Processo vaticano, scambio di lettere tra il Papa e Becciu su vicende Londra e Marogna
Salvatore Cernuzio - Città del Vaticano
Due lettere del Papa e una del cardinale Angelo Becciu, in cui il porporato chiedeva a Francesco di scagionarlo dallâaccusa di averlo âimbrogliatoâ, dichiarando che era stato lui stesso ad autorizzare lâallora sostituto per le vicende Londra e Marogna, e domandava al Pontefice di ritrattare le sue precedenti affermazioni in cui ribadiva âil pronunciamento negativoâ per entrambe le operazioni. È il materiale depositato oggi dal promotore di Giustizia, Alessandro Diddi, nellâAula dei Musei vaticani durante la cinquantesima udienza del processo per la gestione dei fondi della Santa Sede. Il carteggio è avvenuto nello stesso periodo della nota telefonata del cardinale al Papa che Becciu ha registrato il 24 luglio, con lâausilio dellâamica Maria Luisa Zambrano e allâinsaputa del Pontefice (nel periodo, tra lâaltro, di convalescenza di Francesco dopo lâoperazione al colon).
Le parole del promotore Diddi
La documentazione è emersa dal telefonino sequestrato alla Zambrano nellâambito delle indagini della Guardia di Finanza di Sassari. Nella stessa inchiesta, trasmessa su rogatoria, si faceva âallusione a questa corrispondenza ma senza trovarlaâ, ha detto Diddi. âHo chiesto alla difesa di Becciu se erano intenzionati a produrla, ma si sono sempre giustamente riservati di depositarla. Mi sono mosso io con la Sovrana Autoritàâ, ha aggiunto il promotore, rendendo noto di aver ricevuto dal Papa a inizio mese la copia delle lettere e lâautorizzazione a metterle a disposizione. Nonostante l'opposizione di alcune difese, il carteggio è stato ammesso agli atti dal Tribunale vaticano, presieduto da Giuseppe Pignatone.
La prima lettera a firma del Papa
Il contenuto è stato letto integralmente e proiettato sul muro dellâaula. La prima lettera è firmata dal Papa e reca la data 21 luglio 2021. Si tratta di una risposta ad uno scritto del 20 luglio di Becciu, in cui il cardinale, in vista del processo che sarebbe iniziato pochi giorni dopo, il 27, chiedeva al Papa di confermare che lui stesso aveva avallato lâoperazione di compravendita dellâimmobile di Sloane Avenue, su proposta dellâonorevole Giancarlo Innocenti Botti. Contestualmente Becciu domandava al Papa la conferma del segreto pontificio sulla âvicenda Marognaâ, la manager sarda che si era proposta come intermediaria per la liberazione di una suora colombiana rapita dai jihadisti in Mali. Operazione per la quale la donna avrebbe percepito somme dalla Santa Sede, spese poi in beni di lusso.
"Pronunciamento negativo" su Londra
âLa sua lettera mi ha sorpresoâ, scrive il Papa, affermando di non voler entrare ânelle finalità sottese alle sue affermazioni ed alle sue conseguenti âstrategieâ processualiâ. âIn spirito di veritàâ il Pontefice chiarisce anzitutto che già da quando Becciu gli presentò lâipotesi di acquisto dellâimmobile di Londra âtale proposta mi parve subito strana per i contenuti, le forme ed i tempi scelti; al punto che, non disponendo di altri elementi di valutazione, suggerii che si procedesse ad una previa consultazione del Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, e di padre Juan Antonio Guerrero Alves, prefetto della SPE, per gli approfondimenti di rispettiva competenza. Occorreva, infatti, chiarire i contenuti e le prospettive di tale operazioneâ. Lââoriginaria perplessitàâ, scrive Francesco, si rafforzò ulteriormente âquando compresi che lâiniziativa in questione era, tra l'altro, indirizzata ad interferire, con effetti ostativi, con le indagini dell'Ufficio del Promotore di Giustiziaâ. Da qui il pronunciamento âin senso negativoâ.
La conferma del segreto su Marogna
Sulla conferma del segreto pontificio in relazione alla âvicenda del Mali ed a quella della Sloveniaâ, dove era registrata la società di cooperazione internazionale di Marogna, il Papa rileva due âdifferenze di fattispecieâ: âLa prima concerne attività istituzionali svolte da persone competenti e di indubbia professionalità nellâambito dei rispettivi ruoli; la seconda, come Lei sa bene, caratterizzata da estemporanei ed incauti affidamenti di risorse finanziarie distratte dalle finalità tipiche e destinate, secondo le tesi accusatorie, a soddisfare personali inclinazioni voluttuarieâ. âComprenderà bene come non sia possibile lâapposizione di alcun segreto pontificioâ, scrive il Papa a Becciu. âRimetto a Lei la valutazione di quale prospettazione vada oggettivamente a beneficio della Santa Sedeâ.
Due allegati
Il cardinale risponde il 24 luglio, ringraziando il Papa âper la telefonata di staseraâ, quella registrata: âLâho sentita come un vero Padre disposto ad ascoltare la pena di un figlioâ. Riepilogando le accuse a suo carico, il cardinale scrive: âDovrei citarla come testimone nel processo, ma non mi permetterei di farloâ. Tuttavia dice di aver bisogno di due dichiarazioni del Papa âche confermino come siano avvenuti i fattiâ.
Si tratta di due allegati in cui il porporato cerca dal Papa la conferma che era stato lui a dare il placet per âprocedere per la liberazione di suor Gloria Narvàez Argotiâ e che autorizzò lâallora sostituto âa recarsi a Londra per contattare unâagenzia specializzata in intermediazioneâ. Becciu chiedeva pure che il Papa confermasse âdi aver approvato la somma necessaria per pagare gli intermediari e quella fissata per il riscattoâ. Quanto a Londra, Becciu si appellava al Pontefice perché affermasse che aveva ritenuto âla proposta interessanteâ.
In sostanza Becciu domanda al Papa di annullare quanto affermato nella lettera del 21 luglio, apponendo sul testo una nota: âPrego non tener conto di questa lettera che ritengo nullaâ, con firma e data, così da poterla esibire in tribunale. Circa la liberazione della suora, Becciu afferma di sentirsi âlegato al Segreto di Stato per ragioni di sicurezza internazionaleâ e scrive al Papa: âMi dica Lei però se devo ritenerlo tale o se mi scioglie da esso e mi rende libero di rispondere a qualsiasi domanda che mi verrà fatta in Tribunaleâ. Comâè noto, Francesco ha poi dispensato il cardinale dal segreto così da permettergli di testimoniare il 7 aprile dellâanno scorso.
La seconda lettera del Papa
Ma non finisce qua. La terza lettera depositata da Diddi è ancora a firma del Papa e datata 26 luglio 2021. Il Papa fa intuire che non avrebbe voluto scriverla pensando di aver già chiarito la sua âposizione negativaâ sulle dichiarazioni che Becciu âintende farmi sottoscrivereâ: âEvidentemente e sorprendentemente, sono stato da Lei fraintesoâ, afferma. Il Pontefice ribadisce che sullâopposizione del vincolo di segretezza, âlâaffidamento di denaro ad un intermediatore, per gli aspetti opachi emersi secondo la tesi accusatoria, non può essere coperto da Segreto di Stato per ragioni di sicurezza, né suscettibile di apposizione del segreto pontificioâ. âMi duole comunicarle â aggiunge - di non poter dar seguito alla Sua richiesta di dichiarare formalmente ânullaâ e quindi di ânon tener contoâ della lettera che le avevo scrittoâ.
Il comandante della Gendarmeria testimonia in aula
A conclusione dellâudienza, sono stati ascoltati come testimoni il gestore finanziario Antonio Mauceri, il comandante della Gendarmeria vaticana Gianluca Gauzzi Broccoletti e il commissario Stefano De Santis che ha completato il controesame. Gauzzi, in particolare, ha confermato la âvisitaâ di lui e De Santis a casa del cardinale Becciu, il 3 ottobre 2020, quando diventava âintensaâ la campagna mediatica contro il porporato. Con Becciu parlarono per circa âunâora e mezzoâ in particolare dellâaccusa di aver finanziato testimoni in Australia del processo per abusi su minori a danno del defunto cardinale George Pell. Ma mentre su questa e altre vicende, Becciu si mostrava âdistaccatoâ, ha affermato il comandante, quando invece gli parlarono di alcune âcarte dalla Sloveniaâ che dimostravano il diverso utilizzo dei soldi da parte della Marogna, âil cardinale si piegò sulle ginocchia e mettendosi le mani sul viso, disse: âSe esce questa cosa, sarà un grave danno per me e per i miei familiariâ. In altre due circostanze, sempre sul caso Marogna, Becciu âdisse che qualora questa cosa fosse stata pubblicata âmi avrebbero uccisoââ, ha detto Gauzzi, sottolineando che il cardinale aveva tuttavia âespresso la volontà di rifondere la somma utilizzata da Cecilia Marogna con una sua dazione volontaria su un conto corrente Iorâ. Il comandante ha assicurato inoltre che mai disse a Becciu di tenere segreto lâincontro.
Dichiarazione spontanea di Becciu
In una dichiarazione spontanea, il cardinale, dicendosi âamareggiatoâ dalle parole di Gauzzi, ha affermato che proprio il capo della Gendarmeria gli ripeté di mantenere riservato lâincontro: âMi disse anche che il truffato ero io e non era giusto che mi facessi carico di pagare spese personali fatte da Marogna. Non è vero che mi sono scaldato solo per la questione Marogna. Certamente mi sono mostrato preoccupato perché era un segreto che dovevamo mantenereâ. Queste nuove dichiarazioni, ha concluso il cardinale, sono âuna nuova ferita che si aggiungeâ.
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