L'abbraccio di Leone alla famiglia di Ignacio. I genitori: "Confortati nel nostro dolore"
Salvatore Cernuzio - Città del Vaticano
Stavano tutti pregando nel reparto di terapia intensiva, Pedro Pablo, Carmen Gloria, Pedro Pablo jr e Adela, per il loro Ignacio, questo figlio e fratello che al momento sembra essere alle sue ultime ore di vita. Erano ad occhi chiusi e un sacerdote che li accompagnava ha dovuto dargli una gomitata quando è arrivato lui, Papa Leone, presentatosi senza alcun preavviso al Bambino Gesù per portare il suo personale conforto a questo ragazzo quindicenne per il quale aveva chiesto preghiere a tutti i presenti a Tor Vergata la sera della veglia del Giubileo dei Giovani.
Svegli da giorni per pregare e chiedere un "miracolo"
Ignacio è sedato, non ha visto né sentito nulla. Ha un linfoma che aggredisce le vie respiratorie; una situazione delicatissima che fa temere il peggio. Che non è solo la morte, ma anche la sofferenza. I genitori, il fratello di 24 anni e la sorella di 17 sono però svegli da giorni, da quando al ragazzo, venuto con la sua comunità del Cammino Neocatecumenale da Murcia (Spagna) a Roma per l’evento giubilare, ha avuto quattro giorni fa come una “esplosione” nel petto che lo ha fatto collassare e ha reso urgentissimo il ricovero nel nosocomio pediatrico. A casa faceva attività fisica, ha avuto solo un po’ di tosse, nessun preavviso, nessun allarme. Eppure, se lo avessero ricoverato qualche ora più tardi ora non ci sarebbe più, hanno detto i medici.
Sono svegli, quindi, mamma, papà e fratelli, giorno e notte a pregare, a sperare, a urlare a Dio di compiere “un miracolo”. E anche a commuoversi davanti all’ondata di solidarietà e vicinanza ricevuta dopo l’appello di Papa Leone.
"Siamo fatti per il cielo"
Lui, Papa Leone. “Un uomo semplice”, dice Adela. È rimasto circa mezz’ora con la famiglia, prima di andare a trovare alcuni pazienti del reparto oncologico e incontrare individualmente altri giovani malati e il personale dell’ospedale. Con i Gonzálvez, il Pontefice ha pregato l’Ave Maria e il Padre Nostro, ha dato a ognuno la benedizione e ha parlato di Vangelo, di vita eterna, di volontà di Dio. Ha detto loro:
“Ci ha aiutato molto, ci ha dato una parola. È stato incredibile”, racconta il papà commosso al telefono coi media vaticani, mentre attende il prossimo turno per stare accanto al figlio. Leone XIV, spiega ancora Pedro Pablo, “ci ha detto che l’importante è fare la volontà di Dio, che il nostro vero posto è la vita eterna in cielo. Questo ci ha confortato, perché siamo persone che cerchiamo di vivere la fede e sappiamo che è la verità. E in momenti in cui uno soffre così fortemente, sentire che il Papa viene e ti dà una parola così è… la cosa migliore che ci potesse capitare”.
Presenza di Dio
Ne è convinta pure Carmen Gloria che lo ripete con la sua voce cristallina che ogni tanto si incrina quando spiega le condizioni di quello che, anche se quindicenne, resta il suo “bambino”. Nessuno può immaginare in quale oceano di dolore possa annegare una madre che vede il figlio affrontare un male simile. Lei però, come il marito, parla di fede, di consolazione. Ringrazia il Papa per questa “sorpresa”: “Mi ha detto che se Ignazio era venuto fino a Roma, lui poteva venire fino all’ospedale a vederlo. Sono state parole semplici, ma ricche di affetto”.
“Il Papa - sottolinea ancora la donna - ci ha detto che questo è un mistero e che nonostante molte cose non le capiamo, sappiamo che Dio è lì e vuole il meglio per tutti. Come madre ho visto che Gesù Cristo si è avvicinato a me e mi ha detto ‘non sei sola’. Ecco cos’è stata per me la presenza del Papa in ospedale: la conferma che Dio non ci ha abbandonato”.
Un fiume di vicinanza e solidarietà
Ma è tutto il mondo ora, dopo esser stato allertato dal Papa, a non voler abbandonare questa famiglia che si trova catapultata fuori casa, in una città diversa, in cerca anche di un posto dove stare. Sono stati tantissimi i messaggi e le manifestazioni di vicinanza arrivate ai Gonzálvez in queste ore: “Questa nostra storia sta muovendo molti cuori, molti giovani pregano per questo bambino”, spiega ancora la mamma. “È opera dello Spirito Santo. Noi non siamo niente, una famiglia come tante altre… E vedere che tante persone pregano, che tanti si interessano, che il Papa stesso è venuto, è una grande consolazione. Sappiamo che Dio è con noi”.
Accanto al "fratellino"
Pedro Pablo – stesso nome del papà, come è tipico in Spagna – lo si immagina accanto alla mamma, a stringerle la mano o a metterle la sua di mano sulla spalla. Al telefono usa tre aggettivi per descrivere la condizione del “fratellino”: “Doloroso, difficile, triste”. “Umanamente è così”, afferma il ragazzo. Era venuto anche lui come l’altro milione di suoi coetanei a Roma per il Giubileo e il Papa pensava al massimo di vederselo passare davanti in papamobile, non di trovarselo di fronte al Bambino Gesù. “Cosa posso dire? Avere un segno così profondo come la visita del Santo Padre mi ha dato una grande pace, soprattutto per mia madre; ci ha uniti come famiglia nella fede. È frutto della preghiera, ne sono sicuro. D’altronde come si dice? Che la preghiera smuove le montagne, no? Ecco”.
“Non sappiamo come andrà a finire”, aggiunge il ragazzo, “ma Papa León ci ha detto che aiuta accettare la volontà di Dio... Ci ha ascoltato in ogni momento, davvero era preoccupato, mi ha dato la sensazione di uno che ha capito veramente la situazione e il dolore che stiamo vivendo. Una grande empatia”.
Pace e tranquillità grazie al Papa
Adela si dice colpita soprattutto dalla “semplicità” del Pontefice. Lei che ha pianto a dirotto ascoltando alla tv - dall’ospedale dove è corsa, saltando la veglia a Tor Vergata – il Papa che rivolgeva un pensiero a suo fratello piccolo. E ha pianto pure seguendo l’omelia del giorno dopo: “Mi ha aiutato sentire alla Messa che qui siamo solo di passaggio, che siamo destinati a vivere in cielo. E ho pensato: è vero, prima o poi mio fratello, qualunque cosa gli accadrà, qui era solo di passaggio”.
E quel Papa che con le sue parole l’ha confortata tanto, oggi Adela se l’è trovato di fronte. “Quando l’avevo visto passare in macchina mi si sono rizzati i capelli in testa. Oggi, invece, vederlo di persona mi ha dato pace e tranquillità. Piangevo e pregavo quando è entrato nella stanza di Ignacio. Sono entrata piangendo e sono uscita ridendo”.
L’effetto della sorpresa del Papa, ma anche della speranza “che mai delude” di cui questa famiglia è certamente testimone.
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