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Strati di memoria, nuove scoperte archeologiche a Piazza Venezia

Nel centro nevralgico della Roma moderna, dove le architetture del potere e della storia convivono da secoli, la terra continua a restituire brani del suo passato sepolto. Gli scavi per la realizzazione della stazione di Piazza Venezia della linea C della metropolitana svelano un paesaggio archeologico inaspettatamente denso, stratificato, dove la vita quotidiana dell'antichità riaffiora accanto ai resti di una Roma medievale operosa e concreta

Maria Milvia Morciano - Città del Vaticano

Un edificio su più livelli, forse destinato a ospitare famiglie di ceto modesto e botteghe artigiane; una strada antica che attraversa i secoli; resti di attività produttive risalenti al Medioevo: sono solo alcuni degli elementi emersi dal sottosuolo di Piazza Venezia, al centro dell'Urbe, ai piedi del Campidoglio, dove la costruzione della nuova stazione metropolitana ha aperto un varco nella topografia storica della città. L’intervento, condotto sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Speciale di Roma, si configura come un’occasione preziosa per approfondire la conoscenza di un settore cruciale della Città eterna, ponte ideale tra le grandi architetture monumentali e la trama minuta della vita quotidiana.

Foto dal drone dell'area di scavo in Piazza Venezia
Foto dal drone dell'area di scavo in Piazza Venezia   (© Soprintendenza archeologica)

Le insulae e la via Flaminia: un quartiere antico riaffiora

La scoperta di un complesso edilizio riconducibile al tipo dell’insula – caseggiato a più piani, databile tra la fine dell’età repubblicana e i primi decenni dell’età imperiale – illumina un’area finora poco indagata. Le strutture, probabilmente residenziali e commerciali, si disponevano in prossimità dell’antica via Flaminia, che aveva proprio in questa zona il suo inizio. Di questa arteria è stato riconosciuto anche il tracciato medievale: la pavimentazione originaria in basoli romani era ormai scomparsa, sostituita da strati di terra battuta, una tecnica semplice ma funzionale, che testimonia la continuità d’uso di questo asse viario nei secoli.

Percorrenza della Via Flaminia medioevale
Percorrenza della Via Flaminia medioevale   (© Soprintendenza archeologica)

Un confronto eloquente: l’Insula dell’Ara Coeli

Un esempio – probabile specchio di questi nuovi ritrovamenti – si trova poco lontano: è l’Insula dell’Ara Coeli, resti archeologici che sembrano più immersi che racchiusi tra la scalinata che conduce alla basilica dell’Ara Coeli e l’imponente massa bianca del Vittoriano.
Il complesso, articolato su sei piani di cui quattro oggi visibili, documenta l’organizzazione verticale delle insulae, con botteghe al pianterreno e abitazioni sovrapposte destinate a classi sociali differenti. La struttura, sopravvissuta,  fu inglobata nel Medioevo nella chiesa di San Biagio del Mercato, della quale resta un arcosolio affrescato nel Trecento. In seguito, venne in parte soffocata dalla scalinata verso Santa Maria in Aracoeli e dal basamento monumentale del Vittoriano. Questi resti, oggi oggetto di un intervento di restauro, raccontano quanto fitta e articolata fosse la vita abitativa accanto ai grandi edifici pubblici: sul colle Capitolino si addensavano templi importanti, poco più in là si stendevano i Fori. Sembrano costituire così un termine di confronto diretto con i nuovi rinvenimenti emersi a pochi metri di distanza.

Fornaci medioevali
Fornaci medioevali   (© Soprintendenza archeologica)

Fornaci medievali: tracce di operosità urbana

Accanto ai resti di epoca romana, lo scavo ha restituito le impronte materiali di un'attività produttiva medievale concreta e poco appariscente: alcune calcare, fornaci per la trasformazione del marmo in calce viva, disposte lungo il tracciato della Flaminia. Una scelta non casuale, dettata dalla necessità di ottimizzare il trasporto dei blocchi di pietra verso i cantieri cittadini. Queste presenze restituiscono il volto pratico della Roma medievale, spesso oscurata dalla grandezza classica, ma profondamente intrecciata alla sua eredità.

Il valore della stratigrafia urbana

 Secondo Marta Baumgartner, archeologa della Soprintendenza e responsabile scientifica dello scavo, questi ritrovamenti offrono un’opportunità unica per comprendere più a fondo la topografia storica del centro di Roma. Le strutture individuate, riconducibili ad ambiti abitativi imperiali, contribuiscono a ridefinire il quadro urbanistico dell’area, reinserendo i grandi monumenti nel loro originario contesto di vita quotidiana, spesso perduto o cancellato dalle trasformazioni successive. Un processo di riscrittura archeologica che non si limita al singolo frammento, ma si estende alla comprensione del paesaggio urbano nel suo complesso, fatto di sovrapposizioni, inglobamenti, cancellazioni e resistenze.

Sezione stratigrafica della Via Flaminia medioevale
Sezione stratigrafica della Via Flaminia medioevale   (© Soprintendenza archeologica)

Un palinsesto da leggere con cura

Daniela Porro, Soprintendente Speciale di Roma, ha evidenziato come il fascino di questo scavo risieda proprio nella "natura palinsestica" del sito, dove epoche diverse si intrecciano e si rivelano nel corso delle indagini. Il progetto di realizzazione della Linea C, commissionato da Roma Metropolitane per conto di Roma Capitale e realizzato dalla società Metro C (con Webuild e Vianini Lavori), si sta così trasformando in un’occasione non solo infrastrutturale, ma conoscitiva. Lo scavo è infatti parte integrante del piano di realizzazione della nuova stazione, concepita fin dall’inizio come spazio in grado di accogliere e comunicare il patrimonio che la costruzione stessa sta portando alla luce.

I resti archeologici emersi in Piazza Venezia
I resti archeologici emersi in Piazza Venezia   (© Soprintendenza archeologica)

Una città che si racconta nel profondo

Piazza Venezia è da sempre luogo di trasformazioni radicali: dai grandi sventramenti tra Otto e Novecento all’attuale riqualificazione sotterranea, ogni fase ha lasciato segni che hanno ridefinito la fisionomia del centro urbano. Le costruzioni moderne, come quelle antiche, hanno inglobato ciò che le precedeva, generando un insieme di lettura complessa, che solo la prosecuzione dello scavo potrà chiarire pienamente. Ma già ora è evidente come ogni muro, ogni piano di calpestio, ogni lacerto di muratura costituisca un tassello utile a ricomporre il mosaico di una Roma che non smette di raccontarsi, proprio attraverso le ferite e le aperture del suo sottosuolo.

Calcara, ovvero fornace dove venivano bruciati marmi di spoglio per trarne calce viva
Calcara, ovvero fornace dove venivano bruciati marmi di spoglio per trarne calce viva   (© Soprintendenza archeologica)

Una stazione, un archivio di storie

Le attività in corso procedono senza ritardi rispetto ai tempi previsti, un dato importante in un cantiere tanto delicato quanto ambizioso. E mentre gli archeologi continuano a scavare, analizzare, interpretare, si delinea sempre più chiaramente il ruolo che la futura stazione potrà giocare: non solo luogo di passaggio, ma snodo narrativo, archivio vivo di memorie urbane. In questo laboratorio a cielo aperto - o meglio, sotterraneo - Roma continua a interrogare sé stessa, in un dialogo serrato tra presente e passato. Come accade da secoli, lo fa lasciando affiorare i suoi strati, le sue storie, i suoi silenzi: perché ogni ritrovamento è una domanda, e ogni pietra un inizio di risposta.
 

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07 agosto 2025, 14:00