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Proteste popolari anti-governative a Caracas Proteste popolari anti-governative a Caracas 

Carriquiry: l’America Latina chiede risposte ad una grave crisi epocale

Diseguaglianze enormi, povertà diffusa, corruzione dilagante, crisi delle ideologie politiche: sono gli ingredienti di una situazione esplosa in proteste popolari e violenze di strada che percorrono la regione. E’ il quadro illustrato dal prof. Guzmán Carriquiry Lecour in una conferenza agli studenti dell’Accademia latinoamericana dei leader cattolici

Roberta Gisotti – Città del Vaticano

“C³ó±ð cosa sta succedendo in America Latina?†Parte da questa semplice domanda il professor Guzmán Carriquiry Lecour, segretario della Pontificia Commissione per l’America Latina, per offrire un’analisi approfondita della crisi sociopolitica e culturale, che sembra accomunare la storia presente dei Paesi di questa ampia regione “con le maggiori diseguaglianze nel mondo interoâ€, dove “le enormi concentrazioni di ricchezza delle oligarchieâ€, mostrata con stili di vita opulenti e sempre più protetta in ogni modo, coesistono con le sacche della miseria estrema e con la maggioranza delle popolazioni che lotta ogni giorno per mantenere le proprie condizioni di vita e di lavoro. “Il 40 per cento della popolazione occupata in America Latina riceve un reddito inferiore al salario minimoâ€, per metà impiegata in lavori umili e precari.

Le proteste popolari che esplodono nelle strade

E’ evidente – osserva Carriquiry, nativo dell’Uruguay, esperto di diritto e scienze sociali, da 40 anni al servizio della Santa Sede – che l’America Latina sia entrata in una fase ‘effervescente’ di proteste popolari che esplodono sulle strade e nelle piazze di molti Paesi come Haiti, Portorico, Nicaragua, Colombia, Ecuador, Venezuela, Bolivia, Cile, “in un clima a volte di violenza scatenataâ€. In questo scenario – lamenta Carriquiry -  “ci sono poche risposte nel dibattito politico e intellettuale in America Latina. O, almeno, poche risposte ragionevoli e convincentiâ€. Le élite finanziarie, politiche e intellettuali di questi Paesi non sono state infatti “in grado di monitorare e capire cosa stava succedendo, cosa sarebbe successo e cosa accade oraâ€.  Per questo “la Chiesa latinoamericana è chiamata a discernere i ‘segni dei tempi’ in quell'attento ascolto della realtà cui Papa Francesco la chiamaâ€.

Un cambio di era che ha aggravato gli squilibri sociali

“In generale, regna una grande incertezza, se non confusioneâ€, spiega Carriquiry, dove non ci sono ancora gli strumenti per affrontare un “cambio di eraâ€, dopo il crollo del socialismo reale, la fine del mondo bipolare e della guerra fredda, il tramonto dell’ideologia marxista-leninista, la crisi del nuovo ordine internazionale proclamato dal neocapitalismo trionfante e l’emergere di nuovi poteri economici e finanziari, che hanno aggravato il divario tra l’opulenza di pochi e la miseria delle folle escluse e gli squilibri sociali causati da protezionismi e guerre commerciali.

Il disagio crescente per un futuro senza speranza

E’ quindi molto chiaro che le proteste popolari e di strada diffuse in America Latina siano originate dalla povertà e dalla diseguaglianza e non siano il prodotto di chissà quali cospirazioni, viste da destra o da sinistra e sono invece la risposta “al carico di molte sofferenze e sacrifici sopportati, molte umiliazioni sofferte e orizzonti di speranza che appaiono bloccatiâ€. A questo si aggiunge la corruzione diffusa in molti Paesi che ha avuto pure un grande impatto mediatico e giudiziario, che ha coinvolto organi dello Stato, leader politici, impresa pubblica e privata. Il risultato a livello popolare “è stato un mix di rabbia spesso incontrollataâ€.

I gravi fallimenti istituzionali

Questi “fallimenti istituzionaliâ€, denuncia Carriquiry,  hanno minato “la credibilità non solo delle autorità governative, ma anche delle élite tecnocratiche, delle forze armate, delle corporazioni aziendaliâ€, mentre i sindacati sono “piuttosto indebolitiâ€, rappresentando soprattutto i lavoratori con occupazione formale, mentre la maggior parte sono precari o esclusiâ€. Gli stessi partiti politici attraversano crisi d’identità; quelli conservatori e liberali continuano a scommettere sulle politiche economiche neoliberiste senza aver appreso la lezione dei guasti che hanno procurato; quelli di sinistra, esaurite le spinte ideali, hanno finito per accettare acriticamente i valori e i sottoprodotti culturali delle società consumistiche. Non c’è da stupirsi – osserva Carriquiry – che siano diventati anche i principali sostenitori della liberalizzazione dell’aborto, dei matrimoni omosessuali, dell’affitto degli uteri, dell’agevolazione dei divorzi, dell’ideologia di genere. “E’ grave che le sinistre – sottolinea ancora - non siano in grado di guardare la realtà con gli occhi degli esclusi ‘scartati e abbandonati’ e al tempo stesso di proporre un progetto nazionale per il bene comune di tuttiâ€.

La crisi della politica autoreferenziale

“I partiti di destra e di sinistra non riescono a sbarazzarsi delle loro logorate ideologieâ€. E per questo “le spontanee proteste popolari e di strada scoppiate di recente mancano di leader, di partiti e di modelli che abbiano la credibilità per incanalarle. Alcuni pretendono di strumentalizzarle, ma non le rappresentano né le dirigono†e la gente è molto stanca delle corporazioni autoreferenziali e dei politici, “più interessati a propri interessi che al bene comune, senza passione per il proprio popolo e ancor meno per gli umili e gli indifesi, senza grandi progetti nazionali e popolari, incapaci di suscitare speranze fondateâ€.

Il ruolo della Chiesa per rilanciare i dialoghi nazionali

Se la democrazia rappresentativa è in crisi non solo in America Latina ma in tutto l’Occidente, l’appello di Carriquiry è rivolto alle diverse istituzioni politiche, educative, culturali, economiche, sociali e religiose perché sappiano rilanciare dialoghi nazionali “che saranno tanto più solidi e fecondi quando coinvolgeranno i più diversi livelli della società civileâ€. “I nostri Paesi hanno bisogno di grandi obiettivi e politiche statali che, in linea  di massima, non dipendono dagli interessi politici ed economici che si muovono nelll’alternarsi dei governiâ€. In questo la Chiesa è chiamata a svolgere un ruolo educativo e di promozione per un’autentica riconciliazione e democratizzazioneâ€.

Il bicentenario dell’indipendenza

Ha invitato, Carriquiry, a non perdere di vista la prospettiva e l’utopia della “Grande Patriaâ€, che Papa Francesco tiene alta, per raggiungere condizioni di vita più dignitose per tutti i popoli latinoamericani, “al di là di circoli viziosi logori del neocapitalismo tecnocratico ultraliberale e del socialismo statalista autocraticoâ€. “Nel bicentenario dell'indipendenza dei Paesi dell'America Latina, - ha sollecitato Carriquiry - dobbiamo tenere presente che questa integrazione è una condizione necessaria per riaffermare la nostra indipendenza oggi contro tutte le minacce di nuove forme di colonizzazione economica, culturale e ideologica che già minacciano il bene dei nostri popoliâ€.

Una nuova presenza dei cattolici in politica

Per questo è necessaria una nuova presenza dei cattolici in politica, di cui il Papa parlerà con gli oltre 3 mila giovani economisti, imprenditori e operatori sociali, convocati ad Assisi, dal 26 al 29 marzo prossimi. “Una nuova presenza - come indicato da Francesco - che implica non solo nuovi volti nelle campagne elettorali, ma, soprattutto, nuovi metodi che consentano di forgiare alternative contemporaneamente critiche e costruttive. Alternative che cerchino sempre il bene possibile, anche se è modesto. Alternative flessibili, ma con una chiara identità sociale cristiana. E, per questo, è necessario valorizzare nuovamente la nostra gente e i movimenti popolari che esprimono la loro vitalità, la loro storia e le loro lotte più autenticheâ€.  

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22 gennaio 2020, 15:27