Santa Sede alla Fao: la desertificazione causa fame e migrazioni
Michele Raviart â Città del Vaticano
âLa siccità ha conseguenze importanti per lo sviluppo agricolo e la produttività. Rappresenta una seria minaccia per la sicurezza alimentare, diventando una causa di migrazione globale e di esodo umanoâ. Così mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso la Fao, è intervenuto al seminario internazionale su âsiccità e agricolturaâ promosso proprio dallâorganizzazione delle Nazioni Unite che si occupa di cibo e agricoltura in occasione della Giornata internazionale contro la desertificazione. âUn fenomeno devastante che va avanti da troppo tempoâ, e che ha effetti negativi sulle persone, sul bestiame, sui raccolti e sul costo del cibo, impattando âsulle evidenti crisi alimentari e sulle carestie che purtroppo producono numerose vittime tra le persone più vulnerabili in diverse parti del mondo.
Gestire e conservare lâacqua
Lâacqua, come ha ricordato di recente Papa Francesco in un messaggio per la Giornata mondiale dellâacqua, è una risorsa che va gestita e conservata, perché la sua mancanza ha effetti devastanti. La mancanza dâacqua e la sua scarsa e diseguale distribuzione sta causando sofferenza molte persone, spiega mons. Chico Arellana, spesso nellâindifferenza e nellâinsensibilità dei media principali.
Lâuso della tecnologia
È quindi necessario trovare una soluzione âurgente e sensataâ, a partire da alcune misure preventive. In questo senso è decisivo lâuso della tecnologia, a partire dai satelliti di osservazione della Terra, âche possono contribuire, dallo spazio, al monitoraggio del territorio e alla prevenzione delle calamità naturaliâ o dal portale sulla produttività idrica della Fao, che âpuò aiutare a prevedere le ondate di siccità e consentire alle popolazioni locali di prepararsi a superare la crisi.
Le assicurazioni agrarie
âAccanto alle misure preventiveâ, prosegue lâosservatore della Santa Sede, âè opportuno ricordare che esistono anche buone esperienze di assicurazione agraria, sviluppate e sostenute dai governi in collaborazione con iniziative private, che forniscono una copertura contro la siccità ai produttori o consentono ai governi di affrontare adeguatamente lâeventualità di fare grandi spese per aiutare le persone che soffrono di siccità estremaâ.
Unâagricoltura resiliente
Decisiva è poi la costruzione di una resilienza, nel doppio campo delle colture e delle persone. Unâagricoltura resiliente, infatti, âè in grado di far fronte al cambiamento climatico e alla scarsità dâacquaâ. È importante continuare a dedicare risorse finanziarie alla scoperta e allâapplicazione di pratiche e tecniche finalizzate ad una più efficiente gestione dellâacqua e del suolo, con misure che promuovano sistemi di irrigazione pianificati che non sprechino questo bene fondamentale, nonché infrastrutture e impianti che proteggano le colture da fenomeni atmosferici dannosi come il gelo e la grandineâ. Iniziative che, tuttavia, non si devono trasformare âin una strategia per facilitare la sostituzione di colture e varietà locali con altre create in laboratori che finiscono per danneggiare la biodiversitàâ.
La resilienza umana
Per âresilienza umanaâ, spiega ancora mons. Chico Arellana, si intende âla capacità delle popolazioni di non soccombere alle spinose sfide del nostro tempo e di trovare soluzioni che limitino e attenuino gli effetti dirompenti del cambiamento climatico. Si tratta di restituire speranza alla famiglia umana e al pianeta in cui viviamoâ. Una logica che si rafforza tanto con âlâapertura allâaltroâ quanto con la cooperazione internazionale.
La desertificazione è come una malattia fisica
Come ha scritto Papa Francesco nella Laudato Siâ, conclude lâosservatore della Santa Sede, âpossiamo considerare la desertificazione del suolo quasi come una malattia fisicaâ, âche colpisce ciascuno e richiede quindi il conforto degli altriâ, oltre a âinterventi concreti, non solo di natura straordinaria o di emergenzaâ.
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