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Il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin Il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin

Parolin: tanti interessi in gioco impediscono la soluzione della tragedia a Gaza

Rispondendo alle domande dei giornalisti a margine della Messa per la memoria liturgica di Santa Monica, celebrata nella Basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio a Roma, il cardinale segretario di Stato vaticano auspica, sulla scia dell'appello del Papa, che si eviti "una punizione collettiva" in Medio Oriente, arrivando ad un cessate il fuoco e ad un "accesso sicuro" agli aiuti umanitari

Vatican News

A margine della Messa per la memoria liturgica di Santa Monica, celebrata nella Basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio a Roma, il cardinale segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, ha ribadito la posizione della Santa Sede sulla crisi in Medio Oriente, richiamando l’appello di Papa Leone XIV e le dichiarazioni dei patriarchi di Terra Santa.

Contro lo sfollamento della popolazione di Gaza

"Vorrei fare riferimento all'appello che ha fatto questa mattina il Papa durante l'udienza generale e che contiene appunto il pensiero della Santa Sede sulla situazione in Gaza", ha spiegato Parolin, ricordando come il Pontefice e i patriarchi greco ortodosso e latino abbiano chiesto "la fine della guerra" e si siano pronunciati "contro lo sfollamento della popolazione di Gaza".

Tanti interessi in gioco

Il cardinale ha sottolineato che "soluzioni ce ne sono tante, soluzioni che possono veramente mettere fine a questa situazione", ma ha denunciato il peso degli interessi di natura "politica", "economica", "di potere" e "di egemonia" che impediscono "una soluzione umana di questa tragedia".

Rimanere è coraggioso

Quanto alla protezione dei religiosi e dei fedeli a Gaza, Parolin ha riferito che "è stata lasciata libertà di fronte all'ordine di evacuazione", del governo israeliano riferendo come il patriarca ortodosso di Gerusalemme, Teofilo III, abbia riferito come oggi sia stato chiesto ai fedeli della parrocchia ortodossa di "lasciare Gaza". "Ognuno potrà decidere cosa fare" ha detto il porporato, precisando però che "la scelta di rimanere è coraggiosa" e di non sapere "come potrà realizzarsi se c'è questo ordine di evacuazione" e "il controllo totale, a terra, del territorio".

I segnali dalla diplomazia

Sul fronte diplomatico, il segretario di Stato vaticano ha confermato di essere "in contatto con l’amministrazione americana, attraverso l’ambasciata", e ha espresso l’auspicio che dai colloqui internazionali che deriveranno dalla visita del ministro degli esteri israeliano a Washington, Gideon Sa'ar, arrivino segnali concreti: "Mi attendo quello che ha chiesto il Papa, e cioè che ci sia un cessate il fuoco, che ci sia un accesso sicuro degli aiuti umanitari, che si rispetti il diritto umanitario internazionale – questo è fondamentale – e che appunto si eviti una punizione collettiva".

La posizione del governo israeliano

Infine, sul rischio di un’evacuazione forzata della popolazione di Gaza, Parolin ha riconosciuto che finora il governo israeliano "ha dimostrato di non voler recedere" da questa posizione e che "forse tante speranze non ci sono", pur ribadendo la volontà della Santa Sede di "insistere" perché le cose possano cambiare.

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27 agosto 2025, 18:30