Il Papa ai corridori del Giro d'Italia: siete un modello per i giovani del mondo
Edoardo Giribaldi – Città del Vaticano
Una delle fotografie più celebri nella storia del ciclismo immortala Fausto Coppi e Gino Bartali, campioni e rivali, nell’atto di passarsi una borraccia. Quel gesto, così semplice, è divenuto icona di un’umanità che sa riconoscersi anche nella competizione: un patto silenzioso tra professionisti. Non si tratta, chiaramente, di rivali, ma un’eco di quella fratellanza si avverte oggi, domenica 1 giugno, intorno alle 15:30, nel cuore del Vaticano, quando Papa Leone XIV saluta il passaggio dei ciclisti del Giro d’Italia, accogliendoli come "modelli per i giovani di tutto il mondo".
Un “passaggio del testimone”, verrebbe da dire, per un’iniziativa - un passaggio in modalità "non agonistica" - accolta inizialmente da Papa Francesco, su proposta del cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, e realizzata in sinergia con il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e con Athletica Vaticana.
Il saluto del Papa
È in piazza dei Protomartiri che si consuma l’incontro più atteso: quello tra i corridori e il Pontefice. Il ritmo è quieto, il percorso privo dell’assillo della competizione. Nessuna volata, nessuna rincorsa: è una gara al contrario, dove a vincere è chi riesce a incrociare lo sguardo e il gesto benedicente di Leone XIV. Urbano Cairo, patron di Rcs, Paolo Bellino, direttore generale di Rcs Sport, e il direttore della corsa, Mauro Vegni, consegnano una Maglia Rosa, quella che spetta al vincitore del Giro, al Pontefice, alla presenza di suor Raffaella Petrini, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Poi è la volta della vera Maglia Rosa, Simon Yates, che stringe la mano di Leone XIV. Dopo di lui, si presentano gli altri premiati: la Maglia Ciclamino, per il miglior piazzamento nella classifica a punti, Mads Pedersen; la maglia bianca, per il miglior giovane, Isaac Del Toro; la maglia azzurra, quella degli scalatori, Lorenzo Fortunato.
"Buongiorno a tutti! Benvenuti in Vaticano!", esordisce il Pontefice, che auspica per tutti i corridori una "giornata bellissima".
Sappiate che siete modelli per i giovani di tutto il mondo. Tanto, veramente, si ama il Giro d’Italia e non soltanto in Italia.
Il ciclismo, come ogni sport è "tanto importante", sottolinea Leone XIV, rivolgendosi direttamente agli atleti:
Spero che come avete imparato a curare il corpo, anche lo spirito sia sempre benedetto e che siate sempre attenti a tutto l’essere umano: corpo, mente, cuore e spirito.
Poi, qualche parola in inglese, la sua lingua madre, per ricordare che ciascuno è sempre il benvenuto, sia in Vaticano sia nella Chiesa, "che rappresenta l'amore di Dio per tutte le persone". Tra sorrisi e segni della croce, il Papa accompagna idealmente i ciclisti, sospingendoli con la forza silenziosa della sua presenza.
Le tappe del percorso in Vaticano
L’ultima tappa dell’edizione numero 108 del Giro non è solo sport: è un pellegrinaggio su due ruote. Più che all’agonismo, si affida al simbolo. Quest’anno, rende omaggio a Papa Francesco, nell’anno del Giubileo, che continua a chiamare a raccolta migliaia di fedeli — e oggi anche ciclisti — da ogni parte del mondo. Il tragitto in Vaticano si compone di tre chilometri tracciati tra storia e silenzio, tra pietra e respiro, passando per i Giardini e percorrendo le mura fino alla Grotta della Madonna di Lourdes, la Torre di San Giovanni e l’eliporto. Da lì, la discesa davanti al monastero Mater Ecclesiae, superando la stazione ferroviaria. Un viaggio spirituale attraverso le immagini della Madre di Dio - lo inaugura il mosaico della Madre del Buon Consiglio, legato alla tradizione agostiniana tanto cara a Leone XIV - venerate come patrone nei diversi angoli del pianeta, a simboleggiare quella multietnicità che è anche propria del Giro: 159 ciclisti provenienti da 29 Paesi. I corridori fanno ritorno verso Santa Marta e la Porta del Perugino, da cui lasciano il Vaticano per l’inizio ufficiale della tappa.
Il legame tra Papi e ciclismo
Il legame tra Papa Leone XIV e lo sport, si è già dischiuso in immagini significative: l’incontro con il tennista Jannik Sinner e con la squadra del Napoli, trionfatrice nel campionato di calcio di Serie A. Ma è con il ciclismo che la storia intreccia fili più antichi. Dal 26 giugno 1946, quando Papa Pio XII accolse nel Cortile di San Damaso i ciclisti del Giro d’Italia, prima della partenza della nona tappa Roma-Perugia (191 km), questo sport ha trovato nel Vaticano una casa. Allora fu, curiosamente, proprio Gino Bartali a trionfare. E Pio XII, Paolo VI, Giovanni Paolo II, tanti sono stati i Papi che hanno incrociato il Giro sulle strade della fede e della speranza. Da ricordare anche le parole del patriarca di Venezia, Albino Luciani, che il 20 maggio 1972 — sei anni prima di divenire Papa con il nome di Giovanni Paolo I — pronunciò: “Se tutto lo sport è umano, per noi italiani il Giro d’Italia è umanissimo”.
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