Otranto. Diritti umani e Mediterraneo, il ruolo delle donne
Beatrice Guarrera - Otranto
Un futuro inclusivo in cui vengano rispettati i diritti umani passa per la giustizia ambientale e climatica. La discussione sul tema è stata affrontata ieri, nel corso della seconda serata del Festival Giornalisti del Mediterraneo, in corso a Otranto, che si concluderà sabato 6 settembre.
Giustizia climatica
“La giustizia climatica è di stretta attualità - dichiara ai media vaticani Marianna Balfour, responsabile comunicazione WWF Mediterraneo e tra i partecipanti all'incontro - perché sappiamo che molte delle tensioni e delle guerre in corso sono strettamente legate anche alle risorse naturali dei territori. Pensiamo all'Ucraina e anche a quello che sta succedendo a Gaza”. Spetta al giornalismo mettere in luce gli aspetti più trascurati della crisi climatica, come le conseguenze che devono pagare i gruppi più marginalizzati. “Tra questi per esempio - aggiunge Balfour - i contadini, i pescatori, le donne, i gruppi che hanno meno rappresentazione da un punto di vista politico”.
Una forza lavoro poco rappresentata
“Le donne rappresentano una forza lavoro molto importante sia nel mondo dell'agricoltura e per esempio nel mondo della pesca. Eppure - prosegue - è una forza lavoro che molto spesso non viene rappresentata da un punto di vista di politica e dal punto di vista delle policy”. Se si guarda ai dati, si può comprendere il ruolo estremamente importante che svolgono. “Basti pensare - continua Balfour - che nel Sud del mondo le donne che si occupano di coltivare le terre sono circa il 43%.Eppure solo il 15% di donne detiene questi terreni agricoli. Quindi, parlare delle donne nell'ambito di settori quali la pesca, quale l'agricoltura, è estremamente importante”.
Mediterraneo, luogo di speranza
Un’occasione di riflessione in questo senso è stato l’incontro tra donne attive nel settore della pesca nel Mediterraneo, organizzato da WWF Mediterraneo lo scorso aprile a Spalato. Si è trattato di un evento che ha contribuito a “creare una comunità tra donne” e a “fare rete” tra loro. Nonostante le guerre in corso in Medio Oriente e il dramma delle migrazioni, infatti, “il Mediterraneo ci offre sempre momenti di unità e di speranza - osserva il giornalista Patrizio Nissirio - offre storie straordinarie di sforzo e lavoro”. Eppure, allo stesso tempo, il Mediterraneo è un cimitero per tanti migranti che provano ad attraversarlo. "Nel 2024 la prima nazionalità di arrivo dalle rotte del Mediterraneo è il Bangladesh e la quarta è il Pakistan, Paesi tra i più colpiti da eventi estremi a livello climatico”, indica la giornalista Angela Gennaro. Tuttavia, i migranti climatici, come vengono definiti nel settore dell’informazione, non esistono per la giurisprudenza internazionale e non hanno protezione. Vivere in un ambiente sano, invece, è stato riconosciuto un diritto umano fondamentale, come fa notare Luca Eufemia, manager della sostenibilità. Un diritto sul quale ognuno è chiamato a riflettere, soprattutto i governanti degli Stati che hanno potere decisionale per mettere in campo misure volte a scongiurare il peggioramento della crisi climatica.
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