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La macchina fotografica di una reporter uccisa nel conflitto a Gaza La macchina fotografica di una reporter uccisa nel conflitto a Gaza  (AFP or licensors)

Libertà di stampa ai livelli più bassi degli ultimi 50 anni

Lo rivela un rapporto dell’International institute for democracy and electoral assistance (Idea), think tank sulla democrazia con sede a Stoccolma. Afghanistan, Burkina Faso e Myanmar hanno registrato le diminuzioni più significative. Al contempo, «un Paese su tre in Europa ha registrato un calo della libertà di stampa», denuncia lo studio. L’analisi del giornalista e storico Pierluigi Allotti: a incidere è il contesto delle guerre in corso

Giada Aquilino - Città del Vaticano

La libertà di stampa in tutto il mondo è diminuita significativamente negli ultimi cinque anni, raggiungendo il livello più basso degli ultimi 50 anni. È il risultato del rapporto pubblicato oggi dall’International institute for democracy and electoral assistance (Idea), think tank sulla democrazia con sede a Stoccolma. Afghanistan, Burkina Faso e Myanmar, Paesi già segnalati come realtà critiche in altre rilevazioni sul tema, hanno registrato i cali più significativi: a seguire, secondo il rapporto, la Corea del Sud, per la quale si citano un «picco di casi di diffamazione» contro i giornalisti e «incursioni nelle loro residenze». L’attuale stato della democrazia nel mondo «è preoccupante», ha dichiarato all’agenzia Afp il segretario generale di Idea, Kevin Casas-Zamora. Più della metà dei Paesi del mondo (54%) ha registrato un calo in uno dei cinque indicatori chiave della democrazia tra il 2019 e il 2024, riporta lo studio. Mai si era assistito, ha aggiunto, a un deterioramento «così acuto».

I conflitti e l'informazione libera considerata "scomoda"

In una conversazione con i media vaticani Pierluigi Allotti, docente di Storia del giornalismo e delle comunicazioni di massa alla Sapienza università di Roma e giornalista dell’agenzia Askanews, fa notare come «sia abbastanza evidente che a incidere sia il contesto internazionale, che si è deteriorato negli ultimi cinque anni con le guerre in corso». 

Ascolta l'intervista con Pierluigi Allotti

La libertà di stampa, mette in luce lo storico, risulta diminuita in 43 Paesi in tutti i continenti, di cui 15 in Africa e 15 in Europa. Riguardo al Vecchio Continente, il think tank rileva che nel periodo preso in esame «un Paese su tre in Europa ha registrato un calo della libertà di stampa», evidenziando Stati — Belarus, Ucraina e Russia — «in cui le libertà civili sono state influenzate negativamente» dall’invasione russa dell’Ucraina.  In un contesto bellico, riflette Allotta che per le edizioni «il Mulino» ha pubblicato libro La libertà di stampa - Dal XVI secolo a oggi, «l’informazione libera è “scomoda” per tutti, sia regimi autocratici sia democrazie. Ovviamente una democrazia può sospendere certe libertà in casi di emergenza, abbiamo visto anche durante la pandemia da covid come certe nostre libertà siano state limitate e compresse, ma la stessa democrazia, rispetto a un regime autocratico, le restringe temporaneamente, poi quando finisce l’emergenza si ritorna a un regime di libertà di stampa, come per esempio avvenne in Italia dopo la Grande Guerra». 

Libertà di parola e libertà di stampa

Guardando all’oggi Allotti riflette comunque sulla «distinzione tra libertà di parola e libertà di stampa», osservando che «in Italia o in Europa generalmente c’è libertà di parola quasi assoluta, perché tutti possono andare in piazza e anche sui social», a proposito dei quali lancia però l’allarme «sull’hate speech», denunciando una situazione spesso «fuori controllo sul web». «Diversa — spiega — è la libertà di stampa, la libertà dei giornalisti di poter scrivere e dare notizie, svolgendo liberamente e in modo indipendente la professione e rispettando la propria deonotolgia»: per l’Italia cita «l’annoso caso delle querele temerarie» e della «facilità con cui si può querelare un giornalista per diffamazione senza avere conseguenze se poi la querela è pretestuosa. Però qui — va avanti — è la politica che dovrebbe fare la sua parte: la legge che dovrebbe attenuare o risolvere questo fenomeno ancora giace in Parlamento».

La denuncia: interferenze da agenzie di intelligence

Il rapporto diffuso a Stoccolma evidenzia inoltre cali della libertà di stampa «negli Stati membri dell’Ue, tra cui l’Italia, le cui agenzie di intelligence hanno utilizzato spyware contro attivisti per i diritti dei migranti e giornalisti». Nell’analisi di Allotti, «l’indipendenza della stampa viene così minata, la stampa deve essere assolutamente libera di poter svolgere la propria funzione senza interferenze da parte di agenzie di intelligence di qualunque tipo, sia governative sia estere». Si tratta, va avanti, di «una diminuzione della libertà del giornalista, che va tutelato: è bene che i problemi vengano alla luce, intervengano le associazioni di categoria e professionali, i sindacati e che i governi democratici non si comportino come le autocrazie».

Sugli Stati Uniti, l’International institute for democracy and electoral assistance ha sottolineato come il proprio documento non includa un monitoraggio dei primi mesi dopo il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, a gennaio scorso. Tuttavia, ha aggiunto il suo segretario generale, «alcuni degli eventi che abbiamo visto durante le elezioni di fine 2024 e nei primi mesi del 2025 sono piuttosto inquietanti»: «dato che ciò che accade negli Stati Uniti ha la capacità di diventare globale, questo non è di buon auspicio per la democrazia mondiale».

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11 settembre 2025, 13:08