Il Papa ai Salesiani: fedeli al carisma date speranza al mondo
Tiziana Campisi - Città del Vaticano
Papa Francesco scrive ai Salesiani riuniti a Torino dal 16 febbraio per il loro 28.mo capitolo generale. Prevista fino al 4 aprile, l’assise si concluderà domani per l’emergenza Coronavirus in seguito alla quale il governo italiano ha disposto misure di contrasto, contenimento, e prevenzione sull’intero territorio italiano. Ai figli di Don Bosco il Pontefice raccomanda l’attenzione ai giovani, chiede di abbandonare clericalismo e rigorismo, di dar voce alle donne, di vivere la ricchezza della diversità nel mondo, di adottare nella comunicazione in rete una "pastorale dello schermo" esortando a sognare “case aperte, feconde ed evangelizzatrici, capaci di permettere al Signore" di mostrare "il suo amore incondizionatoâ€.
Il salesiano e la speranza
Il Papa rimarca che il salesiano del XXI secolo “è un uomo pieno di speranza perché sa che il suo centro è nel Signore, capace di fare nuove tutte le coseâ€. Chiarisce che un “atteggiamento di speranza è capace di instaurare e inaugurare processi educativi alternativi alla cultura imperanteâ€, i quali, “in non poche situazioni – sia per indigenza e povertà estrema sia per abbondanza, in alcuni casi pure estrema – finiscono con l’asfissiare e uccidere i sogni dei nostri giovani condannandoli a un conformismo assordante, strisciante e non di rado narcotizzatoâ€. L’invito di Francesco alla Congregazione è a “permeare la vita di tanti giovani abbandonati e in pericolo, poveri e bisognosi, esclusi e scartati, privati di diritti, di casaâ€, che “attendono uno sguardo di speranza in grado di contraddire ogni tipo di fatalismo o determinismo. Attendono di incrociare lo sguardo di Gesù che dice loro ‘che in tutte le situazioni buie e dolorose […] c’è una via d’uscita’â€. Ma è anche a vivere fedelmente il carisma come “qualcosa di più ricco e stimolante del semplice abbandono, ripiego o riadattamento delle case o delle attività; a cambiare mentalità di fronte alla missione da realizzare".
La paternità di Dio
San Giovanni Bosco, ricorda poi il Pontefice, “scegliendo e accogliendo il mondo dei bambini e dei giovani abbandonati, senza lavoro né formazione, ha permesso loro di sperimentare in modo tangibile la paternità di Dio e ha fornito loro strumenti per raccontare la loro vita e la loro storia alla luce di un amore incondizionatoâ€. E sono proprio questi giovani che “a loro volta, hanno aiutato la Chiesa a re-incontrarsi con la sua missione: ‘La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d’angolo’â€. Non sono stati agenti passivi o spettatori dell’opera missionariaâ€, ma “sono stati i principali protagonisti†dell’intero processo di fondazione della Congregazione dei salesiani. E la "salesianità", sottolinea Francesco “nasce precisamente da questo incontro capace di suscitare profezie e visioni: accogliere, integrare e far crescere le migliori qualità come dono per gli altri, soprattutto per quelli emarginati e abbandonati dai quali non ci si aspetta nullaâ€. Collegando il passato e il presente, Papa Francesco osserva inoltre che “gli interlocutori di Don Bosco ieri e del salesiano oggi (…) sono vivi protagonisti dell’oratorio da realizzareâ€. “Potremmo chiamarli cofondatori delle vostre case – aggiunge – dove il salesiano sarà esperto nel convocare e generare questo tipo di dinamiche senza sentirsene il padroneâ€. Ancora una volta il Pontefice rimarca “che siamo ‘Chiesa in uscita’â€, che deve essere “capace di abbandonare posizioni comode, sicure e in alcune occasioni privilegiata, per trovare negli ultimi la fecondità tipica del Regno di Dioâ€.
La formazione e la missione
Francesco insiste poi sulla formazione che avviene “nella missioneâ€. “La missione inter gentes è la nostra scuola migliore – scrive il Papa – a partire da essa preghiamo, riflettiamo, studiamo, riposiamo. Quando ci isoliamo o ci allontaniamo dal popolo che siamo chiamati a servire, la nostra identità come consacrati comincia a sfigurarsi e a diventare una caricaturaâ€. Quindi il Pontefice esorta a non lasciarsi ostacolare dal clericalismo, “la ricerca personale di voler occupare, concentrare e determinare gli spazi minimizzando e annullando l’unzione del Popolo di Dioâ€, che “vivendo la chiamata in modo elitario, confonde l’elezione con il privilegio, il servizio con il servilismo, l’unità con l’uniformità, la discrepanza con l’opposizione, la formazione con l’indottrinamentoâ€. “Il clericalismo – avverte il Papa – è una perversione che favorisce legami funzionali, paternalistici, possessivi e perfino manipolatori con il resto delle vocazioni nella Chiesaâ€. E poi mette in guardia dalla tendenza al rigorismo che “pretende di governare e controllare i processi umani con un atteggiamento scrupoloso, severo e perfino meschino di fronte ai limiti e alle debolezze propri o altruiâ€. “Il rigorista – spiega Francesco – dimentica che il grano e la zizzania crescono insieme e ‘che non tutti possono tutto e che in questa vita le fragilità umane non sono guarite completamente e una volta per tutte dalla grazia. In qualsiasi caso, come insegnava sant’Agostino, Dio ti invita a fare quello che puoi e a chiedere quello che non puoi’â€. Per il Pontefice “coloro che accompagnano altri a crescere devono essere persone dai grandi orizzonti, capaci di mettere insieme limiti e speranza, aiutando così a guardare sempre in prospettiva, in una prospettiva salvificaâ€.
Laici e donne
Per l’avvenire, poi, il Papa incoraggia i salesiani a fare delle loro case “un ‘laboratorio ecclesiale’ capace di riconoscere, apprezzare, stimolare e incoraggiare le diverse chiamate e missioni nella Chiesa†e come antidoto contro ogni tendenza clericalista e rigorista consiglia di tener conto dei fratelli coadiutori – laici consacrati – e delle donne, due figure significative nella congregazione. “Senza una presenza reale, effettiva ed affettiva delle donne, le vostre opere mancherebbero del coraggio e della capacità di declinare la presenza come ospitalità, come casa – afferma Francesco –. Vi invito a portare avanti dinamiche in cui la voce della donna, il suo sguardo e il suo agire (…) trovino eco nel prendere le decisioni; come un attore non ausiliare ma costitutivo delle vostre presenzeâ€.
Il rapporto con le diverse culture e la globalizzazione
Circa la diffusione della famiglia salesiana in tutto il mondo, il Papa la addita come uno “stimolo e un invito a custodire e a preservare la ricchezza†delle culture senza cercare di omologarle e chiede ai figli di don Bosco di sforzarsi “affinché il cristianesimo sia capace di assumere la lingua e la cultura delle persone del luogoâ€; “il salesiano è chiamato a parlare nella lingua materna di ognuna delle culture in cui si trovaâ€. “L’unità e la comunione della vostra famiglia è in grado di assumere e accettare tutte queste differenze – osserva Francesco – che possono arricchire l’intero corpo in una sinergia di comunicazione e interazione dove ognuno possa offrire il meglio di sé per il bene di tutto il corpoâ€. E ancora il Papa raccomanda la ‘pastorale dello schermo’ che “chiede di abitare la rete in modo intelligente riconoscendola come uno spazio di missione†impegnandosi a “porre tutte le mediazioni necessarie per non rimanere prigionieri della sua circolarità e della sua logica particolareâ€. Una trappola, la definisce Francesco che “ci può rinchiudere in noi stessi e isolarci in una virtualità comoda, superflua e poco o per niente impegnata con la vita dei giovani, dei fratelli della comunità o con i compiti apostoliciâ€. Perché “sotto l’avatar della vicinanza virtuale possiamo finire ciechi o distanti dalla vita concreta delle persone, appiattendo e impoverendo il vigore missionario. E dunque occorre un’attenzione speciale ai modelli pedagogici e “all’uso personale e comunitario del tempo, delle nostre attività e dei nostri beniâ€.
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