Il Papa ai religiosi: pensate in grande la missione, l'umanità è una sola grande famiglia
Edoardo Giribaldi – Città del Vaticano
“Pensare in grandeâ€, vivere la propria vocazione come una “meravigliosa avventura†e come “piccole luci†che, brillando insieme, portano a compimento il “progetto di salvezza†di Dio. “Ricondurre a sé tutta l’umanità, come una sola grande famigliaâ€. Un disegno formato da vari “tasselliâ€, dalla promozione della pace alla “corresponsabilità pastorale nelle Chiese localiâ€. Un “orizzonte†che va oltre chi lo costruisce, coinvolgendolo “al di là di ogni aspettativaâ€. Parla per immagini e metafore, Papa Leone XIV, nel discorso di questa mattina, 12 luglio, ai partecipanti ai Capitoli Generali di diversi Istituti religiosi. Si tratta di circa 200 membri appartenenti a Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime), Maestre Pie Filippini, Maestre Pie Venerini, Figlie della Chiesa, Salesiane Oblate del Sacro Cuore, Suore Francescane Angeline, Istituto Oblate di Gesù e Maria, Figlie di Maria Religiose delle Scuole Pie (Scolopie). Il Pontefice li riceve tutti nel cortile del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, salutandoli con le parole di Cristo risorto, "la pace sia con voi", ed esortandoli a riflettere "un po' insieme".
Edificare il Corpo di Cristo
Il Papa riconosce i “carismi diversi†dei religiosi e delle religiose presenti, sottolineando però un obiettivo comune: “L’edificazione del Corpo di Cristoâ€.
E proprio perché quest’ultimo cresca secondo i disegni di Dio, la Chiesa vi chiede il servizio che state svolgendo
Vie differenti per un'unica realtà
Tratti differenti, eppure “complementari†nel rispecchiare l’azione “di tutto il Popolo di Dioâ€. Il Papa ne elenca alcuni: dall’offerta di sé “in unione al sacrificio di Cristoâ€, alla “missione ad gentesâ€, fino alla custodia e diffusione dell’amore “alla Chiesaâ€, senza trascurare “l’educazione e la formazione dei giovaniâ€.
Si tratta di vie differenti con cui si esprime in forma carismatica l’unica ed eterna realtà che le anima tutte: l’amore di Dio per l’umanità
“Angolature†da rileggere alla luce del presente
Le eredità ricevute dai fondatori e dalle fondatrici degli Istituti religiosi sono, nella visione di Leone XIV, “angolature particolari†da reinterpretare alla luce dei tempi correnti. Le “piste di lavoro†emerse nel tempo di preparazione, preghiera e ascolto reciproco, sono invece “dono preziosoâ€, poiché “frutto dello Spiritoâ€. Il suo è un aiuto a tutta la comunità cristiana per “camminare nella carità verso la piena veritàâ€, dice riprendendo di Benedetto XVI.
La stessa “meravigliosa avventuraâ€
Le linee guida formulate dai vari Istituti contengono, secondo il Pontefice, alcuni “richiami fondamentaliâ€. Un rinnovato “spirito missionarioâ€, l’adesione ai “sentimenti che furono di Cristo Gesùâ€, una salda “speranza in Dio†e “la fiamma dello Spirito†sempre ardente nel cuore. Il Papa esorta quindi a “promuovere la paceâ€, così come a “coltivare la corresponsabilità pastorale nelle Chiese locali, e altro ancoraâ€.
Affiancarli e ricordarli insieme, in questo momento, ci aiuta a cogliere la ricchezza del nostro essere comunità, in particolare come religiosi, impegnati nella stessa meravigliosa avventura di seguire Cristo più da vicino
La “gioia di essere Chiesaâ€
Questa consapevolezza rinnova e rafforza la “gioia di essere Chiesaâ€. Leone XIV sprona ad aprirsi a orizzonti ambiziosi, e nel descrivere l’umanità come un’unica “famiglia†che il disegno divino desidera ricondurre interamente a sé.
Pensare in grande, come tasselli unici di un disegno che vi supera e vi coinvolge al di là delle vostre stesse aspettative
Una luce che mai si esaurisce
È da questo spirito - sorgente originaria di ogni Istituto - che nasce l’orizzonte in cui inserire ogni sforzo.
Perché contribuisca, attraverso piccole luci, a diffondere su tutta la terra la luce di Cristo, che mai si esaurisce
Docili alla voce dello Spirito
Nel concludere il discorso, il Pontefice invita a rimanere “docili alla voce dello Spiritoâ€, “che insegna ogni cosaâ€, e senza il cui sostegno, nella comune debolezza, “nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandareâ€.
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