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Un'immagine di Santa Francesca Romana, copatrona di Roma Un'immagine di Santa Francesca Romana, copatrona di Roma  

Il Papa alle Oblate di Santa Francesca Romana: agite per l'unità della Chiesa

In un messaggio alle religiose del Monastero di Tor de’ Specchi, nel cuore di Roma, in occasione del VI centenario dell’oblazione della fondatrice, copatrona di Roma, Leone XIV le invita a proseguire nell’impegno ad essere “scuola di carità operosa, fonte di spiritualità e ideale d’offerta di sé a Cristo e alla Chiesa”

Alessandro Di Bussolo - Città del Vaticano

La vostra presenza di Monastero “aperto” nel cuore della Città Eterna sia continuazione della santità della Madre fondatrice, che si impegnò “a generare Cristo nel mondo” con la sua testimonianza di fede, fu docile “alla guida degli Angeli” e si impegnò “per l’unità della Chiesa”, con la preghiera e l’azione. E’ l’invito che Papa Leone XIV rivolge alle Suore Oblate di Santa Francesca Romana di Tor de' Specchi, in un messaggio inviato in occasione del sesto centenario dell'oblazione della santa. Il 15 agosto 1425, nella solennità dell’Assunzione, ricorda il Papa, Santa Francesca Romana, “dopo una vita vissuta come sposa e madre esemplare, insieme alle prime nove compagne, emise l’oblazione solenne, consacrandosi a Dio nel servizio umile e dedito a quanti erano afflitti dalle povertà umane e spirituali del suo tempo”.

Una scuola di carità operosa e fonte di spiritualità

Erano un piccolo gruppo di donne delle famiglie più ricche e facoltose della nuova nobiltà cittadina, che, pur continuando a vivere nelle proprie case, si impegnavano, con l’oblazione, a una vita cristiana più perfetta, nella frequenza sacramentale, nelle penitenze, nelle opere di carità. In questi sei secoli, prosegue Leone XIV, la Famiglia religiosa fondata nel 1433, ispirata alla Regola del “grande padre del monachesimo occidentale San Benedetto”, è stata “scuola di carità operosa, fonte di spiritualità e ideale d’offerta di sé a Cristo e alla Chiesa”.

C’è bisogno di donne “appassionate del Vangelo”

Per il Pontefice Santa Francesca Romana, che con i santi apostoli Pietro e Paolo, e san Filippo Neri è patrona di Roma, tanto amata dai fedeli, “continua ad essere faro che illumina i credenti di ogni epoca, facendo ardere il fuoco dell’amore di Cristo nell’uomo d’oggi”. La nostra società, prosegue, ha bisogno di donne come Lei “appassionate del Vangelo” e, ricorda citando Papa Eugenio IV nella Bolla di fondazione, “accese dallo zelo di Dio, desiderose di servire l’Altissimo in spirito di umiltà e, per quanto è possibile alla loro fragilità, di imitare la vita apostolica per guadagnare se stesse a Cristo e vivere in comune e carità…”.

San Giovanni Paolo II e il radicalismo evangelico

Papa Leone XIV ricorda anche San Giovanni Paolo II, che in una lettera alle Oblate, nel 1984, le invitò a “compiere scelte di profondo radicalismo evangelico, caratterizzato da austera disciplina, da gioiosa rinunzia e da generosa oblazione”. Sottolinea quindi tre risvolti della santità della Madre fondatrice. Il primo è lo zelo con cui Santa Francesca Romana si impegnò “a generare Cristo nel mondo e a renderne forte e reale la presenza con la sua testimonianza di fede e santità”. Il secondo è la sua docilità “alla guida degli Angeli”, che coltivava con la preghiera e la meditazione della Parola di Dio. La terza virtù, ricorda il Papa, è l’impegno “per l’unità della Chiesa, per la quale si profuse, con la preghiera e con l’azione”.

Un Monastero come “lampada per la storia”

Il Monastero di Tor de’ Specchi, ai piedi del Campidoglio fra la Basilica di s. Maria in Aracoeli e le rovine del Teatro di Marcello, “aperto” come lo volle la Madre fondatrice, è, sottolinea Leone XIV, “lampada per la storia e il cammino di un popolo”. E che numerosi, nei secoli, sono stati i devoti della Santa che si sono recati in questo luogo “così sublime, ricco di arte e di spiritualità, per attingere la pace interiore e assaporare l’amore di Dio, e ancora oggi c’è tanto bisogno, in una società così frenetica ed opulenta, di oasi come questa”. Lo Spirito Santo, è l’incoraggiamento del Pontefice, vi aiuti a “ravvivare il vostro carisma” e vi rafforzi per  “proseguire nella missione per il bene della Chiesa”.

La preghiera della fondatrice: “Mi hai condotto nella tua volontà”

Infine l’auspicio di Papa Leone XIV è che per le Oblate di Santa Francesca Romana sia “programma e profezia” la preghiera della Madre fondatrice: “Hai stretto nella tua mano la mia mano destra, mi hai condotto nella tua volontà e mi hai accolto nella gloria”. E che le religiose si sentano “unite alla Chiesa che guarda a Voi con speciale dilezione”, affidate come sono all’assistenza spirituale del cardinale Fortunato Frezza, “chiamato ad accompagnarVi e sostenerVi in questo tratto di strada perché insieme possiate guardare il futuro con speranza e docilità”.

Messa presieduta dal cardinale Frezza 

Ed è stato lo stesso porporato a presiedere la Santa Messa, alle 10.30, nel Monastero delle Oblate a Tor de' Specchi, in occasione del sesto centenario dell'oblazione della santa e della solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria.

I primi passi delle Oblate

La formula di oblazione venne pronunciata nella basilica di Santa Maria Nova, officiata dai monaci olivetani. Fin dagli inizi il gruppo fu dunque caratterizzato da un preciso riferimento ai valori della spiritualità benedettina, anche se per qualche anno le oblate continuarono a vivere nelle proprie famiglie.  Soltanto nel 1433 venne acquistata una casa nel versante occidentale del Campidoglio, dove si ritirarono per condurvi vita in comune. Francesca le raggiunse dopo la morte del marito, nel 1436, e assunse il governo della comunità, provvedendo come una madre a tutte le necessità materiali e spirituali delle sue figlie. A Tor de’ Specchi Francesca rimase quattro anni. Stremata dalle veglie, dai digiuni, dalle penitenze incessanti, moriva serenamente la sera del 9 marzo a palazzo Ponziani, recitando l’Ufficio della Vergine, al cui culto era sempre rimasta devota.

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15 agosto 2025, 13:05