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Il Papa durante l'udienza generale in Aula Paolo VI Il Papa durante l'udienza generale in Aula Paolo VI

Dal Papa la Comunità di San Giacomo per i cattolici di lingua ebraica in Israele

Quattordicimila fedeli giunti da ogni parte del mondo hanno partecipato oggi all'udienza generale di Leone XIV. Dopo aver riempito l’Aula Paolo VI, sono stati dislocati in piccola parte nel cortile del Petriano e il resto all’interno della Basilica Vaticana. Tra loro anche 150 giovani del Campo internazionale promosso dall’Opera per la Gioventù “Giorgio La Pira”, provenienti da diversi Paesi dell'area mediterranea

Fabrizio Peloni - Città del Vaticano

 
Era particolarmente significativa la presenza in Aula Paolo VI, all'udienza generale di Papa Leone XIV, questa mattina 13 agosto, di 35 fedeli della Comunità di San Giacomo per i cattolici di lingua ebraica in Israele. "Torniamo a casa per essere segni visibili di speranza", ha detto convinto il vicario patriarcale Piotr Zelazko, spiegando che il gruppo è "a Roma in pellegrinaggio giubilare in rappresentanza delle sette comunità che fanno parte del Vicariato, e di questa bellissima chiesa di Gerusalemme; e la nostra speranza quotidiana - confida il sacerdote polacco - è di creare ponti fra il mondo ebraico e quello cattolico, pregando per la liberazione degli ostaggi, così come per la fine delle sofferenze a Gaza e per tutte le vittime del conflitto in Terra Santa". Per lui la prospettiva è quella del perdono: "Cerchiamo di essere sempre con chiunque vive nel dolore perché le lacrime delle madri non hanno bandiera e noi come cristiani dobbiamo offrire una luce per tutti". "In questi giorni lontano dalla devastazione degli ultimi due anni e nel cuore della cristianità i nostri fedeli sentono la libertà di esprimere la propria fede e viverla insieme con tanti altri cattolici venuti da tutto il mondo", gli fa eco don Benedetto di Bitonto, responsabile della comunità dei cattolici di lingua ebraica a Gerusalemme.

I giovani dall’Opera per la Gioventù “Giorgio La Pira”

Altri segni visibili di speranza nell’Aula Paolo VI sono i 150 giovani del Campo internazionale promosso dall’Opera per la Gioventù “Giorgio La Pira”. "Al Papa, tutti insieme - a prescindere dalla propria religione, cultura e nazionalità - hanno testimoniato come, con la volontà e l’impegno fattivi, la pace sia una possibilità concreta. Stanno vivendo un’esperienza umana improntata sul pensiero, attualissimo, del 'sindaco santo', e stanno affrontando le grandi questioni del dialogo per la pace nel Mediterraneo", evidenzia il presidente Gabriele Pecchioli. I giovani sono ospitati dal 10 al 21 agosto presso il Villaggio La Vela di Castiglione della Pescaia, che quest’anno celebra il 70° anniversario. Sono ragazzi in età universitaria provenienti da Italia, Libano, Egitto, Siria, Ucraina, Russia, Israele e Palestina e altri Paesi dell’aera mediterranea. Tra loro Elia Granchi, alla sua prima esperienza, si dice colpito "dall’accoglienza incondizionata, senza barriere che si respira quotidianamente tra noi; nella condivisione quotidiana si costruisce la pace".

 

I chierichetti da Malta

Hanno salutato il Pontefice anche alcuni chierichetti maltesi provenienti da Gozo. Hanno tra i 13 e i 16 anni e fanno parte del terzo dei sei gruppi che durante l’estate sono impegnati nell’animazione liturgica delle Messe celebrate nella basilica di San Pietro, rinnovando una tradizione che si ripete da 60 anni. È infatti dal 1965, con il Concilio Vaticano II non ancora concluso, che giovani ministranti ogni estate arrivano in Vaticano dall’isola nel cuore del Mediterraneo.

 

Due dipinti in dono

Michal Libant, fondatore e responsabile della comunitá Dismas, attiva nell’assistenza spirituale nelle carceri della Slovacchia, ha donato a Leone XIV un dipinto realizzato da un ergastolano di Leopoldov. "Dio non agisce solo fuori. Dio vuole cambiare le persone anche in prigione", chiarisce Libant, sottolineando come "pure a queste persone il Padre celeste dà la possibilità di tornare a casa". Anche Eva Vukina, giovane artista croata, ha consegnato un proprio quadro, intitolato Habemus Papam. "L’8 maggio scorso, il giorno dell’elezione di Leone XIV, l’ho realizzato in quattro ore e ho sentito di rappresentare come lo Spirito Santo agisce nella Chiesa", spiega la giovane, accompagnata all’udienza da suor Matija Pacar, scolastica francescana di Cristo Re. "Nelle sue opere vedo il cielo, sono un atto di fede e gioia, sono il frutto della sua preghiera", commenta la religiosa.

 

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13 agosto 2025, 15:30