Messa e pranzo insieme, come in famiglia: la carezza del Papa ai poveri di Albano
Daniele Piccini – Albano
Si va a Messa la domenica insieme, si prende un caffè al bar e poi a casa a pranzare. Suona come il programma festivo della famiglia cattolica tipo, solare, unita da sentimenti autentici, una di quelle che potrebbe stare in un film di Pupi Avati. E proprio così, come una famiglia, hanno trascorso la giornata di oggi, domenica 17 agosto, Papa Leone XIV e centodieci beneficiari della Caritas di Albano.
L'attenzione ai poveri del territorio
â€œÈ una giornata importante – commenta ai media vaticani, il sindaco di Albano, Massimiliano Borelli, mentre aspetta l’arrivo del Papa, prima delle ore 9, all’inizio dei via della Rotonda, nella cittadina di Albano Laziale - per il significato di forte vicinanza che il Pontefice vuole esprimere nei confronti dei più fragili, economicamente e socialmenteâ€.
L'arrivo del Papa tra la gente
Un affetto che la gente sente e vuole ricambiare. All’arrivo di Leone XIV in via della Rotonda, alle 9.05, centinaia di fedeli dietro le transenne, disposte lungo i marciapiedi, a destra e a sinistra, lo salutano gridando più volte “Evviva il Papaâ€. Lui sorride, stringe mani, benedice. Percorre pochi metri prima di raggiungere il santuario di Santa Maria della Rotonda, dove alle 9.30, presiede la liturgia eucaristica, animata e partecipata proprio dagli assistiti dell’organizzazione caritativa diocesana.
Un'omelia che va al cuore
Dopo la Messa le nuvole sopra Albano, che temperavano il caldo, si trasformano in una pioggia fitta. Alla sede della Caritas di Albano, in piazza Vescovile, dove tutti i 110 ospiti del pranzo al Borgo Laudato si’ sono riuniti prima di muoversi verso le Ville Pontificie, ci si ripara dove si può. “Il Papa ha usato parole perfette durante l’omelia, descrivendo proprio tutto quello che la Caritas dovrebbe essereâ€, dice Clara Borri, psicologa del Centro d’Ascolto Caritas di Albano, che con le parole e sulle parole è abituata a lavorare, in profondità. “In quello che ha detto c’era intensità ed energia – prosegue la psicologa con gli occhi umidi, un po’ per l’emozione, un po’ per la pioggia, mentre si ripara sotto una tettoia - esattamente quello che serve alla Caritas. Ha detto che la Chiesa deve essere rotonda, senza spigoli, accogliente. E proprio questa deve essere l’opera della Caritas. E la cosa che mi colpisce è che lui dà per primo l’esempio, accogliendo, invitando, facendosi prossimo agli ultimiâ€.
Arrivano gli ospiti
Mentre Papa Leone XIV recita l’Angelus a Castel Gandolfo, la pioggia finisce e gli ospiti di Caritas iniziano ad arrivare, a scaglioni, con alcuni pulmini, al piazzale del Padiglione del Riposo, nel Borgo Laudato Si’ delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo. Qui sono accolti con un aperitivo dal personale del Borgo. Sotto un gazebo a forma di “L†è stato allestito un lungo tavolo della stessa forma: i lunghi bracci convergono verso un tavolo tondo. Proprio qui siederà il Papa, non con le autorità religiose e civili, ma con alcuni beneficiari dei servizi della Caritas di Albano.
Seduto accanto al Papa
Il suo posto è ancora vuoto, ma i suoi compagni di tavolo sono già seduti, lo aspettano. “Non mi era mai capitata una cosa così, noi che siamo di solito emarginati, oggi pranzeremo con il Papaâ€, dice Massimiliano Teriaca, senza tetto romano di 57 anni, che, emozionatissimo, occupa proprio il posto alla destra del Pontefice. L’uomo, che dorme alla Stazione ferroviaria di Velletri, da circa un anno frequenta la sede di Caritas Albano in piazza Vescovile: usa le docce, mangia e si fa visitare dal medico. “Qui non è tanto un’organizzazione caritativa, ma una famiglia, ed è proprio questo che mi piaceâ€, dice prima di essere interrotto dal sorgere di un brusìo tra i tavoli. Il Papa è arrivato, cammina già tra gli ospiti in piedi, stringe mani, saluta i bambini, prende posto. Lo saluta il cardinale Fabio Baggio, direttore generale del Centro di Alta Formazione Laudato Si’ e sottosegretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, interpretando bene il momento: “Questa, Santo Padre, è casa sua e noi siamo la sua famigliaâ€.
"Buon appetito!"
E infatti, come tutti i pranzi domenicali che si rispettino, anche questo inizia con un breve discorso del “capofamigliaâ€. “Essere qui riuniti questo pomeriggio, in questo pranzo – dice Leone XIV – significa vivere insieme a Dio, nella comunione e nella fraternità. Grazie e buon appetito!â€.
L'atmosfera di casa
Alle ore 15,30 gli ospiti escono dal cancello delle Ville Pontificie che si affaccia su piazza Pia. Tra di loro c’è anche Massimiliano, visibilmente felice. â€œÈ stata una giornata bellissima – racconta commosso – ho avuto la possibilità di pranzare allo stesso tavolo con il Papa. Abbiamo avuto un buon dialogo. Ha voluto sapere della mia vita, dove vivo. Gli ho detto che vivo per strada. Ha voluto sapere se qui ad Albano c’è un dormitorio. Gli ho detto di no, ma che la Diocesi si sta attivando per aprirlo. Mi sono sentito ascoltato, sono sicuro che farà molto per noi poveri. È una persona squisita. Sembrava di stare a casa, come quando ero piccoloâ€.
Una giornata di straordinaria ordinarietà
â€œÈ vero, abbiamo vissuto una giornata storica – dice il vescovo di Albano, monsignor Vincenzo Viva - ma in realtà quello che è accaduto oggi, essersi ritrovati attorno alla mensa eucaristica, a Messa, e poi attorno a un tavolo, a pranzo con i poveri, è quello che accade tutti i giorni nei nostri Centri di Ascolto, nella nostra Caritas diocesana. Tuttavia, ciò che accade tutti i giorni non ha tanta visibilità, anche perché viviamo in una società che non vuole vedere i poveri e gli emarginati. Il Papa ha dato visibilità ad una realtà che è al centro della nostra Diocesi, la realtà del servizio agli ultimi. Per i poveri invece, incontrare il Papa è stata una restituzione di giustizia: il fatto che il successore di Pietro, il vicario di Cristo, abbia dato attenzione proprio a loroâ€.
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