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Un'immagine di Graziano Motta Un'immagine di Graziano Motta 

Si è spento Graziano Motta, storico collaboratore della Radio Vaticana

Giornalista di lungo corso, è morto serenamente stamani a Roma all’età di 96 anni. Per tanti anni ha offerto agli ascoltatori dell’emittente papale analisi e cronache soprattutto dal Medio Oriente, di cui era profondo conoscitore. Padre Lombardi: un professionista appassionato del suo lavoro, ricco di idee e iniziative

Adriana Masotti e Giancarlo La Vella – Città del Vaticano

Ricordare Graziano Motta è facile e difficile allo stesso tempo. Facile perché era un “portatore sano” di umanità e di entusiasmo per il suo lavoro di giornalista - stati d'animo che riusciva a trasmettere a chiunque parlasse con lui, compreso l'amore per la Sicilia, sua terra d'origine, mai dimenticata nonostante i tanti anni trascorsi lontano all'estero. Al contempo parlare di lui è difficile, perché è praticamente impossibile riassumere in poche righe la sua attività di comunicatore. Giornalista, appunto, ma anche scrittore, analista, conferenziere, critico musicale e tanto altro. Era dotato di una cultura multiforme, acquisita sia grazie ad un attento studio, sia alle numerose esperienze vissute da corrispondente per l'Ansa in varie zone d'Europa: i Balcani, il Libano e poi la Terra Santa, in anni dolorosi per quelle regioni al pari di quanto sta succedendo oggi. Ma questi sono solo alcuni dei suoi impegni da cui ha tratto linfa per l'informazione prodotta per la Radio Vaticana, con servizi giornalieri all'interno delle varie edizioni dei radiogiornali. Ha collaborato anche con “Avvenire” e L'Osservatore Romano. Ma, soprattutto, Graziano Motta è stato un uomo di profonda fede, un'identità che dava un valore e un significato speciali ai suoi racconti dai luoghi laddove il dolore si toccava con mano e la dignità umana era ferita da violenza e guerra.

Dal Giubileo del Duemila all'Anno Paolino

Tra i suoi ultimi impegni ricordiamo quello per il Grande Giubileo del 2000. In quel frangente, mentre Motta era già da anni era al servizio per la comunicazione del Patriarcato Latino di Gerusalemme, il direttore di Radio Vaticana padre Federico Lombardi gli chiede di organizzare e dirigere un ufficio di corrispondenza quotidiano, con redattori di sette lingue. Rientrato in Italia, nel 2007 viene chiamato dall'allora arciprete della Basilica di San Paolo fuori le Mura, il cardinale Andrea di Montezemolo, a ricoprire il ruolo di responsabile per la comunicazione dell'Anno Paolino. Quindi, dal 2011 al 2014, in Vaticano cura la comunicazione del Gran Magistero dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme e ripristinata come condirettore la rivista Annales.

Padre Lombardi: voce chiara e appassionata

"Le sue corrispondenze, sia dal punto di vista della situazione politica e sociale, sia dal punto di vista degli eventi ecclesiali, erano sempre ricchissime e pronunciate in radio anche con una voce estremamente chiara ed appassionata. Si percepiva che era un giornalista veramente innamorato del suo mestiere, interessato a ciò di cui parlava e anche animato da una fede profondissima". Padre Federico Lombardi, al microfono di Luca Collodi , ricorda con affetto gli anni di lavoro condiviso con Graziano Motta. "Per noi rimane un amico, una persona che ogni volta che sentivamo ci instillava entusiasmo, ricco di idee e di iniziative". Durante il Giubileo del Duemila, racconta padre Lombardi, "fu lui ad avere l'idea di costituire una redazione internazionale a Gerusalemme con diversi collaboratori che ci facevano arrivare quotidianamente articoli in molte lingue per vivere il Giubileo anche nel polo di Gerusalemme. Noi lo ricordiamo con affetto, con grande stima professionale e anche con grande serenità cristiana, perché una persona con questa vivacità di fede, certamente la possiamo ricordare con grande serenità anche in questo distacco".

Ascolta l'intervista a padre Federico Lombardi

Tra fede e professione

La passione per la verità e per il suo lavoro e l'amore per la Chiesa hanno caratterizzato la lunga vita di Graziano, ma anche l'amore per la bellezza della natura che a Fregene, sul litorale romano, il suo rifugio negli ultimi anni, lo circondava costantemente. Possedeva una memoria prodigiosa, ricordava perfettamente dati e nomi di avvenimenti e di persone incontrate. Uno dei momenti che più amava raccontare, e i suoi racconti erano tanti, era la sua salita da Belgrado a Medjugorje, località fino ad allora sconosciuta, non appena si era sparsa la voce di qualcosa di particolare che là stava accadendo. “Sono stato il primo giornalista ad arrivare là”, sottolineava con orgoglio. Come andava orgoglioso anche del suo contributo alla prima trasmissione della tv pubblica italiana nel 1954 per cui scrisse un testo. Al suo attivo anche libri come “Verità e beffe del secolo passato”, una sorta di autobiografia, e “Il sogno dell'ecumenismo” in memoria del cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, suo grande amico.

Riproponiamo qui una intervista concessa alla Radio Vaticana in occasione della presentazione del volume “Verità e beffe del secolo passato”.

Ascolta l'intervista di Graziano Motta

Negli ultimi tempi confidava spesso agli amici di essere “pronto ad andare incontro al Signore”. Sentiva il valore della comunità, della condivisione, della partecipazione agli eventi civili e religiosi anche del suo territorio, viveva ogni incontro con gli altri con gioia e gratitudine. Da tutti era pronto ad imparare, a tutti dava sempre qualcosa di sé, attingendo alla finezza della sua esperienza, cultura e umanità.

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19 agosto 2025, 13:43