Santuario di Albano, il rettore: la Chiesa madre accogliente per invocare la pace
Antonella Palermo - Città del Vaticano
La Diocesi di Albano è in fermento per l'accoglienza di Papa Leone XIV che qui torna per stare insieme ai più vulnerabili. Il 17 agosto celebrerà la Messa nel Santuario Santa Maria della Rotonda, molto venerato dagli abitanti della cittadina laziale. Sarà la Caritas ad animare, con l'Ufficio liturgico, la celebrazione. A guidare la processione offertoriale una famiglia peruviana che è stata accolta nella Casa "Cardinale Pizzardo" voluta nel 1993 dalla Diocesi come luogo sicuro per nuclei in difficoltà, soprattutto per i rifugiati politici. Ai media vaticani il rettore del Santuario, don Adriano Gibellini, racconta il clima d'attesa per l'arrivo del Pontefice.
Don Adriano, che storia ha il Santuario di Santa Maria della Rotonda?
È importante sottolineare come il Papa per questo incontro abbia scelto il cuore della Diocesi, l'edificio religioso più antico tuttora esistente, perché il tempio è una costruzione del 94 d.C. che nasce prima di tutto come un ninfeo della villa di Domiziano e viene trasformato poi in impianto termale per i legionari della seconda legione partica. La tradizione però ci dice che già nell'VIII secolo questo edificio incomincia ad essere un punto di riferimento per i cristiani di quella prima comunità che si era formata ad Albano. La tradizione narra dell'arrivo di una tavola, quella della Madonna, che viene portata dalla Grecia e viene messa in questo tempio. Certamente dal 1060, con la consacrazione del tempio, abbiamo la certezza che sia una chiesa adibita al culto cristiano. Interessante dire che il popolo di Albano è sempre stato devoto a questa Madonna e soprattutto nell'800 - un momento un po' critico non solo a livello sociale ma anche per il dissesto provocato dal terremoto e dai nubifragi che colpivano la zona dei Castelli, uniti poi alla peste - questa Madonna diventa il punto di riferimento per le preghiere di tutto il popolo di Albano. Nel 1867 il vescovo di Albano, il Servo di Dio cardinale Alfieri, fa voto solenne che, se la città fosse stata preservata dalla peste, ogni prima domenica di agosto si sarebbe festeggiata la sua intercessione. E così in effetti fu: nell'arco di una settimana il colera finì ma purtroppo lui fu chiamato al Cielo proprio con il morbo della peste.
Cosa significa la presenza del Papa Leone XIV qui?
Da quel momento nel Santuario si ricorre soprattutto nei momenti di difficoltà, in cui con più forza si chiede l'intercessione della Vergine. È anche attraverso questa visita di Papa Leone che vogliamo idealmente rinnovare la nostra devozione a Lei che ci ha protetto e soprattutto ci ha dato sempre quella speranza nel cuore per cui siamo sicuri che il Signore non ci lascia soli. Per quanto riguarda la preparazione, il Santo Padre ci ha colto di sorpresa. Era stato ad Albano solo il 20 luglio e già ritorna un'altra volta in mezzo a noi. Stiamo preparando tutto per dargli una degna e bella, soprattutto calorosa, accoglienza. E quindi in questi giorni ci sono persone che vengono, chiedono, vogliono tutti partecipare a questo momento di grazia per la nostra comunità. Attraverso la presenza del Papa noi vogliamo anche leggere la sollecitudine della Chiesa verso ciascuno di noi, verso le persone sole e i poveri. Soprattutto, invocheremo una benedizione su tutti quei fedeli che per tanti anni hanno frequentato il Santuario e che ora sono infermi e sono nelle loro case.
Il fatto che la Chiesa diventi una sorta di grembo che accoglie i più fragili, oggi più che mai, che valore ha?
Certamente spesso la solitudine, l'indifferenza e anche la marginalità di certe persone ci fanno pensare che non ci sono più relazioni umane autentiche. Ecco, la Chiesa ancora una volta, si fa madre e maestra e vuole in qualche modo, non dico sopperire, ma perlomeno dare l'esempio di come si ama l'uomo in tutta la sua integrità, sia quella fisica sia quella morale. E, soprattutto per quelli che sono soli e abbandonati, certamente il grembo della Chiesa diventa quel grembo materno che ci accoglie, che ci cura.
Come non pensare a tutti coloro che, oltre all'indigenza, sono vittime della violenza bellica in varie parti del mondo. Peraltro, la stessa città di Albano subì il primo e più massiccio bombardamento aereo alleato durante la Seconda guerra mondiale...
Un'altra pagina dolorosa della città di Albano. Accadeva il 10 febbraio 1944, quando ben 700 persone avevano trovato rifugio nelle Ville pontificie, e fra queste c'erano donne sole e bambini, mentre gli uomini stavano in guerra. Ecco, il grembo materno della Chiesa in quell'occasione fu appunto il dare l'ospitalità e la lungimiranza di Pio XII, che volle accogliere nei suoi giardini, e addirittura nel Palazzo Apostolico, questi rifugiati. Guardare a questo significa ancora una volta sentire la Chiesa come madre, vicina nei momenti di difficoltà. Il nostro Santuario in quell'occasione divenne anche rifugio per la gente e la Madonna con il Bambino attualmente ha sopra il suo capo due corone d'oro offerte dalle famiglie dei sopravvissuti a quel bombardamento. E c'è un chiaro riferimento al dono della pace, proprio nell'iscrizione dietro la corona, in cui si invoca dalla Madre Regina della Pace la protezione sulla città e sul mondo intero. Anche questo diventa per noi motivo di speranza e soprattutto di preghiera, perché l'intercessione della Vergine aiuti coloro che stanno in difficoltà, soprattutto nella guerra e soprattutto nella fame.
In occasione del Giubileo del 2000, il Santuario fu restaurato. A distanza di 25 anni, nel mezzo di un altro Giubileo, quali sono le sue riflessioni su questo tempo opportuno per "risistemarci" interiormente?
Bisogna dire che in questo momento il Santuario, inserito nella parte storica della città, è attorniato dalla presenza di tante famiglie di extra-comunitari. Come ogni centro storico, a volte, proprio le case che forse sono state lasciate dalle persone più anziane, vengono date a chi proviene da altri Paesi. È bello, a volte, vedere il rispetto che queste famiglie, queste persone hanno nei confronti del Santuario, nei confronti anche della Madonna, soprattutto in occasione delle feste. Ma anche la presenza del Santuario è un punto di riferimento per loro, perché spesso le vedo entrare anche solo per ammirare l'aspetto architettonico, oppure si fermano a contemplare il volto della Vergine, quasi che contemplino il volto della loro madre serena, della loro madre che forse hanno lasciato in Paesi lontani.
Don Gibellini, a livello liturgico c'è qualche particolarità che ci vuole evidenziare in merito alla celebrazione di domenica?
Ci sarà sicuramente l'animazione anche da parte dei volontari della Caritas. Una curiosità è solamente quella che durante la processione offertoriale dal Papa il primo dono sarà portato da una famiglia peruviana che ha trovato accoglienza nella nostra Casa di Torvaianica. Così potrà ricevere anche il conforto di una sua vicinanza e di una sua benedizione. E poi saranno i collaboratori dalle varie Caritas parrocchiali a presentare altri doni al Santo Padre.
Lei come vive l'attesa di Leone XIV? E cosa la colpisce maggiormente da questi primi mesi di pontificato?
Innanzitutto mi ha colpito la semplicità e la cordialità con cui si rapporta con le persone. Ho avuto modo di avvicinare già il Santo Padre in due occasioni in questo mese e durante la visita in cattedrale che ha fatto il 20 di luglio. È una persona davvero molto cordiale, molto empatica, attenta. Sì, direi che quello che soprattutto mi ha lasciato in qualche modo felice nel potermi rapportare con lui è proprio il fatto che è una persona attenta, che sa dire una piccola parola ma che ti riscalda il cuore. Penso che Papa Leone sarà certamente un Papa che si avvicinerà a ciascuno di noi con tanta semplicità e tanta empatia.
Peraltro ricordiamo pure che il vostro Santuario, almeno così si racconta, è legato in qualche modo al carisma agostiniano...
È la tradizione che ci ha consegnato questa notizia. Nel 768, si dice che un gruppo di suore agostiniane ha portato dalla Grecia questa tavola della Madonna. Ma storicamente non abbiamo una documentazione tale che lo attesti se non dal 1060 in poi che c'è il culto della Vergine nel Santuario.
In un tempo così funestato dai conflitti, quale forza si trae dalla preghiera?
La preghiera è l'unica arma che abbiamo per contrastare le armi degli uomini. È un'arma che ci aiuta senza dubbio non solo a sentirci vicino al Signore ma anche a ottenere, per intercessione della Vergine, ciò che sta nel nostro cuore. Nelle formulazioni liturgiche diciamo spesso che presentiamo al Signore la nostra preghiera "oltre ciò che la nostra speranza può attendere". Ecco, la preghiera è la via maestra che ci porta al cuore di Dio che è la nostra speranza e quindi da Lui otterremo tutto quello che desideriamo.
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