Il Papa e il cinema, un dialogo fatto di incontri e memorie
Eugenio Murrali - Città del Vaticano
Il cinema è per Francesco un territorio di memorie, unâofficina di creatività. Per capire questo interesse di Jorge Mario Bergoglio verso la settima arte, dobbiamo immaginarlo bambino, nel dopoguerra, mentre, come ha raccontato, assiste insieme ai genitori alle proiezioni dei film neorealisti italiani, che hanno segnato il suo immaginario nelle lontane serate argentine. A queste e ad altre pellicole - capitava di vederne anche tre di seguito - il Papa ha fatto riferimento più volte nei suoi discorsi: âQuando eravamo bambini, i genitori ci portavano a vedere quei film, e ci hanno formato il cuoreâ, ha detto il 7 dicembre 2019 .
Lo sguardo di Francesco sul Cinema
In quellâoccasione, il Vescovo di Roma ha sintetizzato in tre parole la forza del grande schermo: comunione, creatività, visione. âIl cinema, si sa - ha detto spiegando il primo termine - è un grande strumento di aggregazione. Soprattutto nel dopoguerra ha contribuito in maniera eccezionale a ricostruire il tessuto sociale con tanti momenti aggregativi. Quante piazze, quante sale, quanti oratori, animati da persone che, nella visione del film, trasferivano speranze e attese. E da lì ripartivano, con un sospiro di sollievo, nelle ansie e difficoltà quotidiane. Un momento anche educativo e formativo, per riconnettere rapporti consumati dalle tragedie vissuteâ. Per Francesco il cinema è anche uno strumento per tornare a parlare del âbelloâ. Si è rivolto così : âMi piace il lavoro che fate, il lavoro del cinema, il lavoro dellâarte, il lavoro della bellezza come grande espressione di Dioâ. Una bellezza âche è lâarmonia, opera dello Spirito Santoâ.
L'amore per il neorealismo
Bergoglio, nel suo magistero, fa spesso riferimento a scene o storie viste sul grande schermo, come nellâ: âLa strada di Fellini è il film che forse ho amato di più. [âŚ] Credo poi di aver visto tutti i film con Anna Magnani e Aldo Fabrizi quando avevo tra i 10 e 12 anni. Un altro film che ho molto amato è Roma città apertaâ. Nel corso del recente summit vaticano sui diritti dei minori, ha poi ricordato, come già altre volte, I bambini ci guardano di Vittorio De Sica. Troviamo traccia dellâamore di Francesco per il neorealismo nellâintervista realizzata da monsignor Dario Edoardo Viganò nel suo volume del 2021, Lo sguardo: porta del cuore. Il neorealismo tra memoria e attualità (Effatà Editrice): âCome sarebbe bello - ha affermato Bergoglio - riscoprire attraverso il cinema lâimportanza dellâeducazione allo sguardo puro. Proprio come ha fatto il neorealismoâ. E ha parlato della settima arte anche come di âcatechesi dello sguardoâ, di âuna pedagogia per gli occhi che cambia il nostro sguardo miope avvicinandolo allo sguardo stesso di Dioâ. Questo interesse per la realtà è in sintonia con quanto il Papa ha affermato anche nella : "Io, ad esempio, amo gli artisti tragici, perché tutti potremmo sentire le loro opere come nostre, come espressione dei nostri propri drammi. Piangendo per la sorte dei personaggi, piangiamo in fondo per noi stessi ed i nostri vuoti, le nostre mancanze, la nostra solitudine".
Non solo Neorealismo: Il pranzo di Babette
Una sorpresa nellâesortazione apostolica : âLe gioie più intense della vita nascono quando si può procurare la felicità degli altri, in un anticipo del Cielo. Va ricordata la felice scena del film Il pranzo di Babette, dove la generosa cuoca riceve un abbraccio riconoscente e un elogio: âCome delizierai gli angeli!ââ. Il film di Gabriel Axel, tratto da un racconto di Karen Blixen, racconta la generosità di Babette, che, cattolica accolta da Martina e Philippa, figlie di un pastore protestante, anni dopo deciderà di utilizzare il denaro ottenuto da una vincita per rendere omaggio con una grande cena al padre delle due donne. Spende tutto, ma gioisce di aver reso gli altri felici.
Rapsodia in agosto di Akira Kurosawa
Nel corso della alla parrocchia romana Santa Maria a Setteville, il 15 gennaio 2017, Francesco ha ricordato unâesperienza personale: âQuando ero a Buenos Aires, alcune catechesi le facevo con un film, e poi facevo riflettere su questo film, e alla fine veniva la catechesi, la settimana dopo, così avevano una settimana per pensare al film. [âŚ] Per esempio, per spiegare il dialogo tra i nonni e i bambini, che è tanto importante, câè un film di 20 anni fa, che vi raccomando â voi lo troverete â Rapsodia in agosto; è giapponese, di Kurosawaâ.
Andrej Rublëv di Tarkovski e la capacità di stupirsi
Tornando allâincontro con la Fondazione Ente dello Spettacolo, Francesco ha rivelato quel giorno unâaltra pellicola prediletta riportandone unâimmagine stupenda. âPenso a quel capolavoro che è lâAndrej Rublëv di Tarkovski: lâartista rimane muto a causa del trauma della guerra. Viene da pensare a ciò che sta accadendo anche oggi nel mondo. Rublëv non dipinge più, nemmeno parla più. Si aggira smarrito in cerca di un senso, finché assiste alla fusione di una campana. E al primo rintocco di quella grande campana il suo cuore si riapre, la sua lingua si scioglie, riprende a parlare e riprenderà a dipingere. E lo schermo si riempie dei colori delle sue icone. Il suono della campana, che esce dalla terra e dal bronzo, come per miracolo, riempie di stupore lâanimo dellâartista e in un certo senso egli avverte in esso la voce di Dio, che gli sussurra: âApritiâ. Come aveva detto Gesù nel Vangelo: âEffatàâ (Mc 7,34)â.
Francesco âprotagonista non attoreâ
Con il regista tedesco Wim Wenders lo scambio è andato oltre la semplice conversazione e si è trasformato nel documentario del 2018 girato nella Città del Vaticano: Papa Francesco. Un uomo di parola, esperienza raccontata da monsignor Dario Edoardo Viganò in un libro. Qui il Pontefice è divenuto âprotagonista non attoreâ del racconto di una chiesa sognata, âpovera per i poveriâ.
Anche il regista di Sacro GRA, il leone dâoro Gianfranco Rosi, ha creato un film, In viaggio, basato soprattutto su video dâarchivio per raccontare lâimpegno del Pontefice nelle sue visite apostoliche, ben 37 in 53 Paesi, nei primi nove anni. Una peregrinazione che è stata anche predicazione di valori e critica alla cultura dello scarto.
Lâattenzione verso gli artisti
La relazione del Papa con il cinema è arricchita dagli incontri e dal dialogo diretto con i protagonisti. âQuando penso a Papa Francesco devo dire che la prima parola che mi viene in mente è compassioneâ, ha detto Martin Scorsese in unâintervista rilasciata al direttore dellâOsservatore Romano Andrea Monda. Tra i due uomini câè grande e reciproca ammirazione, tanto che il regista ha affermato recentemente di aver risposto allâappello rivolto dal Pontefice agli artisti decidendo di preparare un film su Gesù tratto da un romanzo del giapponese ShĹŤsaku EndĹ.
Resta nella memoria lo slancio dâaffetto del regista e attore premio Oscar per La vita è bella, Roberto Benigni, che nella Giornata mondiale dei bambini del 2024 fece sorridere il Papa chiamandolo in causa con la sua simpatia: âLei è argentino, possiamo ballare un tango!â. E ancora tra molti incontri potremmo citare da ultimo lâudienza con 200 artisti nel giugno 2023 e quella con gli interpreti dello humour nel 2024, tra i quali era presente Whoopi Goldberg.
Proiezioni in Vaticano
In questi anni il Vaticano ha ospitato a volte proiezioni di film di particolare valore umano. Per esempio, nel 2015, nella Casina di Pio IV è stata organizzata la visione di Unbroken di Angelina Jolie, che il Pontefice ha anche ricevuto, colpito dalla storia dell'atleta olimpico e reduce di guerra Louis Zamperini e dal suo percorso di fede. Lo scorso anno, allâinterno dei lavori del Sinodo sulla sinodalità, i partecipanti hanno potuto assistere alla proiezione di Io capitano, il film di Matteo Garrone sulle storie di emigrazione dallâAfrica verso lâEuropa alla presenza del regista e di Mamadou Kouassi, uno dei migranti ispiratori dellâopera. Anche il Papa - molto attento a questo tema - l'aveva incontrato lâanno prima con lo stesso Garrone e il resto del cast.
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