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Sudanesi in fuga dal Darfur Sudanesi in fuga dal Darfur

Sudan, Unicef: nella città assediata di El Fasher 130.000 bambini in condizioni disperate

La città sudanese di El Fasher è sotto assedio da oltre 500 giorni, con civili intrappolati senza aiuti. I bambini subiscono uccisioni, fame e mancanza di cure, mentre ospedali e scuole vengono bombardati. La crisi è aggravata da una grave epidemia di colera. In questo contesto un nuovo raid dei paramilitari causa almeno 24 morti e 55 feriti

Sara Costantini – Città del Vaticano

Da oltre 500 giorni, El Fasher, cuore del Darfur settentrionale, in Sudan, vive sotto assedio. Le strade della città sono oggi segnate dalla paura e dal pianto. Proprio in queste ore, un bombardamento delle Forze di supporto rapido (Rfs)ha colpito il quartiere di Awlad al-Reef a El-Fasher causando almeno 24 morti e 55 feriti. L’Unicef parla di una «tragedia devastante» nella città assediata: 260.000 persone, tra cui 130.000 bambini, sono rimaste intrappolate, tagliate fuori dagli aiuti umanitari per più di 16 mesi

Infanzia violata 

Le storie che arrivano da quella parte di Sudan hanno il volto dei più piccoli. Dall’inizio dell’assedio nell’aprile 2024, oltre mille bambini sono stati uccisi o mutilati. Molti altri sono stati strappati alle loro famiglie, vittime di violenze sessuali, rapimenti o arruolati forzatamente. L’infanzia a El Fasher è diventata sinonimo di vulnerabilità assoluta. Lì dove dovrebbe esserci protezione, nei campi per sfollati e persino nelle case, la violenza ha seminato morte.

Scuole e ospedali sotto attacco

«Stiamo assistendo a una tragedia devastante», ha dichiarato Catherine Russell, direttrice esecutiva dell’Unicef. «I bambini di El Fasher stanno morendo di fame mentre le nostre forniture salvavita restano bloccate. Bloccare l’accesso umanitario è una grave violazione dei diritti dei bambini: la loro vita è in bilico». Gli ospedali e le scuole, simboli di cura e di speranza, sono stati bersaglio di ripetuti attacchi. Trentacinque strutture sanitarie e sei scuole sono state colpite. L’ospedale materno saudita di El Fasher, luogo di nascita e di vita, è stato bombardato più di dieci volte. A gennaio, le esplosioni hanno distrutto il centro terapeutico del campo di Abu Shouk, lasciando migliaia di bambini malnutriti senza cure.

Fame, malattie e acqua contaminata

La fame, intanto, avanza. Più di seimila bambini soffrono di malnutrizione acuta grave, e senza gli alimenti terapeutici bloccati alle frontiere il rischio di morte cresce ogni giorno. Le cifre riportate dall’Unicef sono impressionanti: solo da gennaio diecimila piccoli sono stati curati per forme gravi, quasi il doppio rispetto all’anno precedente. Ma negli ultimi mesi le scorte si sono esaurite.  Come se non bastasse, al grido della fame si unisce quello della malattia. Nel Sudan è in corso la peggiore epidemia di colera degli ultimi decenni. Dal luglio 2024 si contano quasi 100.000 casi sospetti e oltre 2.400 decessi. Nel solo Darfur, quasi 5.000 persone si sono ammalate e almeno 98 sono morte. Le équipe di Medici senza frontiere raccontano che nella città di Tawila, dove si sono rifugiate 380.000 persone in fuga dai combattimenti, un centro di trattamento con 130 posti letto si è trovato a dover accogliere in una sola settimana 400 pazienti. L’acqua, sorgente di vita, diventa causa di morte: nei campi sovraffollati le famiglie sopravvivono con appena tre litri al giorno, meno della metà di quanto stabilito dall’Organizzazione mondiale della sanità come minimo vitale. In mancanza di alternative, molti bevono da fonti contaminate. In un campo, raccontano i testimoni, si è dovuto attingere di nuovo allo stesso pozzo in cui era stato trovato un corpo senza vita. La guerra in Sudan, esplosa nell’aprile 2023, ha già costretto oltre 14 milioni di persone a lasciare le proprie case, generando la più grave crisi umanitaria del mondo. La popolazione di El Fasher ne porta oggi il peso più lacerante.

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28 agosto 2025, 13:47