ĐÓMAPµĽş˝

Suor Paola Fosson consegna il Premio Comunicazione e Cultura Paoline 2025 al Prefetto del Dicastero Suor Paola Fosson consegna il Premio Comunicazione e Cultura Paoline 2025 al Prefetto del Dicastero

A Paolo Ruffini il Premio Paoline 2025 per il suo lavoro sempre improntato al Vangelo

La premiazione questa mattina nell'ambito del convegno sul messaggio di Papa Francesco per la 59.ma Giornata delle Comunicazioni sociali. Al centro dell'evento ospitato dalla Lumsa le questioni deontologiche che riguardano l'informazione giornalistica sui nuovi media

Eugenio Murrali - Città del Vaticano

Ripensare il modo di fare informazione alla luce del messaggio per la 59ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Questa la sfida proposta dal convegno tenutosi questa mattina presso la Libera Università Maria Santissima Assunta - Lumsa dal titolo:  "Papa Francesco: Condividete con mitezza la speranza che sta nei vostri cuori”, che ha avuto l’obiettivo di mettere in relazione il magistero papale sulle forme di comunicazione e la deontologia giornalistica. A organizzare l’evento, insieme all’Ordine dei giornalisti regionale, l’Unione cattolica stampa italiana (Ucsi) del Lazio e l’associazione WebCattolici Italiani (WeCa), i cui rispettivi presidenti, Maurizio di Schino e Fabio Bolzetta, hanno moderato l’incontro.

Premio Paoline 2025

In questa cornice, l’Associazione Comunicazione e Cultura Paoline Odv, nella persona della presidente suor Paola Fosson, ha assegnato il Premio Paoline 2025 a Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione per "il suo stile inclusivo e dialogante", capace di valorizzare il "confronto tra idee", e per il suo lavoro sempre "improntato alla fedeltà al messaggio evangelico". Fulcro della riflessione della giornata l’analisi dei contenuti del messaggio di Papa Francesco sulla necessità di disarmare la comunicazione e di purificarla dall’aggressività. Un invito che Papa Leone XIV ha rilanciato lo scorso 12 maggio, durante l’udienza con i rappresentanti dei media convenuti a Roma per il Conclave. "Disarmiamo le parole - ha detto Papa Prevost - e contribuiremo a disarmare la Terra".

Un momento dei lavori del convegno presso la Lumsa
Un momento dei lavori del convegno presso la Lumsa

Mitezza nell'informazione

L’idea di mitezza si applica prima di tutto al linguaggio e deve accompagnarsi - come ha sottolineato don Paolo Padrini, consigliere di WeCa - non solo all’imprescindibile verifica delle notizie, ma a una vera e propria spinta di verità. Lo scopo è riscoprire la bellezza della professione giornalistica, che  - ha detto don Stefano Cascio, vicedirettore dell’Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Roma - non è solo trasmissione di informazioni, ma "creazione di una cultura e di ambienti umani e digitali"  come  "spazi di dialogo e di confronto". Un messaggio di speranza, ripreso anche da suor Rose Pacatte, delle Figlie di San Paolo.

La responsabilità dei giornalisti

Andrea Tornielli, direttore editoriale dei media vaticani, ha affrontato il tema delle fake news, portando esempi di recenti manipolazioni, che hanno prodotto video falsi ma capaci di diffondersi con facilità nella rete. C’è bisogno oggi - come aveva scritto Papa Francesco nel suo messaggio - dell’impegno coraggioso dei giornalisti "nel mettere al centro della comunicazione la responsabilità personale e collettiva verso il prossimo". Una chiamata importante che chiede al giornalista di lasciare da parte ogni personalismo, per essere tramite autentico della realtà, in un tempo in cui, come hanno sottolineato alcuni relatori, i social sono spesso fonte inaffidabile di informazioni e grande distrattore. Scriveva Papa Francesco in uno dei passaggi analizzati: "C’è anche un altro fenomeno preoccupante: quello che potremmo definire della 'dispersione programmata dell’attenzione' attraverso i sistemi digitali, che, profilandoci secondo le logiche del mercato, modificano la nostra percezione della realtà".

Un altro momento del convegno
Un altro momento del convegno

L'importanza della deontologia professionale

Sta al giornalista, dunque, cercare di correggere questa distorsione del reale e, per farlo, ha uno strumento spesso in sintonia con "lo spirito del Vangelo": la deontologia professionale, su cui si sono soffermati i rappresentanti dell’Ordine dei giornalisti nazionale e del Lazio, i rispettivi presidenti Carlo Bartoli e Guido D’Ubaldo e Roberta Feliziani, del Consiglio di disciplina laziale. La deontologia deve essere vissuta come una cornice viva e non solo come insieme di regole, così la mitezza può tradursi in ascolto, prudenza del giudizio, rispetto delle persone, in un racconto curato e senza spettacolarizzazioni. Il convegno si è concluso con gli interventi di Sergio Talamo, direttore comunicazione di Formez, e Paolo Valente, vicedirettore della Caritas italiana.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

27 maggio 2025, 14:15