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La speranza affiora dalla terra: rinasce il cubicolo di Papa Eusebio

Lungo l’Appia Antica, tra memorie millenarie e silenzi ricolmi di storia, è stato restituito alla comunità uno scrigno di fede e bellezza: la cripta di un pontefice quasi dimenticato, ma dalla testimonianza potentissima. Un intervento di restauro che non è solo archeologia, ma dialogo con le radici cristiane di Roma, durante l’anno del Giubileo dedicato alla speranza. Parolin: possiamo ancora dialogare con i nostri antenati nella fede che ci mostrano la via della felicità piena

Maria Milvia Morciano – Città del Vaticano

Nel sole di giugno, il comprensorio di San Callisto sull’Appia Antica è un canto di bellezza: i campi biondi, le rose in piena fioritura, i cipressi immobili nella luce sembrano guidare lo sguardo verso l'infinito. In questo scenario quasi fuori dal tempo e lontano dallo spazio urbano e concitato della Capitale, si è svolta l’inaugurazione del restaurato Cubicolo di Papa Eusebio, uno dei luoghi più antichi e intensi della cristianità nascente. Un evento simbolico e denso di significato, presieduto dal cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, che ha anche celebrato l’importante ricorrenza del centenario del Motu Proprio di Pio XI, I primitivi cemeteri, il documento che nel 1925 definì la missione della Pontificia commissione di archeologia sacra (PCAS), e che ricade proprio nell’anno del Giubileo della speranza. Si sono riuniti autorità religiose, studiosi e un pubblico molto numeroso per celebrare non solo un traguardo scientifico, ma un messaggio che attraversa i secoli: la luce può nascere anche dai luoghi più oscuri.

Presentazione dei restauri del Cubicolo di Eusebio, nelle Catacombe di san Callisto
Presentazione dei restauri del Cubicolo di Eusebio, nelle Catacombe di san Callisto

Un cammino verso la piena felicità

“Grazie all’impegno della Commissione, possiamo ancora vivere questa esperienza che ci offre la possibilità di confrontarci, di dialogare, con i nostri antenati nella fede, i quali, attraverso i simboli, le immagini, le iscrizioni, ci parlano di speranza - ha riflettuto il cardinale Parolin - di una speranza forte che non indietreggia davanti alle sfide e agli ostacoli". "Ci parlano di una fede luminosa, che squarcia le tenebre della morte per mostrare un cammino che porta alla meta ultima, alla felicità piena, alla pace in Dio e con Dio”, ha detto ancora durante la cerimonia il Segretario di Stato, che ha ricevuto in dono una copia di una lucerna antica, emblema della luce che attraversa i secoli. “E oggi, con questo restauro, restituiamo nuova voce a uno dei suoi testimoni più coraggiosi”, ha concluso.

Cubicolo di Sant'Eusebio, tassello di pulitura degli affreschi
Cubicolo di Sant'Eusebio, tassello di pulitura degli affreschi


La fede che non si spegne

Il cubicolo è intitolato a Papa Eusebio, vescovo di Roma tra il 308 e il 310 d.C., vissuto in un’epoca segnata da divisioni interne alla comunità cristiana. In soli quattro mesi di pontificato, Eusebio affrontò la delicatissima questione dei lapsi, quei cristiani che durante le persecuzioni avevano rinnegato la fede e ora chiedevano di essere riaccolti. La sua linea, ferma e misericordiosa, provocò tumulti tali da costargli l’esilio in Sicilia, dove morì poco dopo. La sua tomba fu poi onorata da Papa Damaso, che la fece decorare con un’epigrafe in versi, ancora oggi leggibile grazie all’inchiostro incancellabile della pietra. La scrisse e la firmò sul bordo della lapide Furio Dionisio Filocalo, celebre calligrafo dell’epoca. In essa Damaso definisce Eusebio un uomo “che gioiosamente soffrì l’esilio per il Signore”. “Parole che ancora oggi ci parlano – ha sottolineato monsignor Pasquale Iacobone, presidente della PCAS – perché il cubicolo di Eusebio, come quelle di tutte le altre sepolture, “con i loro simboli, le loro iscrizioni, le immagini che decorano i cubicoli parlano solo di speranza, non parlano mai di morte, non parlano mai di un clima tragico e cupo, ci illustrano il paradiso, quel paradiso che i defunti hanno sperato in vita e dove i vivi credono che possano risiedere accanto a Cristo Risorto”. Eusebio, inoltre, è una figura, aggiunge Iacobone, “ importante per noi: parliamo tanto di inclusività: ecco, ci insegna la vera inclusività”.

Iscrizione commemorativa
Iscrizione commemorativa

Catacombe: non luoghi di morte, ma giardini di speranza

Il restauro, sostenuto dalla “Fondazione patrum lumen sustine”, ha riportato alla luce la straordinaria raffinatezza dell’ambiente: i marmi, gli affreschi, le iscrizioni. Ma soprattutto, ha restituito al pubblico un luogo che è molto più di una tomba. “Le catacombe non sono solo memoria del passato – ha spiegato ancora Iacobone – ma radici vive, capaci di parlare al presente”. E il presente è quello del Giubileo del 2025, incentrato proprio sul tema della speranza. Un filo rosso che attraversa la storia e arriva fino a noi. Lo ha ricordato anche Papa Francesco, nell’udienza concessa alla Commissione il 17 maggio 2024: “Le catacombe cristiane saranno una delle mete più significative del Giubileo. In esse si compie un vero pellegrinaggio nella speranza”.

Comprensorio San Callisto
Comprensorio San Callisto

Un patrimonio da restituire al mondo

L’evento è stato anche l’occasione per presentare la nuova guida della catacomba di San Callisto, firmata dallo studioso Dimitri Cascianelli, pubblicata in cinque lingue, che raccoglie in modo agile ma rigoroso le meraviglie di uno dei luoghi più visitati della Roma sotterranea. Restituire questi spazi alla loro dignità significa anche offrire ai pellegrini e ai turisti strumenti concreti per comprenderli, amarli, rispettarli. E in effetti, grazie a interventi come questo, le catacombe non sono più solo luoghi silenziosi da visitare in punta di piedi, ma tornano ad essere parole incise nella pietra, immagini che parlano, colori che raccontano. Non più oscure, ma illuminate da una luce che viene da lontano. Non tombe fredde, ma giardini nascosti di fede.

Il libro "La catacomba di San Callisto. Il cimitero dei papi” di Dimitri Cascianelli, Officiale Archeologo della PCAS
Il libro "La catacomba di San Callisto. Il cimitero dei papi” di Dimitri Cascianelli, Officiale Archeologo della PCAS
Ascolta l'intervista a monsignor Pasquale Iacobone, presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra


L’importanza del cubicolo

“La cripta di Papa Eusebio era un po' dimenticata, negletta”, spiega monsignor Iacobone “e meritava di essere visitata perché rientra nel circuito della visita delle catacombe di San Callisto”. Si tratta di una cripta dedicata a un Papa e valorizzata da Papa Damaso con opere straordinarie. “Il restauro ha permesso di riportare alla luce queste opere, di far percepire la sontuosità, la bellezza della decorazione voluta proprio per onorare la memoria del Pontefice”. Il restauro ha rivelato tante novità dal punto di vista scientifico, metodologico e tutto questo ha restituito un cubicolo importante sia per la venerazione di un Papa martire sia per gli appassionati di archeologia e di arte che possono ammirare le vestigia - purtroppo quelle rimaste - di un cubicolo ricchissimo che fu realizzato proprio per la venerazione e l'afflusso dei pellegrini già dal IV secolo in poi, dall'epoca appunto di Papa Damaso. “Nell'anno del giubileo della speranza, il pellegrinaggio alle catacombe è, credo, il momento fondamentale per recuperare le ragioni più profonde per sperare anche oggi”, conclude il presidente della PCAS.

L'officiale archeologo della PCAS Barbara Mazzei e direttrice dei lavori di restauro
L'officiale archeologo della PCAS Barbara Mazzei e direttrice dei lavori di restauro

L'officiale archeologo della PCAS Barbara Mazzei, alla quale è stata affidata la direzione dei lavori di restauro, spiega che le catacombe nascono come cimitero comunitario. La comunità cristiana di Roma doveva provvedere ad una sepoltura per qualsiasi persona appartenente alla comunità a prescindere dalle disponibilità economiche. "Quindi le prime regioni della Catacomba di San Callisto, quelle più antiche, sono tutte quante costituite semplicemente da loculi. Man mano che il cristianesimo si è diffuso nei vari strati sociali della Roma cristiana, le cose sono ovviamente cambiate, ma è con l'intervento di Damaso al cubicolo di Papa Eusebio che la natura della catacomba muta radicalmente. Non è più un cimitero ma è un luogo di pellegrinaggio, una meta per raggiungere le tombe importanti che Papa Damaso andò a ricercare una una e che segnalò con le sue iscrizioni", conclude l'archeologa.

Ascolta l'intervista a Barbara Mazzei, officiale archeologo della PCAS

Il restauro

I restauratori prima di intervenire hanno necessariamente dovuto studiare tutte le tecniche esecutive: l'affresco, l'opus sectile, il mosaico, le iscrizioni monumentali, materiali completamente diversi. “La cosa difficile era rendere quanto più comprensibile ai visitatori proprio tutto quello che ormai non si vede più”, spiega la dottoressa Mazzei, “perché le tecniche usate nel IV secolo, per monumentalizzare il cubicolo, sono molto fragili dal punto di vista della conservazione. Quindi quello che è rimasto sono soltanto le tracce di quello che poteva essere. E proprio la ricerca dei disegni preparatori nei mosaici, ad esempio, o le impronte delle lastre di marmo che decoravano le pareti è stato il lavoro più grande ma anche quello che poi ha dato il maggior risultato”. Sotto il profilo dell’etica del restauro, la direttrice assicura che non è stato ricostruito nulla, ma l'aspetto originario è stato ridisegnato dalle ricostruzioni virtuali, al fine di poter trasmettere la ricchezza e la bellezza di questo ambiente con le nuove tecnologie.

Ricostruzione del cubicolo di Eusebio
Ricostruzione del cubicolo di Eusebio

Una voce che attraversa i secoli

Il cardinale Parolin ha voluto chiudere la cerimonia ricordando le parole di Paolo VI, che nel 1965 volle visitare le catacombe alla vigilia della conclusione del Concilio Vaticano II: “Siamo venuti a bere alle sorgenti, a sentire scorrere nella nostra presente esperienza il flusso di una tradizione sempre identica, sempre forte, sempre feconda”. Oggi, quelle sorgenti tornano a zampillare. E, nella penombra silenziosa del cubicolo di Eusebio – come ha ricordato ancora il Segretario di Stato, - si può ancora leggere un auspicio che sembra scritto per ciascuno di noi: Vivas in Deo, “Vivi in Dio”. “Un auspicio che costituisce il messaggio profondo delle catacombe e che oggi, attraverso le parole di Papa Leone, dice ancora Parolin, è la parola che la Chiesa rivolge al mondo e che deve impegnare profondamente ciascuno di noi a farsi pellegrino di speranza e testimone di pace, partendo proprio dalle catacombe”.

Comprensorio di San Callisto
Comprensorio di San Callisto

 

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05 giugno 2025, 17:49