Pedalando sotto lo sguardo di Maria e del Papa, il Giro d'Italia passa in Vaticano
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
I ciclisti che partecipano quest'anno al Giro d’Italia, prestigiosa e storica competizione sportiva organizzata per la prima volta nel 1909, pedaleranno domenica primo giugno all’interno dello Stato della Città del Vaticano. L’itinerario si snoda tra i verdi e inconfondibili profili dei Giardini vaticani dove sono presenti numerose immagini della Madonna provenienti da diversi Paesi. Sarà un piccolo giro del mondo sotto lo sguardo di Maria, una “tappa” che anticipa il Giubileo dello Sport in programma il 14 e il 15 giugno. Papa Leone XIV saluterà i ciclisti al passaggio nello Stato Vaticano anche nel ricordo di Papa Francesco che aveva accolto la proposta presentata dal cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione e realizzata insieme con il Governatorato e Athletica Vaticana.
Il ciclismo e le virtù del coraggio e dell'altruismo
Si può cogliere il senso autentico del passaggio del Giro d’Italia in Vaticano attraverso le parole rivolte da Papa Francesco il 9 marzo del 2019 . “La pratica di uno sport - ha detto in quell’occasione Francesco - poi insegna a non scoraggiarsi e a ricominciare con determinazione, dopo una sconfitta o dopo un infortunio”.
Il ciclismo, in particolare, è uno degli sport che mette maggiormente in risalto alcune virtù come la sopportazione della fatica - nelle lunghe e difficili salite -, il coraggio - nel tentare una fuga o nell’affrontare una volata -, l’integrità nel rispettare le regole, l’altruismo e il senso di squadra. Se, infatti, pensiamo a una delle discipline più diffuse, il ciclismo su strada, vediamo come durante le gare tutta la squadra lavora unita – gregari, velocisti, scalatori – e spesso deve sacrificarsi per il capitano. E quando un compagno attraversa un momento di difficoltà, sono i suoi compagni di squadra a sostenerlo e ad accompagnarlo. Così anche nella vita è necessario coltivare uno spirito di altruismo, di generosità e di comunità per aiutare chi è rimasto indietro e ha bisogno di aiuto per raggiungere un determinato obiettivo.
La pedalata in Vaticano
Una squadra, come ha detto Papa Leone XIV “lavora insieme” e i talenti di ciascuno “sono messi al servizio dell’insieme”. I ciclisti che domenica primo giugno pedaleranno in Vaticano faranno parte di una unica squadra, una eterogenea comunità internazionale che rappresenta la grande famiglia umana. Il percorso all’interno nella Città del Vaticano, lo Stato più piccolo del mondo, si snoda tra scrigni di storia e di fede lungo circa 3 chilometri e mezzo. I corridori su due ruote entreranno da via Paolo VI attraverso l’Ingresso del Petriano. Pedaleranno accanto alla basilica di San Pietro per poi salire nella direzione dei Giardini vaticani, passando davanti alla chiesa di Santo Stefano degli abissini, alla Stazione ferroviaria, nella zona del Palazzo del Governatorato. Saliranno ancora verso il monastero Mater Ecclesiae, la Grotta della Madonna di Lourdes, la Torre di San Giovanni e l’eliporto. Per poi fiancheggiare le mura - lungo il cosiddetto “percorso mariano” - fino al Giardino quadrato e ai Musei Vaticani. Nel viale dedicato proprio allo sport la toponomastica ricorda le gare volute da Papa Pio X a inizio Novecento. Ogni metro è patrimonio di storia, simboli e spiritualità. Gli atleti percorreranno, poi, via delle Fondamenta - accanto alla Cappella Sistina e all’abside della basilica - per arrivare sul piazzale di Santa Marta e uscire dalla Città del Vaticano attraverso la Porta sul vicolo del Perugino.
Non una gara ma una passerella in onore del Papa
I ciclisti, durante il passaggio in Vaticano, non saranno in gara. Pedaleranno in modalità “non competitiva”: sarà una vera e propria passerella in onore del Papa nell’Anno Santo. Procederanno a velocità lenta seguendo l’auto che li precede. La partenza vera e propria dell’ultima tappa del Giro d’Italia avverrà dopo l’uscita dal Vaticano. Il progetto del passaggio del Giro d’Italia nella città del Vaticano, nato nel 2021 in occasione della cerimonia per la consegna ad Athletica Vaticana del certificato del riconoscimento come membro ufficiale dell’Unione ciclistica internazionale, è stato curato dal Dicastero per la cultura e l'educazione con Athletica Vaticana, il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e il Dicastero per la comunicazione.
Pio XII e il giro d’Italia del 1946
La storia recente dei Pontificati si è incrociata, in più occasioni, con il mondo del ciclismo. Il 26 giugno del 1946 Papa Pio XII ha ricevuto i partecipanti al XXIX Giro d’Italia, prima della tappa da Roma a Perugia. Papa Pacelli, in quella occasione, si è affacciato dal balcone centrale del Cortile di San Damaso e ha salutato i ciclisti. Appena la figura del Pontefice è apparsa “nel riquadro della grande finestra - si legge nell’articolo pubblicato il giorno successivo dal quotidiano L'Osservatore Romano - un vibrante applauso e grida ripetute 'evviva il Papa' si sono levati dalla moltitudine, mentre le automobili di scorta al Giro e le motociclette celebravano col caratteristico rombo dei motori e delle sirene il loro tripudio”. “Il vostro ardore giovanile e il vostro slancio sportivo - ha detto Pio XII - vi rendono particolarmente cari al nostro cuore. Andate dunque, al sole radioso d'Italia, di questa vostra Patria, di cui conoscete le native splendenti bellezze e della quale volete essere campioni degni ed intrepidi. Andate, o prodi corridori della corsa terrena e della corsa eterna. Vi accompagnano il Nostro augurio e la Nostra preghiera”. Al termine dell’udienza i ciclisti e tutta la “carovana” del Giro sono usciti in auto e in bici dall’Arco delle Campane.
Papa Pacelli e Gino Bartali
Le vittorie sportive si intrecciano anche con grandi virtù e doti morali. Il 7 settembre del 1947 , ancora Papa Pacelli, ricevendo , ricordava in particolare le imprese sportive di un ciclista:
La dura gara, di cui parla S. Paolo, è in corso; è l'ora dello sforzo intenso. Anche pochi istanti possono decidere la vittoria. Guardate il vostro Gino Bartali, membro dell'Azione cattolica; egli ha più volte guadagnato l'ambita ‘maglia’. Correte anche voi in questo campionato ideale, in modo da conquistare una ben più nobile palma: Sic turrite ut comprehendatis (1 Cor. 9, 24).
Sono passati 25 anni dalla morte Gino Bartali, dichiarato Giusto tra le Nazioni. Durante gli anni drammatici della Seconda Guerra Mondiale, il campione toscano delle due ruote ha trasportato durante gli allenamenti documenti falsi per salvare centinaia di ebrei dalla ferocia nazi-fascista. Papa Pio XII ha incontrato Bartali il 10 agosto del 1948, dopo la vittoria al Tour de France. Il ciclista soprannominato "Ginettaccio" ha donato al Papa in quell'occasione la maglia gialla. L’Osservatore Romano, riferendosi a quell’incontro, ha scritto che Papa Pacelli si è a lungo intrattenuto con Bartali “dimostrandosi perfettamente informato della eccezionale entità della vittoria sportiva conseguita dallo strenuo campione e rinnovando specialissimo interessamento per le varie attività sportive, dalle quali non possono mai essere dissociate particolari doti e virtù morali”.
Il Giro d’Italia del 1972
Il 20 maggio del 1972 è stato l’allora patriarca di Venezia, Albino Luciani, a dare il simbolicamente il via alla edizione numero 55 del Giro d’Italia, partito il giorno successivo proprio nel cuore della città veneta. “Nulla di ciò che è umano - aveva detto in quell’occasione il patriarca di Venezia che nel 1978 sarebbe salito al soglio di Pietro con il nome di Giovanni Paolo I - è estraneo alla Chiesa. Ora, se tutto lo sport è umano, per noi italiani il Giro d’Italia è umanissimo. Esso non è solo competizione sportiva, è movimento di masse, gioiosa festa di popolo per quanto riguarda il presente; è leggenda ed epopea per quanto riguarda il passato”. “Gli occhi - aveva aggiunto - vedono i campioni di oggi, ma il cuore specialmente di noi vecchi, dietro ad essi vede i campioni di ieri: Girardengo, Binda, Coppi, Bartali. E con i campioni ritrova le commozioni di ieri, gli entusiasmi per le arrampicate ardite, per le passeggiate dei solitari delle Dolomiti. Sono dunque qui per amore del Giro. Ma anche per amore di Venezia”.
Paolo VI e il Giro del 1974
Il Papa Paolo VI ha ricevuto, nel Cortile di San Damaso, i partecipanti alla 57.ma edizione del Giro d’Italia. In quella occasione il Pontefice ha dato il via alla corsa ciclistica. I corridori sono usciti dall’Arco delle Campane dopo aver percorso Via delle Fondamenta. Le parole di Papa Montini si sono aperte con una annotazione storica.
Per la prima volta nella storia il ‘Giro’ prende il via dalla Città del Vaticano. Diciamo il nostro compiacimento a voi e agli organizzatori della popolare competizione per aver voluto così sottolineare la vostra volontà di dare un significato all’Anno Santo che si sta celebrando nelle Chiese locali e che, a partire dal prossimo Natale, avrà qui a San Pietro, come nelle altre Basiliche romane, il punto irraggiante di richiamo per tutta la grande famiglia dei popoli. Ci rallegriamo inoltre nel vedere tuttora valida e vitale una formula, che ha il suo valore non solo spettacolare, ma educativo di gara generosa, forte, semplice, rispettosa dei valori della persona: come delle virtù che essa esige e propone; e come tale la indichiamo al rispetto e all’emulazione specie dei giovani, che devono trovare in voi, cari atleti, non un ideale astratto, ma un’esemplificazione concreta di frugalità, di sacrificio, di auto-controllo, di cameratismo, di fraternità, che li incoraggi a seguire vie diritte nel difficile cammino della vita.
Il Giro del 2000 e Giovanni Paolo II
L’edizione del Giro d’Itala nel 2000 si è svolta in coincidenza con il Grande Giubileo. Papa Giovanni Paolo II ha ricevuto alla vigilia dell'inizio della popolare gara ciclistica. "Ogni attività sportiva, a livello sia amatoriale che agonistico, richiede doti umane di fondo, quali il rigore nella preparazione, la costanza nell'allenamento, la consapevolezza dei limiti delle capacità della persona, la lealtà nella competizione, l'accettazione di regole precise, il rispetto dell'avversario, il senso di solidarietà e di altruismo. Senza queste qualità, lo sport si ridurrebbe ad un semplice sforzo e ad una discutibile manifestazione di potenza fisica senz'anima". Prima di impartire la benedizione, il Pontefice polacco ha espresso uno speciale augurio:
Cari amici, auguro a tutti voi, che vi accingete ad iniziare il Giro d'Italia, di vivere questo importante avvenimento sportivo animati da autentica "sportività", cioè da una grande passione agonistica, ma anche da un forte spirito di solidarietà e di condivisione. Vi guidi e vi assista la celeste protezione di Maria, alla quale è dedicato in modo particolare il mese di maggio, e che voi invocate come vostra speciale patrona con il bel titolo di Madonna del Ghisallo.
Sotto lo sguardo di Maria
Accanto al Santuario della Beata Maria Vergine del Ghisallo, in provincia di Como, si trova “il monumento al ciclista”, benedetto da Paolo VI il 4 luglio 1973. Nel 1945 il parroco don Ermelindo Viganò vede transitare davanti al santuario il Giro di Lombardia che nei due anni precedenti era stato interrotto a causa della guerra. Questo passaggio ciclistico è lo spunto per una idea che nasce nel cuore del presbitero lombardo: trasformare quel luogo in un vero e proprio “santuario dei ciclisti”. Quell’idea è diventata una realtà. Nel 1949, con bolla papale di Pio XII, la Madonna del Ghisallo è stata proclamata Patrona dei ciclisti, rafforzando il legame tra il colle e i ciclisti di tutto il mondo. Oggi lo sguardo di Maria accoglie gli sguardi e le fatiche di tanti corridori, così come avverrà domenica primo giugno in Vaticano.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui