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Mimaki: "Da Hiroshima un messaggio di pace ai giovani di tutto il mondo"

La testimonianza del copresidente dell’organizzazione giapponese Nihon Hidankyo, premio Nobel per la pace nel 2024. Cosa significa perdonare. La storia del professor Masao Tomonaga e il peso senza fine delle radiazioni

Guglielmo Gallone - Rimini

“Giovani di tutto il mondo, venite a Hiroshima! Io e i superstiti alla bomba atomica sganciata su Hiroshima e Nagasaki abbiamo bisogno di raccontarvi ciò che abbiamo vissuto ottant’anni fa. Con la nostra esperienza possiamo portare un messaggio di pace”: è con un dolce, irreplicabile entusiasmo che Toshiyuki Mimaki, co-presidente dell’organizzazione giapponese Nihon Hidankyo, premio Nobel per la pace nel 2024, lancia questo appello in un’intervista ai media vaticani.

Cosa significa perdonare

Dopo aver viaggiato per quasi trenta ore, Mimaki è intervenuto alla quarantaseiesima edizione del Meeting di Rimini, in un panel dedicato agli Hibakusha, letteralmente “coloro che sono stati colpiti dal bombardamento”. Mimaki oggi ha 83 anni. Ottant’anni fa, il 6 agosto 1945, gli aerei statunitensi sganciavano la bomba atomica su Hiroshima, provocando una vampata di calore a 60 milioni di gradi centigradi, vaporizzando piante e animali, uccidendo 150.000 persone. Toshiyuki, al tempo un bambino di soli tre anni, è sopravvissuto. Non solo alla bomba atomica. È sopravvissuto ai raggi di calore, alle onde d’urto, alla morte di amici e familiari, alle verdure contaminate, alle dita della mano destra spezzate. E oggi, mentre nel mondo le minacce nucleari sono tornate a manifestarsi prepotentemente attraverso guerre e conflitti, attraverso un’incapacità di dialogo e di ascolto reciproco, la sua testimonianza di pace per un’esperienza di pace autentica è ancora più impellente. Anche se, alla base di tutto, ci sono due termini che sembrano andare poco di moda: perdono e riconciliazione. “È vero, nella vita quotidiana non è facile perdonare – ci confessa Mimaki – ma il perdono va visto come un punto di partenza. Perdonare è come salire una montagna. E lì, raggiunta la vetta, troveremo più pace, più amici, più calma. I politici devono esercitare l’autocontrollo e, anche se le loro ideologie differiscono, i Pasi devono andare d’accordo tra loro, altrimenti le guerre non finiranno mai. Una guerra segue l’altra. E destinate a soffrire saranno le popolazioni, specie i bambini”.

Armi nucleari e umanità non possono coesistere

Eppure, oltre al contesto bellico in cui oggi ci si ritrova, anche l’abolizione delle armi nucleari è progredita lentamente: “Nel 2017 le Nazioni Unite hanno firmato il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari ma gli Stati dotati dell’atomica non hanno firmato né ratificato niente”, ha ricordato Mimaki durante il suo intervento al Meeting, puntando soprattutto sul ruolo della fondazione Nihano Hidankyo. “Noi affermiamo che le armi nucleari e l’umanità non possono coesistere. Questo non riguarda solo le armi bensì anche l’energia nucleare utilizzata in modo pacifico: il plutonio impiega 25.000 anni per diventare innocuo. A causa del plutonio e dell’uranio contenuti nella bomba, abbiamo affrontato difficoltà estremamente dure, dolorose e tristi che oggi le giovani generazioni non potrebbero neppure immaginare. L’unico desiderio dei sopravvissuti è che non si creino mai altri sopravvissuti alla bomba atomica. Affinché ciò avvenga, non dobbiamo arrenderci mai. Dobbiamo trasformare il dolore in monito, la sofferenza in speranza, la tragedia in impegno”.

La storia del professor Masao Tomonaga

Un invito ripreso durante lo stesso panel da Masao Tomonaga, professore presso la scuola di Medicina dell'Università di Nagasaki e, al tempo, un bambino sopravvissuto a un dramma dell’umanità, proprio come Toshiyuki. Masao Tomonaga il 9 agosto di ottant’anni fa aveva due anni e si trovava a Nagasaki. Il giorno in cui venne sganciata la seconda bomba atomica era a letto con febbre a 40 e una forte tonsillite. In un secondo, la sua casa, interamente costruita in legno, è collassata. Prima che divampassero le fiamme, Masao è stato salvato dalla mamma e, insieme, si sono rifugiati in un tempio. Suo papà invece, al tempo, curò il piccolo Toshiyuki. Per tutta la vita Masao ha ripreso quel senso di cura e protezione verso il prossimo, divenendo anche lui medico.

L’esposizione alle radiazioni non finisce mai

A Rimini Masao ha portato una testimonianza basata soprattutto sulle conseguenze fisiche che, nel lungo periodo, possono essere provocate dall’atomica. “Alcuni Hibakusha si sono suicidati: nonostante avessero superato una tragedia simile, non avevano più alcuna voglia di vivere – ha raccontato oggi al Meeting – molti altri sono stati abbastanza forti da risorgere e da sperare in un futuro di recupero”. Non senza problemi, però. Masao racconta come “in sessant’anni di esperienza medica, mi sono concentrato sugli effetti della radiazione atomica sulla salute nel corso del tempo: molti tipi di tumori solidi ora stanno aumentando e una particolare forma di leucemia, le sindromi mielodisplastiche (SMD), stanno mostrando una fase di plateau a ottant’anni dall’esposizione alle radiazioni. Grazie a uno studio sul corpo degli Hibakusha, l’istituto sulla bomba atomica dell’Università di Nagasaki ha rivelato come le cellule staminali del sangue nel midollo osseo siano state danneggiate a livello di DNA. Questo genera l’insorgenza sporadica di malattie maligne. Io stesso ho avuto, sei anni fa, un cancro alla prostata. L’esposizione alle radiazioni non finisce mai, è permanente, ma noi medici non abbiamo ancora gli strumenti adatti per fermare tutto ciò”.

Con la passione del buddismo, con l’amore del cristianesimo

L’auspicio risuonato da Rimini è stato allora proprio quello ben sintetizzato da Toshiyuki Mimaki: che i protagonisti responsabile di un futuro di pace siano i giovani di tutto il mondo. Quelli di Hiroshima, ma anche quelli di Rimini e di tutta Italia che, in questi giorni, stanno animando come volontari queste giornate. Come volontario, io voglio dire ai giovani le stesse parole che hanno illuminato la mia vita: non arrendetevi mai. E agli adulti prego di nutrire i giovani con la passione del buddismo e con l’amore del cristianesimo”.

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25 agosto 2025, 15:51