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Sylvia Teodolinda V¨¢zquez, ex vittima di tratta a Chiclayo che oggi aiuta le donne a liberarsi da sfruttamento e prostituzione Sylvia Teodolinda V¨¢zquez, ex vittima di tratta a Chiclayo che oggi aiuta le donne a liberarsi da sfruttamento e prostituzione

Sylvia, ex vittima di tratta che "libera" le donne di Chiclayo: il coraggio me l'ha dato Prevost

Abusata a 11 anni, fino ai 25 costretta alla prostituzione, la donna ¨¨ stata aiutata dalle suore Piccole Adoratrici. Da allora collabora con le religiose e va per strada, in pub e discoteche in cerca di ragazze vittime di sfruttamento e traffico umano, per aiutarle a uscire dalle reti criminali e rifarsi una vita. Con il futuro Papa Leone XIV ha lavorato nella Commissione anti-tratta umana: "Per me ¨¨ un padrecito. Mi diceva: sei una donna coraggiosa. Continua cos¨¬, faremo del bene"

Salvatore Cernuzio - Chiclayo, Perù

«A 11 anni sono stata violentata. Fino a 25 anni sono stata vittima di tratta umana¡­».

Sylvia certamente questa vita non la voleva, ma da questa vita, sfigurata dai drammi dell¡¯abuso sessuale e della prostituzione imposta, ha saputo trovare coraggio, forza e anche tracce di gioia grazie all¡¯opera che svolge, insieme ad alcune suore, per evitare che altre donne subiscano quello che ha subito lei per oltre 15 anni. «Silvita tu eres valiente!» ripeteva l¡¯allora vescovo di Chiclayo, monsignor Robert Francis Prevost, oggi Papa Leone XIV, a questa donna di 52 anni, alta poco più di un metro e quaranta, dai modi impacciati e lo sguardo luminoso. Ha la voce roca, le mani piccole e nodose che puliscono svelte la macchinetta del caffé, una frangetta che restituisce un¡¯aria sbarazzina al viso dai tratti spigolosi, simili alle raffigurazioni in ceramica dell¡¯artigianato peruviano. Una donna bella, dignitosa, che ci tiene a cambiare i vestiti utilizzati per stare in casa e indossare, invece, qualcosa di più carino «per l¡¯intervista col Vaticano».

In strada per aiutare donne e ragazzine

È quasi timorosa, Sylvia Teodolinda Vázquez (questo il nome per esteso), quando apre la porta della sua casa a Pomalca, quartiere alla periferia di Chiclayo. Una delle tante case dai tetti in lamiera e le pareti scalcinate impastate con l¡¯adobe, affacciate su strade prive di pavimentazione solcate da mototaxi e adolescenti in bici. Sulle mura arancioni dell¡¯abitazione della donna è appeso un cartello che annuncia la vendita giornaliera di birra fresca. È l¡¯attività da cui lei trae quel minimo di reddito per vivere e pagare l¡¯università al figlio 18enne: «Voglio che studi, che si faccia una vita», dice presentando il ragazzo. Il lavoro vero per Sylvia, tuttavia, è un altro: andare tre volte al mese di sera in pub, discoteche, strade e locali, insieme alle Hermanas Adoratrices, e raccogliere donne e ragazzine, peruviane ma soprattutto migranti venezuelane, ecuadoriane e colombiane, intrappolate nella ragnatela della tratta umana tenuta in piedi da trafficanti locali o di Paesi vicini. Le aiuta a cambiare vita o, a volte, si trova a doverle convincerle a cambiare vita, visto che molte ¡°scelgono¡± di seguire la via del guadagno facile a spese del proprio corpo «perché sono madri di famiglia» e non sanno come andare avanti.

Sylvia sulla porta della sua casa a Pomalca, zona periferica di Chiclayo
Sylvia sulla porta della sua casa a Pomalca, zona periferica di Chiclayo

La Casa-rifugio delle suore per imparare una "nuova vita"

Sylvia sa cosa significa vivere in trappola. L¡¯ha provato sulla sua pelle quando era bambina e per anni è stata sballottata tra Lima, Piura, Trujillo e Olmos, sfruttata sessualmente in bar e locali simili a «bordelli», privata dei documenti, minacciata di ritorsioni contro la sua famiglia e, più tardi, contro la figlia appena nata, se avesse provato a scappare o denunciare. Aveva 22 anni quando in un bar della zona de Las Mercedes, l¡¯ha avvicinata una suora col saio: suor Dora Fonseca. Grazie a lei e ad altre hermanitas, Sylvia è uscita dal giro, ha trovato abiti puliti, un tetto e un lavoro. Le suore l¡¯hanno portata nella Casa, un rifugio costruito insieme alla Famiglia Vincenziana e alla Caritas dove sono passate negli anni oltre 5 mila persone. Lì le «trabajadoras sexuales» vengono avviate allo studio di cosmetologia, cucito, informatica, pasticceria, artigianato, così da imparare un mestiere e lasciare quello a cui sono costrette. Alle ragazze viene poi fornito supporto per documenti, pratiche burocratiche, per regolarizzare lo status di immigrazione, le cure sanitarie e l¡¯abbigliamento dei figli.

L'impulso del vescovo Prevost al lavoro anti-tratta

Sylvia, da quando le ha conosciute, non si è mai staccata dalle suore. Ci ha messo anni per liberarsi, dalla tratta e dalla paura, ma ce l¡¯ha fatta. Nel rifugio di Chiclayo va «dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 18. Le Piccole Adoratrici insegnano e io tengo conferenze», racconta, Il suo incarico è quello di promotrice della salute per la prevenzione di malattie sessualmente trasmissibili. Il servizio suo e delle suore è configurato da anni nella più ampia missione della Comisión de Movilidad Humana y trata de personas, organismo nato nella Diocesi di Chiclayo su impulso del «padrecito», del «monseñor», di Prevost, insomma, che due anni dopo il suo arrivo nella cittadina nord peruviana, nel 2017, si è subito mostrato attento all¡¯opera svolta dalle Hermanitas, preoccupato per l¡¯aumento di traffico sessuale in città dovuto al massiccio afflusso di migranti venezuelani. «Sapeva delle suore, sapeva della casa, ci convocò per chiedere aiuto e unirsi alla Commissione sulla Mobilità Umana. Gli fornivamo resoconti mensili sul nostro lavoro. E lui aiutava. Aiutava anche a fare la spesa a queste ragazze».

Guarda il documentario "León de Perú"

In ascolto delle donne

Non solo: l¡¯allora monseñor celebrava Messe o organizzava ritiri con le donne «T.S.» (acronimo per indicare le trabajadoras sexuales) «per ascoltarle, star loro vicino, dare una parola, incoraggiarle ad avviare attività e negozi per mantenersi». Sylvia si commuove mentre condivide questi ricordi, seduta nel suo cortile col sottofondo del verso dei canarini, dello zampettare dei conigli, del miagolio di un gatto sdraiato su un muro dissestato che certamente non serve da protezione nei giorni di pioggia. «Papa León», sospira, «è stato sempre molto gentile con me, mi rispetta molto. Mi ha consigliato, ho parlato tante volte con lui».

Il vescovo Prevost tiene in mano un cartello contro la tratta umana
Il vescovo Prevost tiene in mano un cartello contro la tratta umana

"Dio me lo custodisca sempre"

«Scusate», ripete più volte la donna. Chiede di fare una pausa perché le cade l¡¯occhio su qualcosa da mettere in ordine: i panni umidi stesi su un filo o i giochi lasciati in giro da Silvio, il nipotino di 8 anni. «Ahí, quello», dice, ricordando la sera dell¡¯8 maggio, quando lei, come miliardi di altre persone nel mondo, guardava la tv in attesa del nuovo Papa e il piccolo ha lanciato un «trompo» (una trottola) direttamente sullo schermo. Un buco e la tv che si è spenta sull¡¯Habemus Papam. «Aspettavo aspettavo e non sono riuscita a vederlo. Poi mi hanno detto: ¡°El padre Roberto!¡±. Mi sono commossa! Sono uscita gridando dalla vicina, non ci credeva che lo conoscevo. Gli ho mostrato le foto sul cellulare. Padre Roberto! Non sapevo che lo scegliessero a Roma. Ho pregato che Dio lo illumini e gli dia vita e salute ovunque si trovi». A Papa León, «persona buona, persona generosa», Sylvia manda un abbraccio. «Oh, Diosito me lo benedica sempre!», dice poggiando una mano sul cuore. È il punto in cui conserva le parole che l¡¯attuale Pontefice le disse una volta: «Ti benedico per quello che fai per queste ragazze, so che è molto difficile per te». «Mi ripeteva: Silvita, sei una donna meravigliosa, coraggiosa. Continua così, insieme faremo del bene¡±».

Sylvia Teodolinda Vázquez
Sylvia Teodolinda Vázquez

 

La storia di Sylvia è tratta dal documentario "León de Perú", una produzione del Dicastero per la Comunicazione, visibile dal 20 giugno sul canale YouTube di Vatican News in spagnolo, inglese e italiano

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05 luglio 2025, 15:05