Il Papa alle religiose: radicate e fondate nella carità per seminare il bene
Isabella H. de Carvalho – Città del Vaticano
“Quanto il Signore sazia la mia sete di vita, d’amore, di luce?”. Leone XIV propone questo spunto di riflessione alle rappresentanti di vari istituti religiosi femminili, ricevute questa mattina, 30 giugno, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico. Si tratta delle Suore dell’Ordine di San Basilio Magno, delle Figlie della Divina Carità, delle Suore Agostiniane “del Amparo” e delle Suore Francescane dei Sacri Cuori, a Roma in occasione del loro Capitolo Generale o per vivere il Giubileo. Nel suo discorso il Pontefice le ha incoraggiate a radicare la loro vita e la loro missione in Cristo per poter servire coloro che ne hanno più bisogno, traendo forza e ispirazione dai fondatori e dalle fondatrici delle loro varie realtà.
Le vostre storie mostrano una dinamica comune, per cui la luce di grandi modelli di vita spirituale del passato – come Agostino, Basilio, Francesco – attraverso l’ascesi, il coraggio e la santità di vita di fondatori e fondatrici, ha suscitato e fatto crescere nuove vie di servizio, soprattutto nei confronti dei più deboli: bambini, ragazze e ragazzi poveri, orfani, migranti, a cui si sono aggiunti col tempo anziani e malati, oltre a tanti altri ministeri di carità.
Lasciare che sia Dio a provvedere
Citando proprio il santo che è il padre spirituale dell’ordine a cui appartiene, Sant'Agostino, Papa Leone ha sottolineato l’importanza “del primato di Dio nella vita cristiana”. Il vescovo di Ippona affermava che "Dio è il tuo tutto. Se hai fame, Dio è il tuo pane; se hai sete, Dio è la tua acqua; se sei nelle tenebre, Dio è la tua luce che non ha tramonto; se sei nudo, Dio è la tua veste immortale”, spiega il Pontefice, insistendo sull'importanza di “lasciarci interrogare” da queste parole: “In che misura questo è vero per me?”.
È questo radicamento in Cristo che ha portato chi ci ha preceduto – uomini e donne come noi, con doti e limiti come i nostri – a fare cose che forse mai avrebbero pensato di poter realizzare, permettendo loro di lanciare semi di bene che, traversando secoli e continenti, oggi hanno raggiunto praticamente tutto il mondo, come dimostra la vostra presenza.
Il Vangelo miglior propellente per il servizio
Al di là del motivo di permanenza a Roma – per il Giubileo o per i Capitoli Generali – “in tutti e due i casi venite presso la tomba di Pietro per rinnovare il vostro amore al Signore e la vostra fedeltà alla Chiesa” e per “fare scelte importanti da cui dipende il futuro proprio, delle sorelle e della Chiesa”, ha aggiunto il Papa. Per questo ancorarsi a Cristo è fondamentale.
Le alterne vicende del vostro passato e la vivacità del presente fanno toccare con mano come la fedeltà alla sapienza antica del Vangelo sia il miglior propellente per chi, spinto dallo Spirito Santo, intraprende nuove vie di donazione, votate all’amore di Dio e del prossimo in ascolto attento dei segni dei tempi.
Radicati e fondati nella carità
Leone XIV ha citato anche il decreto Perfectae caritatis del Concilio Vaticano II per evidenziare che i membri degli istituti religiosi dedicati alla carità devono essere animati da “spirito apostolico, e tutta l’azione apostolica sia animata da spirito religioso,” per poter vivere “in primo luogo” la loro “vocazione che li chiama a seguire Cristo”. A conclusione del discorso, infine “l’augurio” che San Paolo indirizza agli Efesini: “Che il Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e di conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio”.
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