杏MAP导航

Cerca

Il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, presso l'Auditorium Conciliazione Il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, presso l'Auditorium Conciliazione

Giubileo Influencer, ascoltare le domande del digitale senza cedere al superficiale

Inaugurato l'evento inedito dedicato ai missionari digitali cattolici presso l'Auditorium Conciliazione. Parolin: assumere "ferite e domande" degli utenti online. Fisichella: non semplici "influencer", ma autentici "testimoni". Ruffini: mai trasformare le comunità in "merce". Ruiz: "Samaritanizzarci", ascoltando il dolore degli altri. Spadaro: l'algoritmo conosce i dati, ma non l'anima

Edoardo Giribaldi - Città del Vaticano

Come può il mondo digitale diventare comunicatore di fede? Assumendo "il ritmo, le ferite, le domande" di chi lo abita, senza cedere alla superficialità, o alle "tentazioni del protagonismo". Farsi ascoltare, non come semplici "influencers", ma come autentici "testimoni". Ascoltare, promuovendo, "per quanto paradossale", il "valore del silenzio". Altrimenti, il rischio è quello di diventare "merce" assuefatti alla cultura dello "scrolling" insensibile. E per un termine nuovo e complicato, utilizzare il neologismo di Papa Francesco: "samaritanizzare", ovvero fasi prossimo di chi soffre, rendendo presente ovunque "la misericordia di Dio".  Sono questi alcuni degli spunti che guidano e guideranno il Giubileo dei missionari digitali e degli influencer cattolici, giunti in circa 1.100 a Roma, inaugurato questa mattina, 28 luglio, presso l’Auditorium Conciliazione. Dopo le Messe celebrate nelle parrocchie di Santa Maria delle Grazie, San Gregorio VII, San Giuseppe al Trionfale e Santo Spirito in Sassia, i partecipanti si sono dati appuntamento in via della Conciliazione, dove sono intervenuti il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin; l’arcivescovo Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione e responsabile dell’organizzazione dell’Anno Santo; Paolo Ruffini e monsignor Lucio Ruiz, rispettivamente prefetto e segretario del Dicastero per la Comunicazione. Due riflessioni sono state offerte dai gesuiti David McCallum, direttore esecutivo del Discerning Leadership Program, e da padre Antonio Spadaro, sottosegretario del Dicastero per la Cultura e l’Educazione. La prima, intitolata Connessi alla Parola, ha posto al centro le Scritture come autentica esperienza unificante, “più del Wi-Fi o degli hashtag”. La seconda, Andate… fino ai confini digitali, si è concentrata sul rapporto tra teologia e missione “ai tempi delle reti e degli algoritmi”.

Parolin: "fare nuovo l'ambiente digitale"

Il cardinale Parolin ha aperto il suo intervento riflettendo sugli scopi e gli obiettivi dei social media. Primo tra tutti, quello di fornire informazioni. Ma, ha precisato, "ciò che ci rende persone è la capacità di farci delle domande". E il quesito che oggi interpella tutti è: come può il mondo digitale, che sta trasformando rapidamente le dinamiche sociali, diventare un comunicatore di fede? Le strade già percorse dalla Chiesa, ha ricordato il porporato, sono quelle dell’"essere nel mondo, ma non del mondo", dell’abitare il tempo senza appartenervi. Per questo, la comunità ecclesiale non può restare passiva di fronte a questi cambiamenti epocali, ma è chiamata ad assumere un atteggiamento dialogante e missionario. La tecnologia, ha osservato Parolin, non è più soltanto uno strumento tra gli altri: è diventata linguaggio, modo di abitare il mondo. La Chiesa, pertanto, non deve applicare "schemi prefissati", ma coltivare creatività.

L’evangelizzazione non può ridursi a una questione tecnica o educativa, poiché il digitale rappresenta oggi una vera e propria dimensione del pensiero e della comunicazione. Non si tratta di elaborare strategie, ma di garantire una presenza intrisa di umanità. "Fare missione digitale - ha proseguito il segretario di Stato - significa assumere il ritmo, le ferite, le domande e le ricerche di coloro che abitano quello spazio, senza cedere all’anonimato, alla superficialità o alle tentazioni del protagonismo". Il contributo più autentico che ciascuno può offrire all’ambiente digitale è una visione relazionale della persona, che nasce dall’essere “immagine e tempio della Trinità”. La missione richiede sempre uno stile cristiano, che privilegia gli incontri autentici rispetto ai semplici discorsi, e la verità rispetto a ciò che piace. Evangelizzare non è un privilegio riservato a chi padroneggia gli strumenti digitali, ma una responsabilità di tutti. A Panama, in occasione della Giornata mondiale della Gioventù 2019, Papa Francesco definì Maria "l’influencer di Dio"; dopo di lui, Leone XIV ha invitato a riconoscere il "vero significato della vita", piuttosto che la "disponibilità di dati". Oggi la sfida, ha concluso Parolin, è proprio questa: "Fare nuovo l’ambiente digitale".

Fisichella: riscopriamo il valore del silenzio, nell'ascolto

"Quando parliamo di evangelizzazione, siamo soliti concentrarci sui contenuti, e spesso dimentichiamo chi evangelizza e chi viene evangelizzato". Con queste parole monsignor Fisichella è intervenuto richiamando l’attenzione sulla dimensione relazionale e personale dell’annuncio cristiano. Il termine "Vangelo" - ha ricordato il presule - compare per la prima volta nel libro del profeta Isaia, in riferimento alle sentinelle che annunciano la libertà dalla schiavitù. In questo senso, l’immagine acquista oggi una nuova forza: con internet, i volti diventano visibili. "Come sono belli i vostri, che portano la Bella Notizia del Vangelo! Non abbiate mai timore di affermare che la speranza ha un volto, ha un nome: si chiama Gesù Cristo". Di fronte alla missione dell’evangelizzazione, resta forte il desiderio di scoprire qualcosa di autenticamente vero. “Siete riusciti a farvi spazio”, ha riconosciuto l'arcivescovo, “e questa è una soddisfazione anche per la comunità cristiana”. Il primo passo da compiere, ha proseguito, è riconoscere che “siamo strumenti, non il fine della grazia”. San Paolo VI, nell’Esortazione apostolica , scriveva che il mondo non ascolta più volentieri i maestri, ma i testimoni. Oggi - ha sottolineato Fisichella - il mondo non ascolta gli influencer in quanto tali, ma li ascolta quando sono testimoni. Un altro compito essenziale è quello di aiutare a riscoprire il valore del silenzio – “per quanto possa sembrare paradossale” – come condizione per l’ascolto autentico. Solo così si impara davvero a sentire le emozioni del prossimo. Infine, un monito: “Siamo spesso abituati a giudicare, a dire che era meglio quando eravamo noi giovani. È un errore". L'invito è quindi ad ascoltare con attenzione quanto viene comunicato oggi, senza pregiudizi e con cuore aperto.

Monsignor Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, presso l'Auditorium Conciliazione
Monsignor Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, presso l'Auditorium Conciliazione

Ruffini: "mai trasformare la comunità in pubblico"

"Siamo pellegrini di speranza che trascende", ha affermato Ruffini, richiamando la vocazione profonda della Chiesa in un tempo complesso. "Viviamo un’epoca difficile - ha aggiunto - ma la Chiesa era 'rete' molto prima che essa diventasse il web". Ciò che unisce oggi, anche in un tempo segnato dal digitale, ricco tanto di promesse quanto di rischi, è una visione di Chiesa come comunità non fatta di algoritmi o chatbot, ma di persone reali. Una rete imperfetta, che diventa una cosa sola nel battesimo, dove nessuno è al centro, ma dove ciascuno coltiva il desiderio di farsi piccolo perché Gesù sia glorificato. Ruffini ha poi delineato alcune delle sfide più urgenti: disinformazione, disgregazione, isolamento. "Viviamo in una tensione continua tra il nonsense e la ricerca di senso, tra la paura di perdersi qualcosa e il desiderio di trovare qualcosa", tra lo scrolling infinito e l’incontro autentico. Un’esperienza sfumata, dispersa tra le reti. "Non possiamo rimanere fermi, né rifugiarci nostalgicamente in un altro tempo", ha ammonito il prefetto del Dicastero per la Comunicazione. "Abbiamo il dovere di fare la nostra parte, qui e ora. Senza vanagloria, con semplicità, senza sottrarci alle nostre responsabilità". La Chiesa, ha sottolineato, ha bisogno di media literacy, di formazione per abitare con consapevolezza e responsabilità questi nuovi ambienti. Un cammino che non è mai solitario, perché la missione è comune. "Mai separarsi, mai trasformare la comunità in un pubblico, e il pubblico in merce. Perché, se lo facciamo, finiamo per diventare merce anche noi". Contro la logica consumista che minaccia di ridurre anche la cultura a prodotto, Ruffini ha indicato la via di una cultura comunitaria, capace di resistere all’individualismo. "Nessuno si salva da solo – ha ricordato – e nemmeno noi saremo coloro che salveranno gli altri. Ma possiamo offrire un’alternativa: la verità di un incontro". Qualcosa che cambia le relazioni, anche nel digitale. Il prefetto del Dicastero per la Comunicazione ha quindi proposto un cambiamento nel rapporto tra influencer e follower secondo il paradigma cristiano: "Vieni e seguimi". Un invito a restituire profondità alla parola "amicizia", distinguendo la performance dalla condivisione sincera, quella che crea legami reali, paritari, umani.

Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione, presso l'Auditorium Conciliazione
Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione, presso l'Auditorium Conciliazione

Ruiz: "prendiamoci cura dell'unità"

Con gratitudine monsignor Ruiz ha richiamato "la tenerezza e la presenza della Chiesa come madre", che accompagna i suoi figli anche a distanza. "Grazie — ha detto — anche a nome di quanti non sono potuti essere qui. Siamo una Chiesa missionaria e pellegrina". Ruiz ha espresso riconoscenza per la gratuità e la generosità dei presenti, definendola "tremenda", nel senso più autentico e profondo del termine. "E scusate – ha aggiunto – per tutto ciò che non funzionerà alla perfezione. Questo incontro può essere uno stimolo per superare i nostri limiti". L’invito di Cristo risuona ancora oggi: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura.” Ed è con questa consapevolezza – ha affermato Ruiz – che i fedeli devono muoversi: è il Signore che chiama. Al cuore della missione non ci sono le strategie, ma la testimonianza della propria vita. E in questo senso, il prelato ha richiamato un "neologismo" caro a Papa Bergoglio: "samaritanizzare". Ovvero farsi prossimo, accorgersi del dolore, prendersi cura, proprio come il Buon Samaritano della parabola evangelica. "L’attenzione al dolore dell’altro è il punto chiave della missione, perché rende presente la misericordia di Dio". In proposito Ruiz ha sottolineato che l'obiettivo della Chiesa nel digitale non è la produzione di contenuti, ma l’incontro con le persone. Si tratta di rialzare chi è caduto, di dare speranza a chi cerca un senso, di custodire il valore del primo annuncio. Infine, un appello all’unità: "Non andiamo mai gli uni contro gli altri".

Monsignor Ruiz, segretario del Dicastero per la Comunicazione, presso l'Auditorium Conciliazione
Monsignor Ruiz, segretario del Dicastero per la Comunicazione, presso l'Auditorium Conciliazione

Spadaro: "non vi chiedo di brillare, ma di bruciare"    

Nel suo intervento, Spadaro ha invitato i presenti a riscoprire il senso profondo della presenza cristiana nel digitale: non una strategia di comunicazione, ma una testimonianza viva e autentica. "Non vi chiedo di brillare, ma di bruciare", ha affermato, esortando i missionari digitali a essere fuoco che scalda, illumina e accompagna. Il web non è solo un mezzo, ma un luogo reale "da abitare con fede". L’algoritmo conosce i dati, ma non l’anima: per questo la vera influenza nasce dall’amore, non dalla performance. Non si tratta di "creare fanbase", ma fraternità; non di rincorrere like, ma di generare legami. In un’epoca dominata da reazioni e polemiche, la sfida è comunicare con compassione e visione, restando umani, "radicati" in Dio e capaci di accendere speranza. Il digitale, ha sottolineato il gesuita, ha bisogno di testimoni più che di tecnici. "Di profili che trasudano misericordia. Di parole che non impongono, ma che accolgono".

padre Antonio Spadaro, sottosegretario del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, presso l'Auditorium Conciliazione
padre Antonio Spadaro, sottosegretario del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, presso l'Auditorium Conciliazione

Gli altri eventi del Giubileo

Nel corso della giornata, si condivideranno, inoltre, alcune prospettive del Gruppo di Studio del Sinodo sulla Sinodalità, lavorando per individuare il senso di essere pienamente presenti come Chiesa nella cultura digitale. Nel sono previste due tavole rotonde: la prima, alle 15 (in presenza e online), per uno scambio di esperienze sulla missione digitale, con rappresentanti internazionali. La seconda, alle 17.30, sui santi influencer di Dio. Al termine di ciascuna ci sarà un tempo di un'ora circa per la condivisione nei gruppi di lavoro. A chiudere, la preghiera guidata dal cardinale Óscar Rodríguez Maradiaga, arcivescovo emerito di Tegucigalpa. Alle 21.30 sarà il cardinale José Cobo Cano, arcivescovo metropolita di Madrid, a presiedere l'adorazione eucaristica e la liturgia penitenziale. Domani, 29 luglio, la giornata si aprirà alle ore 8 con il ritrovo a Piazza Pia, da dove prenderà il via un pellegrinaggio lungo Via della Conciliazione fino alla Basilica di San Pietro. Qui, alle 10, si terrà la celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Luis Antonio Tagle, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione. Nel primo pomeriggio, alle 14.00, si aprirà l’incontro ecumenico Together for Hope, animato dalla Comunità di Taizé e trasmesso anche online da Vatican News. Il pomeriggio si concluderà con una visita ai Giardini Vaticani, dove avverrà la Consacrazione della Missione Digitale, un momento simbolico in cui i progetti saranno affidati a Maria. Dopo cena, l’Auditorium Conciliazione ospiterà nuovamente i partecipanti, che saranno poi invitati a Piazza Risorgimento per un Festival serale tra musica e testimonianze da tutto il mondo, celebrando la vocazione a portare luce e speranza nel digitale. Tutti gli appuntamenti saranno trasmessi in diretta sui canali di Vatican News e sulla piattaforma YouTube, con anche l'ausilio della nuova app Vatican Vox, che consente di seguirli con la traduzione simultanea in cinque lingue: italiano, inglese, francese, spagnolo e portoghese.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

28 luglio 2025, 12:00