesa sinodale e missionaria”, ha dichiarato il porporato, evidenziando la necessità di “ripensare” la vita ecclesiale attraverso ambiti “meno esplorati”. Tra questi, la dimensione mariana. Nel Documento finale, ha ricordato Grech, sono presenti quattro riferimenti alla madre di Gesù: “non pochi, se si pensa che la finalità principale non era certo quella di approfondire la dimensione mariana della Chiesa”.
Unità oltre le contrapposizioni
Il primo, al capitolo 17, afferma che “incorporati in questo Popolo per la fede e il Battesimo, siamo sostenuti e accompagnati dalla Vergine Maria, segno di sicura speranza e di consolazione”. L’identità della Chiesa si radica dunque nel sacramento di unità, oltre le “contrapposizioni” dei suoi membri. In questo senso, la Vergine rappresenta “la perfezione” a cui la comunità ecclesiale è destinata.
La dimensione sinodale nel Vangelo
Il secondo richiamo, al numero 28, presenta Maria come “figura della Chiesa sinodale, missionaria e misericordiosa”. La comunità ecclesiale, ha spiegato Grech, è chiamata a riconoscere in lei le qualità essenziali di una sinodalità autentica: ascolto, preghiera, dialogo, discernimento, obbedienza, umiltà e servizio. Diversi episodi evangelici illustrano tali atteggiamenti. Nell’Annunciazione emerge il “libero consenso” scaturito dall’ascolto; nella Visitazione si manifestano dinamiche genuine di incontro e condivisione; alle nozze di Cana, Maria percepisce e discerne i bisogni della comunità, mostrando “piena fiducia nell’intervento di Gesù”; ai piedi della Croce, infine, resta “fedele fino in fondo al cammino del Figlio che ricompone la comunione tra l’uomo e Dio”.
"Colei che guida il cammino"
Le due ultime menzioni, alle sezioni 60 e 155, ricordano rispettivamente la presenza di Maria nel Cenacolo, a Pentecoste, e il suo titolo di odigitria, “colei che indica e guida il cammino”. Ne emerge, ha osservato il cardinale, che “una Chiesa sinodale è una Chiesa della Pentecoste, costantemente in ascolto dello Spirito Santo”.
La Vergine in "relazione costitutiva" con la Chiesa
Il legame tra Maria e la Chiesa sinodale si innesta nel solco del Concilio Vaticano II e della costituzione dogmatica . Uno dei passaggi decisivi, ha ricordato Grech, fu la scelta dei padri conciliari di dedicare un intero capitolo a Maria, come ottavo e ultimo della costituzione. Si superava così la cosiddetta “teologia dei privilegi”, che nel corso del secondo millennio “aveva esaltato la singolarità eminente di Maria, per ristabilire invece il suo legame con il mistero di Cristo e della Chiesa”. Una “lezione” che, secondo Grech, “è ancora lontana dall’essere pienamente recepita”, poiché manca spesso una comprensione matura del rapporto tra Maria e la Chiesa, capace di collocare la figura della Vergine in “relazione costitutiva” con le diverse dimensioni della vita ecclesiale.
Una "Chiesa dell'ascolto"
Tra questi ambiti, il porporato ha sottolineato in particolare quello dell’ascolto. Papa Francesco che la Chiesa sinodale è “una Chiesa dell’ascolto”. Quello di Maria, ha osservato Grech, si fonda su un “profondo silenzio interiore”, spazio privilegiato per accogliere il dono dello Spirito.
Maria, esempio missionario e di ecumenismo
Accanto a questa, meno esplorate sono altre due dimensioni. Quella missionaria, poiché non esiste senza la preghiera incessante: “il primo evangelizzatore nella Chiesa è lo Spirito Santo”, che sostiene e sospinge l’annuncio. E quella ecumenica: il titolo di Maria “madre della Chiesa” rafforza la pari dignità di tutti i battezzati e ricorda che “il titolo più grande di appartenenza alla Chiesa è l’essere figlio”.
"Non si potrà fermare quello che viene dallo Spirito"
In conclusione, il cardinale Grech ha collegato la figura della Vergine al tema della partecipazione femminile nella vita ecclesiale, “emerso con forza dal processo sinodale”. Il Documento finale afferma infatti che “uomini e donne godono di pari dignità nel Popolo di Dio”, pur riconoscendo come le donne incontrino ancora ostacoli nel vedere pienamente valorizzati i propri carismi e ruoli. E ha aggiunto una citazione "particolarmente significativa": “Non ci sono ragioni che impediscano alle donne di assumere ruoli di guida nella Chiesa: non si potrà fermare quello che viene dallo Spirito Santo”. Da qui, secondo Grech, la necessità di un ascolto autentico – carisma mariano – capace di liberare la Chiesa sia “da visioni riduttive di ostinata chiusura”, sia da quelle di “apertura sconsiderata”. In definitiva, ha concluso, “decidere se e in quale misura aprire o chiudere non dipende da noi, ma dallo Spirito che guida la Chiesa verso la verità e la conduce a maturare un consenso vero anche sul tema della pari dignità nella Chiesa”.
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