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At least 1,400 people killed and more than 2,000 injured in earthquake in Afghanistan

Afghanistan. Ospedali al collasso e zone isolate, il terremoto mette in ginocchio il Paese

Aumentano sempre di più le vittime del sisma che il 311 agosto scorso ha devastato il Paese: almeno 2.200 morti e oltre 3.400 feriti. Soccorsi in difficoltà tra carenza di medicinali e mancanza di posti letto nei nosocomi. Ancora in ritardo gli aiuti umanitari mentre l'Organizzazione mondiale della sanità lancia l'allarme epidemie

Federico Piana- Vatican News

Al Nangarhar Regional Specialization Hospital di Jalalabad i feriti non c’entrano quasi più. Come negli altri ospedali delle città afghane vicine i posti letto per i sopravvissuti al terribile terremoto dello scorso 31 agosto sono terminati: chi è più fortunato trova accoglienza nei corridoi, nei giardini, negli scantinati. Anche le barelle sono giacigli improvvisati dove i pochi medici a disposizione fanno i salti mortali per cercare di salvargli la vita come possono: le medicine scarseggiano come pure le sale di rianimazione, quando funzionano.

Estreme difficoltà

Proprio nel nosocomio di Jalalabad, città capoluogo della provincia del Nangarhar e cuore dell’epicentro del sisma, i feriti vengono portati con gli elicotteri dopo che i soccorritori sono riusciti miracolosamente a tirarli fuori da sotto le macerie. Ma non va sempre bene. Molte squadre di soccorso, fanno sapere tutte le Ong presenti nel Paese, non riescono ancora ad arrivare nelle zone montuose, rese inaccessibili da frane e smottamenti che hanno ostruito strade e sentieri. Ecco perché il bilancio delle vittime, che ha superato i 2.200 morti e toccato quota 3.400 feriti, non è ancora definitivo e purtroppo è destinato inesorabilmente a salire.

Sfollati in pericolo

Come stanno aumentando senza sosta anche gli sfollati: sarebbero decine di migliaia, secondo i dati per ora approssimativi, diffusi dall’organizzazione umanitaria di soccorso Mezzaluna Rossa. Nelle aree dove i sopravvissuti si sono rifugiati mancano tutti i beni di prima necessità «Scarseggiano acqua potabile, cibo, farmaci, kit medici. Ma anche le squadre di soccorso non sono sufficienti e quelle che ci sono non hanno le attrezzature adeguate per poter recuperare le persone intrappolate sotto le case e gli edifici crollati» ammettono alcuni volontari delle associazioni umanitarie.

Possibili epidemie

Nelle scorse ore, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha lanciato un allarme per la possibilità che possano esplodere diverse epidemie aggravando la già complicata situazione sanitaria. Non solo. La preoccupazione dell’Oms è anche per i profughi afghani: nei giorni scorsi in migliaia sono stati cacciati via dal Pakistan —  dove avevano trovato riparo  per sfuggire alle violenze talebane — nonostante fossero in possesso di documenti dell’Onu che ne attestavano lo status  di rifugiati e con i quali avrebbero dovuto ottenere assistenza e protezione. Sono più di 270.000, rivela l’Oms, quelli fatti forzatamente rientrare in Afghanistan e che sono stati colpiti dal sisma.

La terra continua a tremare

La terra, intanto, continua a tremare. Secondo le ultime rilevazioni, sono state decine le scosse di assestamento, la più forte quella di martedì scorso che ha sfiorato la magnitudo 5.5 gettando di nuovo nel panico la popolazione ed interrompendo i soccorsi.

Aiuti in ritardo

Una fonte locale, che preferisce  mantenere l’anonimato per motivi di sicurezza, ha fatto sapere al nostro giornale che gli aiuti umanitari promessi da alcune nazioni straniere sostanzialmente ancora non sono stati consegnati. Anche il governo talebano è tornato a chiedere alla comunità internazionale di fare presto.  Din Mohammad Hanif, Ministro dell’economia dell’autoproclamato Emirato islamico, incontrando i rappresentanti delle Nazioni Unite nel Paese, ha espresso il desiderio che «gli aiuti possano arrivare quanto prima possibile. Bisogna accelerare perché la situazione è davvero drammatica e sta peggiorando di ora in ora sempre di più».

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04 settembre 2025, 14:44