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L'ingresso a scuola di alcuni studenti L'ingresso a scuola di alcuni studenti

Save the Children: in Italia disuguaglianze e ostacoli per gli studenti stranieri

L'indagine dell'organizzazione dedicata alla difesa dei bambini rivela che quasi uno scolaro su otto con un trascorso migratorio non ha la cittadinanza italiana. Questa condizione ne complica il percorso educativo e compromette le aspirazioni, favorendo ritardi, dispersione e abbandono scolastico

Pietro Piga – Città del Vaticano

A partire da lunedì 8 settembre si spalancheranno di nuovo le porte delle scuole italiane. Milioni di studenti e studentesse gradualmente, regione per regione,  ripopoleranno le classi con lo zaino in spalla carico non solo di astucci, quaderni e libri, ma anche di voglia di imparare, di speranze e sogni. Con lo sguardo al nuovo anno scolastico, Save the Children, organizzazione impegnata nella difesa dei più piccoli, accende i riflettori sul precedente, pubblicando l’indagine Chiamami col mio nome, incentrata sugli alunni e sulle alunne presenti negli istituti italiani e con alle spalle un trascorso migratorio. L'ong certifica nel periodo 2024-2025 “circa uno studente su 8 non aveva la cittadinanza italiana”, sebbene più di 3 su 5 siano nati in Italia. Per questa mancanza, il loro percorso educativo è caratterizzato da “profonde diseguaglianze”, che compromettono l’apprendimento e le aspirazioni dei ragazzi.

La situazione

In poco più di venti anni, la percentuale degli studenti e delle studentesse privi di cittadinanza italiana è quadruplicata: nell’anno scolastico 2002-2003, infatti, sfiorava il 3%. Non essere riconosciuti come italiani impedisce a migliaia di bambini, bambine e adolescenti di raggiungere una realizzazione personale e sociale. Spesso, partono da posizioni di svantaggio e affrontano delle difficoltà ancor prima di entrare in aula perché, aggiunge l'organizzazione, “in Italia, quasi la metà delle famiglie con minori e con entrambi i genitori senza cittadinanza italiana (il 41,4%) vive in una condizione di povertà assoluta”. I dati raccolti da Save the Children sul mancato, incompleto o irregolare proseguo della formazione scolastica fugano ogni dubbio: “Tra gli alunni e le alunne con background migratorio di prima generazione, la dispersione implicita (quando gli studenti conseguono un titolo di studio superiore, senza però aver raggiunto le competenze di base nelle materie fondamentali ndr) raggiunge il 22,5%, molto distante rispetto all’11,6% dei coetanei di origine italiana, il dato migliora notevolmente tra gli studenti di seconda generazione (10,4%). Tuttavia, tra gli studenti senza cittadinanza  più di un quarto non completa il percorso di istruzione secondaria di II grado”. Inoltre, gli alunni e le alunne con trascorso migratorio hanno un tasso di ritardo scolastico più alto rispetto ai coetanei italiani (26,4%, contro 7,9%); tra quelli di prima generazione 1 su 6 (17,8%) è stato bocciato una volta, mentre tra quelli di seconda generazione il dato è poco più di 1 su 10 (11,5%). Solo il 3,9%, invece, si iscrive all’università.

Le discriminazioni

Per colmare il divario con i coetanei italiani, gli studenti e le studentesse dal passato migratorio devono uscire dalla scuola, rivolgendosi a tutor o iscrivendosi a corsi di recupero privati interamente a carico delle stesse famiglie. In più, i ragazzi si trovano a confrontarsi con “forme di segregazione scolastica”, tra le quali la white flight che, spiega Save the Children, è “la tendenza da parte delle famiglie italiane a ritirare i propri figli da scuole dove la percentuale di studenti stranieri è particolarmente alta”.

Le soluzioni

In Italia, che da anni affronta una crisi demografica, come spiega Raffaela Milano, Direttore Ricerca di Stc, «la presenza di tanti bambini, ragazzi e ragazze di origine straniera nelle aule scolastiche rappresenta un patrimonio fondamentale. È necessario sostenere le scuole e i territori, per superare gli ostacoli che oggi rendono il percorso di studi più difficile e accidentato rispetto ai coetanei, anche a parità di condizioni economiche e di rendimento scolastico. È un investimento che riguarda tutta l'Italia» che dovrà mettere in campo tutte le possibili azioni per contrastare "la segregazione formativa e ogni forma di xenofobia e razzismo" e aiutare i giovani a "dare libero corso alle loro capacità e aspirazioni".

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05 settembre 2025, 12:34