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2025.07.28 Gallagher durante la messa nel santuario di Nostra Signora di Guadalupe

Messico, Gallagher: la Chiesa deve essere un segno radicale di unità, giustizia e pace

Nella Messa celebrata ieri nel santuario di Nostra Signora di Guadalupe, il segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali ha ricordato come questo quello sacro non sia solo un luogo di memoria ma anche una stazione missionaria: La Chiesa locale deve affrontare molte sfide come migrazione, violenza, criminalità, indifferenza religiosa, povertà, degrado ecologico

Federico Piana - Città del Vaticano

«Questo santuario,  non è solo un luogo di memoria  ma anche una stazione missionaria. Qui è ancora vivo l’appello a onorare Dio, a amare il prossimo, a proteggere la vita, a servire i poveri, ad accogliere il migrante, a essere una Chiesa che sia “un ospedale da campo”, come disse Papa Francesco, offrendo misericordia, guarigione e speranza».  Nella Messa celebrata ieri, 27 luglio, nel santuario di Nostra Signora di Guadalupe, in Messico, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali, ha voluto alzare lo sguardo verso la Vergine Maria che nel 1532, appena dieci anni dopo la conquista di Tenochtitlán — il nome precolombiano di Città di Messico, che fu la capitale dell’impero azteco —, apparve all’indigeno convertito Juan Diego Cuauhtlatoatzin, oggi venerato come santo nella Chiesa.

Madre di tutti i popoli

Ella «non parlò attraverso i conquistatori che erano giunti in quella terra» ha ricordato  all’omelia il presule, in visita nel grande Paese latinoamericano dal 24 al 28 luglio, in  occasione dell’assemblea generale della Federazione internazionale delle università cattoliche a Guadalajara. Maria, ha aggiunto, «non apparve con abiti europei. Giunse come una del popolo: una meticcia, vestita di sole, incinta del Verbo fatto carne. Le sue parole, pronunciate in náhuatl»,  lingua azteca, «risuonano ancora attraverso la storia. “Non ci sono qui io che sono tua Madre?”». Del resto, ha spiegato Gallagher, «con queste parole»  ella «unì due culture. Offrì consolazione materna a un popolo il cui stile di vita era stato sconvolto. E inaugurò una nuova evangelizzazione, non imposta, bensì offerta e accettata. Si mostrò come la Madre di Dio e come la madre dei popoli del nuovo mondo». 

Non solo una reliquia

L’arcivescovo  ha messo in evidenza che la tilma, il mantello di Juan Diego sul quale apparve miracolosamente l’immagine di Maria, «non è solo una reliquia. È la testimonianza vivente del potere di Dio di portare unità dalla divisione, fede dalla paura e guarigione dal dolore. Da quel momento, milioni di persone si avvicinarono a Cristo, non con la forza, ma grazie alla chiamata amorevole di una madre». E da qui, ha aggiunto, iniziò a prendere forma la Chiesa messicana: «Una Chiesa locale nata non senza lacrime ma anche dalla fede e dalla dolce forza di Nostra Signora. Nel corso dei secoli, la fede ha gettato radici profonde. A tal punto che, di fronte alla severa persecuzione, i fedeli rimasero saldi. Non possiamo non ricordare i fedeli cattolici dell’inizio del XX secolo, sia sacerdoti  sia laici, che diedero la propria vita per la libertà di culto. Uno di loro, il beato Miguel Agustín Pro», gesuita, «come altri, gridò di fronte al plotone di esecuzione: “Viva Cristo Re! E Santa Maria di Guadalupe!”. Non erano grida di odio, ma di speranza. Speranza che nessun regime terreno potesse estinguere la fiamma della fede accesa da Nostra Signora di Guadalupe». 

Chiesa vivace

E proprio a questa Chiesa vivace e coraggiosa l’arcivescovo Gallagher ha indicato le sfide future, che sono molte: «Migrazione, violenza, criminalità, indifferenza religiosa, povertà, degrado ecologico e un crescente vuoto spirituale che nessuna ricchezza materiale può colmare, per citarne solo alcune. Da dove iniziare per affrontare queste sfide? Spesso, ciò che più ci manca è un cuore che ascolti veramente Dio e ciò di cui abbiamo più bisogno è la capacità di pregare con sincerità. Troppo spesso preghiamo meccanicamente, o solo nei momenti di crisi. Abbiamo perso il senso della meraviglia, lo spirito di umiltà, l’audacia di chiedere e di confidare». 

Cammino alternativo

Ma, ha spiegato il presule, è proprio Nostra Signora di Guadalupe a mostrare un  cammino alternativo perché «Lei non ci insegna a pregare con parole, ma con la sua presenza, invitandoci a essere piccoli, ad avere fiducia, ad ascoltare come fece Lei. Il miracolo della sua presenza, come pure del suo mantello, risveglia in noi la sensazione di meraviglia e di ammirazione verso Dio che apre i nostri cuori alla preghiera come poche cose possono fare».

Messaggio attuale

Il messaggio di Guadalupe deve, allora, risplendere proprio in questi tempi di frammentazione in cui si ergono barriere più rapidamente di quanto si costruiscano ponti: «La stessa Vergine che apparve sul Tepeyac continua a camminare con noi. Il suo messaggio non è un ricordo, è una missione. Invita la Chiesa in Messico non solo a difendere la fede, ma anche a viverla profeticamente. La Chiesa deve essere un segno radicale di unità, giustizia, pace e perdono, radicato nella preghiera».

Con i poveri e gli emarginati

Nostra Signora di Guadalupe, ha concluso Gallagher, «non è solo Madre del Messico. È Madre delle Americhe. Madre di tutti. Unisce ciò che il mondo tenta di dividere. Sul suo mantello non è impressa solo la sua immagine, ma anche la sua solidarietà con chi soffre e con gli emarginati. Siamo chiamati non solo ad ammirare Nostra Signora, ma anche a imitare la sua disponibilità radicale al piano di Dio».

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28 luglio 2025, 13:41