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Pellegrini in Piazza San Pietro Pellegrini in Piazza San Pietro  

Quell’invito del Papa ad amare la Chiesa

Le parole all’udienza generale: cerchiamo di volere bene alla Chiesa perché è la nostra Casa

Sergio Centofanti

“Vi esorto ad amare la Chiesa del Signore”, questo l’invito di Papa Francesco al termine dell’, nel giorno in cui si celebra la Dedicazione della Basilica di San Pietro in Vaticano e di quella di San Paolo sulla via Ostiense: “Questa festa che pone in luce il significato della chiesa, edificio sacro dove si raccolgono i credenti - ha detto - susciti in tutti noi la consapevolezza che ognuno è chiamato ad essere tempio vivente di Dio”, cooperando “con generosità ed entusiasmo” alla “costruzione della Casa del Signore, dimora dell’Altissimo fra noi”.

Amare la Chiesa è proprio di chi crede, di chi ci sta dentro come una famiglia, la famiglia di Dio. In una , Francesco ricordava che il progetto di Dio “è fare di tutti noi un’unica famiglia dei suoi figli, in cui ciascuno lo senta vicino e si senta amato da Lui”. La Chiesa “non è un’organizzazione”, ma “è opera di Dio” che nasce sulla Croce “dal costato aperto di Gesù da cui escono sangue ed acqua, simbolo dei Sacramenti dell’Eucaristia e del Battesimo” e si manifesta a Pentecoste, quando “il dono dello Spirito Santo riempie il cuore degli Apostoli e li spinge ad uscire e iniziare il cammino per annunciare il Vangelo, diffondere l’amore di Dio”.

A chi dice “Cristo sì, la Chiesa no”, Francesco risponde: “Ma è proprio la Chiesa che ci porta Cristo e che ci porta a Dio; la Chiesa è la grande famiglia dei figli di Dio. Certo ha anche aspetti umani; in coloro che la compongono, Pastori e fedeli, ci sono difetti, imperfezioni, peccati, anche il Papa li ha e ne ha tanti, ma il bello è che quando noi ci accorgiamo di essere peccatori, troviamo la misericordia di Dio, il quale sempre perdona”.

“Proprio perché ci genera alla vita nuova e ci porta a Cristo - afferma il Papa - la Chiesa è nostra madre; perciò, dobbiamo amarla anche quando scorgiamo sul suo volto le rughe della fragilità e del peccato, e dobbiamo contribuire a renderla sempre più bella e luminosa, perché possa essere testimonianza dell’amore di Dio nel mondo” ).

Il Papa invita ad amare e difendere la Chiesa come amiamo e difendiamo le nostre famiglie, anche quando i genitori, i fratelli, le sorelle o i figli hanno difetti e problemi e sbagliano. Come esempio di amore alla Chiesa, una volta il Papa ha citato Padre Pio:

“Lui ha amato la Chiesa, con tanti problemi che ha la Chiesa, con tante avversità, con tanti peccatori. Perché la Chiesa è santa, è la sposa di Cristo, ma noi, i figli della Chiesa siamo tutti peccatori – e alcuni grossi! – ma lui ha amato la Chiesa come era, non l’ha distrutta con la lingua, com’è di moda farlo adesso. No! Lui ama. Quello che ama la Chiesa sa perdonare, perché sa che lui stesso è peccatore e ha bisogno del perdono di Dio. Sa sistemare le cose, perché il Signore vuole sistemare bene le cose ma sempre col perdono: non si può vivere tutta una vita accusando, accusando, accusando la Chiesa. L’ufficio di accusatore di chi è? Chi è quello che la Bibbia chiama il grande accusatore? Il diavolo! E coloro che passano la vita accusando, accusando, accusando, sono – non dirò figli, perché il diavolo non ne ha – ma amici, cugini, parenti del diavolo. E no, questo non va, si devono segnalare i difetti per correggere, ma al momento che si segnalano i difetti, si denunciano i difetti, si ama la Chiesa. Senza amore, quello è del diavolo” ().

Il diavolo agisce per distruggere l’unità di una famiglia. Il Papa lo ha detto tante volte: satana vuole dividere i fratelli, vuole dividere la Chiesa per separare da Dio. E spesso il pericolo più grande viene da dentro non da fuori: “L’autodistruzione o il fuoco dei commilitoni è il pericolo più subdolo. È il male che colpisce dal di dentro” . Quella del diavolo “è una guerra sporca” e “noi ingenui stiamo al suo gioco” . “Il diavolo cerca di creare la guerra interna, una sorta di guerra civile e spirituale. Una guerra che non si fa con le armi, che noi conosciamo: si fa con la lingua” (Omelia per la Gendarmeria vaticana, 28 settembre 2013).

A questa guerra, guerra di accuse, di odio e di menzogne, afferma Francesco, si può rispondere solo con la preghiera e con l’amore: pregare per la Chiesa e amarla perché “Gesù Cristo e la Chiesa sono una cosa sola” (Udienza generale 29 maggio 2013). 

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18 novembre 2020, 13:00