Roma, al via il 26.mo Congresso Mariologico Mariano Internazionale
Antonio Tarallo – Città del Vaticano
È stata fitta e piena di spunti di riflessione la prima giornata — che si è svolta nel pomeriggio di ieri, 3 settembre, a Roma, presso l’Auditorium Antonianum — del XXVI Congresso Mariologico Mariano Internazionale, promosso dalla Pontificia Academia Mariana Internationalis (PAMI). Interventi e visioni che hanno dato il via all’importante incontro che vede coinvolti — fino al 6 settembre prossimo — circa 600 studiosi di mariologia, provenienti dai quattro continenti, impegnati a discutere sul tema Giubileo e Sinodalità: una Chiesa dal volto e dalla prassi mariana. Ieri, oltre ai saluti di padre Massimo Fusarelli, ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori e di padre Agustin Hernandez, rettore magnifico della Pontificia Università Antonianum, sono intervenuti don Antonio Escudero, presidente dell’Associazione Mariologica Interdisciplinare Italiana, il cardinal Rolandas Makrickas, arciprete della basilica di Santa Maria Maggiore, e il presidente della Pami, padre Stefano Cecchin.
Il volto mariano della Chiesa
Questo congresso vuole sottolineare quanto la Chiesa viva di un «volto mariano» perché «il volto di Gesù è il volto di Maria», sottolinea padre Stefano Cecchin, intervistato dai media vaticani. Una prassi che dal Concilio Vaticano II ci ricorda quanto la Vergine Maria sia il modello della e per la Chiesa: «Dobbiamo conoscere Maria, dobbiamo conoscere il suo modo di comportarsi accogliendo la parola di Dio, inculturando, ecco il ruolo fondamentale di Maria: inculturare la parola di Dio». Il panorama degli studiosi impegnati nel congresso è vario, precisa Cecchin, perché a confrontarsi sulle tematiche delle giornate di lavoro non ci saranno «solo i cattolici ma anche gli ortodossi, i protestanti e i musulmani». Inoltre, vi è anche un settore dedicato alla Vergine di Guadalupe; un altro settore è dedicato agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede «che daranno le loro testimonianze — continua il presidente della Pami — sulla figura di Maria nei loro paesi». Ma cosa vuol dire, oggi, studiare mariologia? «La nostra accademia è molto preoccupata, da tempo, per il fatto che in molte parti del mondo della Chiesa Cattolica si stia proprio togliendo o dimenticando il corso di mariologia, soprattutto per i sacerdoti», dichiara Cecchin. E aggiunge: «Noi stiamo ribadendo la fondamentalità che il Concilio Vaticano II ribadisce sul ruolo di Maria nella storia della salvezza, sul ruolo di Gesù e Maria, quindi del maschile e del femminile, e sull’importanza di una nuova evangelizzazione che noi stiamo proponendo proprio mariana, fondamentalmente biblico mariana, soprattutto in tutto il mondo». Quando si parla della Vergine Maria molto spesso si confonde o comunque si dà prevalenza maggiore a quella che è comunemente chiamata devozione mariana. Ma padre Cecchin su questo tema tiene a precisare che «Maria fa parte della dogmatica cattolica, fa parte veramente dell’insegnamento della Chiesa. Perciò ridurre Maria a una devozione è solo ridurla ai rosari, alle pie pratiche, alle consacrazioni, ma non guardare a lei, come modello della Chiesa: il cristiano deve imparare da lei. Il santo papa Paolo VI non per nulla ha detto che non possiamo essere cristiani se non siamo mariani, perché è lei che ci ha aperto la porta. E ancora dice il santo papa, alla chiusura della terza parte del Concilio Vaticano II, che la vera conoscenza della dottrina cattolica su Maria è la chiave che ci apre al mistero di Cristo e della Chiesa».
Una nuova evangelizzazione
Dalle parole di padre Cecchin emerge un dato: nel mondo c’è una grande sete di conoscere sempre meglio la Vergine Maria e il XXVI Congresso Mariologico Mariano Internazionale vuole approfondire proprio questa tematica. Lo sguardo è rivolto, dunque, a «una nuova evangelizzazione dove la chiave che apre questa strada è proprio la figura di Maria. Noi siamo molto fiduciosi perché vediamo molti giovani e vediamo molte persone che si stanno interessando alla sua figura». Maria apre a tanti possibili “ritratti”: prisma e unicità in una sola donna. E, allora, quale figura di Maria vuole proporre l’Accademia Mariana al mondo di oggi? Quale “ritratto” uscirà da questo così importante congresso? Cecchin risponde: «Noi partiamo sempre dalla fede cattolica che ci dice che Maria è la madre di Dio, prima di tutto. Lei che ha concepito il figlio di Dio che è entrato in una relazione fondamentale con la Trinità. Questo per noi è il principio fondamentale che rende Maria una donna che ha aperto la strada a Dio e che è entrata in una relazione fondamentale con lui». Quella che viene proposta è una visione che parte dai principi dogmatici della fede ma capace di «ripresentare però anche la vera umanità di Maria. È la gloriosa madre di Dio, esaltata Regina del cielo e della terra. Ma per arrivare a quella realtà è stata una vera donna e quindi un modello per l’umanità», precisa il religioso francescano. Un’umanità di Maria con la quale ognuno può dialogare: trovare in lei, così, risposte a domande, interrogativi. E a tal proposito, Cecchin aggiunge: «Dobbiamo riscoprire una Maria amica, una Maria compagna, una Maria che ha vissuto veramente, pienamente, la sua vita umana». Un “ritratto” originale e affascinante quello tracciato dal presidente della Pami: una «Maria amica che che cammina con te perché desidera — alle nozze di Cana abbiamo l’esempio favoloso — che tu abbia il buon vino, immagine dell’amore, immagine della realizzazione della tua vita».
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui