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Le Chiese del sud globale presentano il documento a Papa Leone XIV Le Chiese del sud globale presentano il documento a Papa Leone XIV  (@VATICAN MEDIA)

Giustizia climatica, i Paesi ricchi riconoscano il debito ecologico verso il Sud del mondo

In vista della Cop30 di novembre in Brasile, presentato dalle Chiese di Africa, Asia, America Latina e Caraibi il documento “Un llamado por la justicia climática y la casa común: conversión ecológica, transformación y resistencia a las falsas solucionesâ€. “Promuovere una vera conversione ecologica e cambiare i paradigmi dell'economia di oggiâ€. Dure critiche anche al capitalismo “verde†e agli approcci tecnocratici.

Roberto Paglialonga - Città del Vaticano

"Non è più tempo di sole analisi, per evitare impatti irreversibili sul clima e sui sistemi naturali è essenziale un'azione immediata". È stato presentato stamattina nella Sala stampa della Santa Sede il documento "Un llamado por la justicia climática y la casa común: conversión ecológica, transformación y resistencia a las falsas soluciones", stilato dal Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar (Secam), dalla Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia (Fabc) e dal Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), coordinati dalla Pontificia Commissione per l’America Latina (Pcal). All’incontro hanno preso parte, con la moderazione della vicedirettrice della Sala stampa, Cristiane Murray, la segretaria della Pcal, Emilce Cuda, e i cardinali Jaime Spengler, arcivescovo di Porto Alegre (Brasile), presidente del Celam e della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb); Filipe Neri Ferrão, arcivescovo di Goa e Damão, in India, presidente della Fabc; Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, e presidente del Secam.

La crisi climatica è una questione di giustizia, dignità e cura della casa comune

Il testo sottolinea che la crisi climatica “non è solo un problema tecnicoâ€, ma “una realtà urgente, una questione esistenziale di giustizia, dignità e cura della casa comuneâ€. Per tentare di far fronte a questa crisi, sono da “rifiutare le false soluzioni come il capitalismo “verdeâ€, la tecnocrazia, la mercificazione della natura e l’estrattivismo, che perpetuano lo sfruttamento e l’ingiustizia†e antepongono il profitto alla vita. È necessaria invece “una profonda conversione ecologicaâ€, un cambiamento strutturale, che rimetta al centro il benessere della persona nella sua relazione col creato, e che non può non comprendere anche un vero cambio di paradigma del sistema economico, “sostituendo la logica del profitto illimitato con l’ecologia integraleâ€. Le soluzioni devono essere interdipendenti perchè interdipendenti sono essere umano, società e natura. 

L’appello delle Chiese del Sud globale in vista della Cop30

Un appello congiunto delle Chiese del Sud del mondo, hanno spiegato i relatori, che si inserisce nella prospettiva della prossima Cop30, in programma a Belém, in Brasile, dal 10 al 21 novembre 2025, per chiedere “equità, giustizia, protezione†in difesa di popolazioni indigene, ecosistemi, comunità impoverite, persone vulnerabili, come giovani, donne e anziani, e migranti climatici. E ispirato alla Laudato si’ di Papa Francesco, e all’invito di Papa Leone XIV ad affrontare “le ferite causate dall’odio, dalla violenza, dal pregiudizio, dalla paura della differenza e da un paradigma economico che sfrutta le risorse della Terra ed emargina i più poveriâ€.

Cosa può fare la Chiesa, cosa possono fare i decisori globali

Il documento, che i relatori hanno presentato al Pontefice prima dell’incontro con la stampa, illustra gli impegni che la Chiesa potrà mettere in campo: la difesa dei più deboli nelle decisioni su clima a natura; la promozione di sistemi basati sulla solidarietà, la “sobrietà felice†e i principi della saggezza ancestrale; il rafforzamento di un’alleanza intercontinentale tra i Paesi del Sud del mondo; ma anche la costituzione di uno speciale “Osservatorio sulla giustizia climatica†per monitorare i risultati delle Cop che si sono succedute nel tempo. Importante poi l’accento posto sulla questione educativa, decisiva per contrastare “la posizione apertamente negazionista e apatica adottata dai segmenti super-ricchi della società, le cosiddette élite del potereâ€, sottolinea il documento, riprendendo anche l’esortazione apostolica di Papa Francesco Laudate Deum (n.38). Ma il rapporto si rivolge anche all'esterno, a tutti i decisori politico-istituzionali e agli attori globali, con richieste specifiche: “Rispettare gli accordi di Parigiâ€, mettendo “il bene comune al sopra del profittoâ€; trasformare il sistema economico in senso più sostenibile per il pianeta; “promuovere politiche climatiche basate sul rispetto dei diritti umaniâ€.

Cuda: “Creare ponti tra credenti e non credentiâ€

“Cerchiamo di raggiungere i cuori di credenti e non credentiâ€, ha detto Emilce Cuda. Le Chiese particolari del Sud globale intendono “costruire ponti tra di loro come espressione della cattolicitàâ€, e ponti con chi sta al di fuori della Chiesa. Il documento così è “espressione concreta della capacità di superare divisioni e ideologie†perché “o ci uniamo o anneghiamoâ€.

Il cardinale Spengler: “Non c’è giustizia climatica senza conversione ecologicaâ€

“Il messaggio è chiaro: non c’è giustizia climatica senza conversione ecologica, e non c’è conversione senza resistenza a false soluzioniâ€, le ha fatto eco il cardinale Jaime Spengler. Tra queste la finanziarizzazione e la mercificazione della natura, il capitalismo “verde†(o green economy, che rischia di diventare "una logica tecnico-strumentale al servizio della ristrutturazione ecologica" dello stesso modello di sviluppo capitalistico, a vantaggio di pochi), l’estrazione mineraria e le monoculture energetiche, che sacrificano comunità ed ecosistemi. “Ci sono interessi economici che si nascondono dietro queste false soluzioni: e allora, è ancora possibile che la questione climatica sia un affare per pochi?â€, è la denuncia del porporato. La conversione ha un prezzo da pagare: “O abbiamo il coraggio di decisioni nette oppure metteremo in pericolo il futuro delle prossime generazioniâ€.

Il debito ecologico dei Paesi ricchi

L’ispirazione può venire da una transizione equa, comunitaria, con al centro giovani e donne. Ma perché questa si realizzi effettivamente — oltre a difesa della sovranità dei popoli indigeni e delle comunità tradizionali sui territori, eliminazione dei combustibili fossili (il tetto dell’innalzamento massimo delle temperature all’1,5°C è già stato superato nell’arco temporale 2015-2024), promozione di meccanismi di solidarietà e rispetto delle culture locali — è necessario un cambiamento nel paradigma economico. “I Paesi ricchi — dice il documento — riconoscano e si assumano il loro debito sociale ed ecologico come i principali attori storici responsabili dell’estrazione delle risorse naturali e dell’emissione di gas serra; si impegnino a favore di una finanza accessibile ed efficace per il clima che non generi più debitoâ€; azzerino "la deforestazione di tutti i biomi entro il 2030"; lavorino a un’alleanza con i Paesi del Sud globale per l’etica e la giustizia; creino “meccanismi di governance del clima con la partecipazione attiva delle comunità": si attivino “politiche di riduzione della domanda e dei consumi, obiettivi di decrescita e transizione verso modelli economici più circolari, solidali e ricostituentiâ€.

Il cardinale Ambongo: “Africa depauperata da secoli di sfruttamentoâ€

In questo senso, “l’Africa è un esempio significativoâ€, ha evidenziato il cardinale Fridolin Ambongo Besungu. â€œÈ una terra ricca, depauperata da secoli di estrattivismo e sfruttamentoâ€. E oggi “il continente che inquina meno più caro paga il costo dell’inquinamento globale". È dunque "contraddittorio utilizzare i profitti dell’estrazione petrolifera per finanziare quella che viene presentata come una transizione energetica senza impegno per superarlaâ€, dice ancora il rapporto. "Abbandonare i combustibili fossili non è solo necessario per ridurre le emissioni, ma anche per riparare un debito ecologico e morale nei confronti del Sud del mondo e delle comunità colpite da inquinamento, estrazione e cambiamento climatico".

Il cardinale Neri Ferrão: “Necessari meccanismi di compensazioneâ€

Fondamentali — ha spiegato anche il cardinale Filipe Neri Ferrão — saranno i meccanismi di compensazione, ancora non sufficienti, e che i Paesi sviluppati “si assumano il loro debito ecologico, che raggiungerà 192 trilioni di dollari entro il 2050". Tuttavia, "non si tratta solo di fondi, ma di una chiara tabella di marcia per garantire che raggiungano le comunità più vulnerabili. Le misure oggi non sono commisurate alla velocità e all'intensità degli impatti climatici", spiega il dossier. La Cop30 in Brasile, dunque, rappresenta una chiamata storica, e cade in un momento decisivo per l’umanità afflitta anche dalla guerra: “Vogliamo che non sia solo un altro evento, ma una svolta moraleâ€, hanno concluso i relatori del documento.
 

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01 luglio 2025, 16:22