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Un uomo trasporta dei rifiuti Un uomo trasporta dei rifiuti  (AFP or licensors)

La Santa Sede: il commercio sleale alimenta la povertà, sia modellato da regole giuste

Dichiarazione del rappresentante della Santa Sede, monsignor Arnaud du Cheyron de Beaumont, alla terza Conferenza internazionale sui Paesi in via di sviluppo senza sbocco sul mare, che si è svolta ad Awaza in Turkmenistan il 6 agosto scorso: la miseria “non è inevitabile, è conseguenza di strutture ingiuste e di scelte politiche, e perciò può e deve essere superata”

Alessandro De Carolis - Città del Vaticano

Esiste un commercio a vocazione sana, quello che è fondato “sul principio della destinazione universale dei beni”, quello che garantisce sviluppo e quindi dignità. Ma esistono purtroppo anche forme di “commercio iniquo”, che penalizzano con regole “internazionali ingiuste” quei Paesi strutturalmente più deboli, che “soffrono spesso di una carenza di capitali, aggravata frequentemente dal peso del debito estero”. È quanto ha rilevato monsignor Arnaud du Cheyron de Beaumont, capo della Delegazione della Santa Sede alla terza Conferenza internazionale sui Paesi in via di sviluppo senza sbocco sul mare, che si è svolta ad Awaza in Turkmenistan lo scorso 6 agosto.

Con le regole della solidarietà

Proprio i Paesi in via di sviluppo senza sbocco sul mare sono una porzione geografica che più soffre le modalità di un commercio scorretto, che in queste aree arriva facilmente a provocare “un intenso eccesso di sfruttamento ambientale” portando “a fame e povertà”. Per ovviare a questo scenario, afferma monsignor du Cheiron de Beaumont, “il commercio deve essere modellato dalle esigenze della giustizia e della solidarietà” e quello internazionale, “opportunamente orientato, promuove lo sviluppo e può creare nuove possibilità di occupazione e fornire risorse utili.”

La povertà è figlia di ingiustizie

Come in molte altre circostanze, il rappresentante vaticano si appella alla comunità internazionale perché opti per una volontà politica concreta, in particolare in favore dei Paesi oggetto della conferenza in Turkmenistan e spesso gravati da forme di povertà “diffusa e complessa”, che nega a “milioni di persone i loro bisogno fondamentali”. Questi Paesi, ricorda monsignor du Cheiron de Beaumont, pur diversi per storia, cultura ed economia, “affrontano le stesse sfide sistemiche, tra cui oneri insostenibili del debito, alti costi di trasporto e vulnerabilità ai cambiamenti climatici e agli shock esterni”. La povertà, osserva ancora il presule, “deriva da varie forme di privazione culturale e dalla negazione dei diritti culturali” ma con ciò essa “non è inevitabile; è conseguenza di strutture ingiuste e di scelte politiche, e perciò può e deve essere superata”.

Il commercio promuova il bene di tutti

La persona umana, conclude monsignor du Cheiron de Beaumont, “deve rimanere al centro di tutte le strategie di sviluppo” e il commercio e la crescita economica “non sono fini a sé stessi, ma mezzi per promuovere lo sviluppo umano integrale di ogni persona e il progresso del bene comune”.

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09 agosto 2025, 10:36