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2025.09.15 Il convegno per il lancio del Lumsa University Africa Center

L'educazione è un ponte per avvicinare Europa e Africa

All'Università Lumsa una tavola rotonda fa il punto sulla cooperazione tra i due continenti e sui progetti per la formazione dei giovani africani. Dal Lumsa Africa Center, al Campus Africa dell'Unesco, fino all'accordo tra Iccrom e Fabbrica di San Pietro. "L’educazione è al tempo stesso vittima e soluzione di tutti i conflitti", ha dichiarato ai media vaticani Stefania Giannini, vice direttrice generale dell'Unesco

Valerio Palombaro - Città del Vaticano

Le opposte dinamiche demografiche di Europa e Africa creano delle complementarietà tra i due continenti che il mondo dell’educazione può valorizzare per creare sviluppo. È il messaggio principale emerso stamane all’università Lumsa nella tavola rotonda Educazione, competenze e crescita in Africa ed Europa, occasione del lancio del Lumsa University Africa Center aperto nell’ateneo romano alcune settimane orsono.

Il momento di costruire

Ricchezze del sottosuolo, potenziale di sviluppo economico, crescenti livelli di istruzione e occupazione, con una popolazione prevista di 2,5 miliardi entro il 2050 (di cui la metà sotto i 14 anni), l’Africa è il partner naturale e insostituibile per un’Europa in declino demografico ed in rallentamento economico. «È il momento storico nel quale dobbiamo costruire — ha dichiarato in apertura del convegno il rettore della Lumsa, Francesco Bonini —. Per noi è naturale che questa costruzione, questa proiezione guardi verso l’Africa che è il nostro presente e futuro». 

Sviluppo del capitale umano

Una proiezione che parte dai tanti giovani dell’Africa. «La crescita», ha sottolineato Stefania Giannini, vice direttore generale dell’Unesco per l’educazione, «non è solo economica, ma anche crescita individuale della persona» come sviluppo di un «capitale umano». «Nel 2050 un giovane su tre nel mondo sarà africano. E i 450 milioni di africani giovani oggi corrispondono numericamente all’intera popolazione europea», ha detto Giannini, annunciando l’avvio di Campus Africa, un progetto basato su due priorità dell’Unesco: quella della parità di genere, per dare opportunità alle giovani, e quella che trova sintesi nel fatto che «non c’è futuro del mondo senza futuro per l’Africa». Campus Africa, fondato sul consenso di tutti i 194 Stati membri dell’Unesco, punta a connettere le istituzioni «intorno a tre priorità»: rafforzare le strutture di ricerca; promuovere la collaborazione e la mobilità dei giovani universitari; riallineare i curricula e i bisogni del mercato del lavoro per i giovani africani. «La piattaforma multilaterale — ha dichiarato Giannini — ha un ruolo fondamentale nell’attuazione di questo progetto».

Ascolta l'intervista con Stefania Giannini

“L’educazione è al tempo stesso vittima e soluzione di tutti i conflitti, di tutte le tensioni anche delle crisi ambientali”, ha dichiarato la vice direttrice dell’Unesco parlando ai media vaticani a margine dell’evento. “Quindi proteggerla quando è vittima”, e su questo vale la dichiarazione sulla protezione delle scuole dagli attacchi militari, “ma anche ricordarsi che senza un’educazione efficace di qualità e inclusiva per tutti non c’è speranza”. Giannini ha inoltre ribadito che “l’’Africa è un continente il cui futuro dipenderà fondamentalmente da questo capitale di giovani che sta esplodendo, previsto in raddoppio da qui al 2050” e che già oggi composto dai circa 450 milioni di giovani africani". Sul fronte del diritto all’istruzione, la vice direttrice ha ricordato che “quest’anno l’Unesco compie 80 anni e progressi ne sono stati fatti. Nel 1948 – ha detto - la popolazione dei bambini in età scolare che aveva accesso all’istruzione su scala globale era del 47%. Oggi la scolarizzazione primaria è pressoché universale. Tuttavia oltre 260 milioni di bambini sono fuori dalla scuola; la metà circa è concentrata nel sub continente africano e quello che noi stiamo facendo è ricordare ai governi con un appello forte che l’educazione è l’investimento di lungo termine ma anche di breve termine più efficace. Purtroppo quel target che l’Unesco indicò 10 anni fa, ovvero il 4/5 per cento del Pil nazionale da investire in educazione, e il 15/20 per cento della spesa pubblica che include anche gli aiuti allo sviluppo, non è rispettato dalla maggioranza dei Paesi” quindi la “nostra battaglia è di tipo politico e culturale”.

L'accordo tra Iccrom e Fabbrica di San Pietro

La conferenza alla Lumsa è stata occasione di confronto anche su un altro progetto concreto. A descriverlo è stata Aruna Francesca Maria Gujiral, direttore generale del Centro internazionale di studi per la conservazione ed il restauro dei beni culturali (Iccrom), che alcune settimane fa ha siglato un accordo con il presidente della Fabbrica di San Pietro in Vaticano, cardinale Mauro Gambetti. La Fabbrica di San Pietro, tramite la propria Scuola delle Arti e dei Mestieri, è pronta così ad aprire le porte della Basilica Vaticana a giovani artisti e artigiani africani che saranno ospitati per un periodo di formazione. Le competenze acquisite dovranno poi essere condivise con le conoscenze tradizionali dei loro Paesi, in un processo che sarà guidato da istituzioni partner in Costa d'Avorio, Egitto, Kenya e Tunisia. «Una volta finita l’esperienza questi giovani porteranno nuove opportunità nei Paesi d’origine», ha dichiarato Gujiral, precisando che la formazione è prevista sei mesi a Roma e sei mesi in patria. Secondo quanto emerso, nel quadro di questo progetto l’Iccrom punta complessivamente a formare oltre 500 giovani in tre anni di cui 60 in Vaticano a scaglioni di 20 ogni anno.

Il Lumsa Africa Center

Lo stesso Lumsa Africa Center, oltre alle attività di ricerca, punta molto sulla formazione: è già aperta una procedura di selezione per il conferimento di 10 borse di studio per la partecipazione a un’esperienza di mobilità internazionale presso The Catholic University of Eastern Africa, che si svolgerà a Nairobi (Kenya) dal 14 febbraio 2026 al 1° marzo 2026. «Il Lumsa Africa Center è figlio del patto educativo globale» promosso da Papa Francesco, ha dichiarato il direttore del centro, ambasciatore Pietro Sebastiani. «L’idea nasce dalla consapevolezza che gli studenti devono avere una visione dell’immagine che l’Africa ha nel contesto mondiale», ha detto Sebastiani, auspicando che l’istruzione serva ad «abbattere gli stereotipi». «L’Europa al suo interno non ha spazi di crescita, per cui il partenariato con l’Africa deve essere paritario ma è ineludibile». “Credo che ognuno debba portare un mattoncino a una costruzione di una maggiore comprensione e maggiore dialogo”, ha inoltre affermato Sebastiani ai microfoni dei media vaticani. “In questo modo – ha aggiunto - si può veramente parlare una lingua comune: quella della formazione e dell’educazione”.

Crescita economica e lavoro

La formazione, in ogni caso, va poi affiancata alla crescita economica. Cleophas Adrien Dioma, presidente esecutivo dell’Italia-Africa Business Week, ha fatto notare che «alla cooperazione fino ad ora mancava il business» per cui «non si può pensare di formare i giovani se non c’è crescita».«La piramide demografica di Europa e Africa è invertita», ha insistito Federico Bonaglia, vice direttore del Centro per lo sviluppo dell’Ocse. Citando alcuni studi dell’Ocse, come quello secondo cui in Sud Africa quasi l’80% delle aziende lamenta il fatto di non trovare lavoratori con le competenze richieste, Bonaglia ha messo in evidenza che «la formazione è un tema di incontro e ciascuno investendo fa il proprio interesse e quello della propria comunità». Secondo Lorenzo Ortona, vicario della struttura di missione-presidenza del Consiglio di attuazione del Piano Mattei, «è fondamentale la formazione in loco in Africa per rispondere alle esigenze del mercato africano»: entro la fine dell’anno, ad esempio, dovrebbe essere attivato il nuovo centro Enrico Mattei in Algeria riguardo la formazione agricola. «In Europa alcuni mestieri non ci sono più», ha concluso d’altra parte Ortona, indicando la collaborazione in atto con Confindustria per poter attuare le indicazioni del decreto flussi sulla creazione di quasi 500.000 posti di lavoro per i migranti.

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15 settembre 2025, 15:00