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2025.09.11 Confine tra Messico e Stati Uniti

Messico, la denuncia dei vescovi: condizioni dei migranti rischiose e disumane

I presuli delle diocesi di frontiera con gli Stati Uniti, riunitisi nei giorni scorsi a Piedras Negras, hanno esortato i governi e la società civile affinché si riconosca e si affronti la dignità violata di chi fugge da guerra, violenza e povertà assoluta

Vatican News

I migranti messicani che cercano di oltrepassare il confine con gli Stati Uniti si trovano in condizioni rischiose e disumane: è quanto emerge dall’incontro, appena concluso a Piedras Negras, nello Stato di Coahuila, dei vescovi delle diocesi situate lungo la frontiera di Messico e Stati Uniti. I presuli, ancora una volta, denunciano la difficile situazione nella quale si trovano migliaia di persone. Per questa ragione hanno rivolto un appello non solo ai governi, ma a tutta la società civile, affinché si riconosca e si affronti la dignità violata. La rotta migratoria che attraversa il Messico è stata definita dall’episcopato «la più pericolosa del mondo». Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, i migranti, fuggendo da guerre, violenza e povertà estrema nei loro Paesi d’origine, si ritrovano in un territorio dove i pericoli si moltiplicano in modo esponenziale. Dallo scorso gennaio gli Stati Uniti hanno bloccato le principali vie legali di accesso all’asilo, come la possibilità di presentare domanda tramite l'App CupOne e il permesso umanitario. A questo si aggiungono i trasferimenti forzati, separazioni familiari e respingimenti verso Paesi terzi. L’insicurezza lungo la rotta è allarmante: rapimenti, estorsioni, sfruttamento lavorativo e violenza sessuale sono all’ordine del giorno. Lo smantellamento delle strutture di accoglienza, voluto dall’amministrazione statunitense, ha reso i migranti ancora più vulnerabili e invisibili, soprattutto nelle zone periferiche, dove vivono senza accesso a servizi di base per paura di essere perseguiti, detenuti o trasferiti forzatamente. Al riguardo monsignor Gustavo García Siller, vescovo di San Antonio, ha espresso una profonda frustrazione per le attuali politiche migratorie degli Usa: «La migrazione attuale è sempre complicata; non c’è dubbio, non è facile. Siamo stati molto proattivi come vescovi, ma con queste politiche abbiamo percepito una chiusura delle porte e un atteggiamento di difesa così intenso, che ci chiede nuove strategie».

Disperati alla ricerca di un futuro migliore

L’incontro dei vescovi — riferisce l’agenzia Sir — non è stato solo un momento di riflessione, ma ha incluso una visita in un centro d’accoglienza, dove hanno ascoltato le testimonianze dei migranti. Questi racconti, definiti “struggenti” dal vescovo di Piedras Negras, monsignor Alfonso Miranda Guardiola, hanno rivelato la disperazione di chi ha venduto tutto per affrontare il viaggio. Molti hanno narrato di aver affrontato continui pagamenti e subito minacce da parte di reti criminali. Anche le organizzazioni umanitarie che operano al confine per fornire rifugio, assistenza giuridica e umanitaria alle persone in cerca di sicurezza stanno affrontando enormi difficoltà, poiché non hanno più i mezzi finanziari per continuare a operare e portare avanti il loro lavoro salvavita.

Occore un'azione immediata

Nel comunicato finale, i presuli hanno sollecitato un’azione immediata e coordinata per «aprire corridoi umanitari sicuri e legali per i migranti e i rifugiati più vulnerabili». Hanno anche ribadito la loro ferma convinzione che ogni nazione ha il diritto di mantenere i propri confini, ma ha anche la responsabilità di garantire la vita umana e un’immigrazione sicura, ordinata e umana, incluso il diritto all’asilo. «La Chiesa — hanno concluso — riafferma la necessità prioritaria di uno stato di diritto che protegga le famiglie, in particolare dei migranti e dei rifugiati, che sono colpiti da nuove difficoltà».

In piazza per dire no alla violenza

Intanto, più di 50.000 persone, tutte vestite di bianco, sono scese in piazza, nei giorni scorsi, a Culiacán per manifestare  contro il crimine che insanguina la città. Culiacán, 800.000 abitanti, è uno degli epicentri del potere dei narcos. Nella guerra tra le bande per il dominio del territorio, spesso non sono solo gli appartenenti ai gruppi rivali a perdere la vita, ma anche comuni cittadini. Per questa ragione  il vescovo di Culiacán, Jesús José Herrera Quiñónez, che ha partecipato alla marcia di pace, ha chiesto di essere capaci di seminare speranza in mezzo alla violenza, «di accompagnare chi soffre, di educare i giovani nella verità e nel bene, e di rafforzare la vita familiare e comunitaria. La nostra città ha bisogno, oggi più che mai, di uomini e donne che diventino artigiani di pace».

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11 settembre 2025, 12:05