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La protesta dei familiari degli ostaggi di Hamas La protesta dei familiari degli ostaggi di Hamas  (AFP or licensors)

Netanyahu: non annetteremo Gaza

E' in corso la riunione del gabinetto politico e di sicurezza di Israele per discutere le prossime operazioni nella Striscia di Gaza, inclusa l'occupazione militare dell'enclave. Nella sola giornata di oggi oltre 40 vittime per i raid dell'Idf sull'enclave palestinese

Roberto Paglialonga - Città del Vaticano

È in corso la riunione del gabinetto di sicurezza israeliano sul piano di "occupazione totale" di Gaza. Nel corso di un'intervista rilasciata all'americana Fox News Netanyahu ha dichiarato che Israele non ha intenzione di annettere Gaza. Il opremier israeliano ha ribadito che a gestire Gaza sarà un governo civile che non abbia nulla a che fare con Hamas. Diversi commentatori locali sostengono che la proposta di Benjamin Netanyahu, non dovrebbe avere problemi a raggiungere i numeri necessari per il “sìâ€. Al netto di questo, il Paese e il mondo politico appaiono quantomai spaccati.

La protesta delle famiglie degli ostaggi in mano ad Hamas

Ieri sera centinaia di manifestanti, tra cui le famiglie degli ostaggi ancora detenuti dagli islamisti dal 7 ottobre 2023, hanno marciato per la città di Tel Aviv per protestare contro il piano di estendere la guerra prendendo completamente il controllo della Striscia, e per chiedere un accordo finalizzato alla liberazione dei propri cari. Secondo quanto riferito dal «Jerusalem Post», infatti, i manifestanti ritengono che l’espansione delle operazioni dell’esercito nell’enclave avrebbe il solo risultato di mettere ulteriormente a rischio la vita dei sequestrati. Durante la protesta, cui si sono aggiunti anche ex ostaggi, come Yocheved Lifshitz e Ohad Ben-Ami, si sono registrati diversi scontri con la polizia. "Abbiamo visto Evyatar e Rom, non hanno un altro giorno. Se il gabinetto deciderà di sacrificare le loro vite, impazziremo", ha detto una dei manifestanti, che ha avuto entrambi i genitori rapiti, e successivamente restituiti nell’ambito di uno dei precedenti accordi, riferendosi ai video scioccanti diffusi nei giorni scorsi da Hamas e dalla Jihad islamica palestinese dei due ostaggi (Evyatar David e Rom Braslavsky, n.d.r.) apparsi visibilmente emaciati a causa della lunga detenzione.

Lo scontro tra governo israeliano e Idf

Ma in questi giorni a essere in subbuglio sono soprattutto i rapporti tra poteri istituzionali. È nota la contrarietà al piano da parte dell’Idf, che ha tra l’alto storicamente ottimi rapporti con l’establishment statunitense, citato invece nei giorni scorsi da una fonte dell’ufficio di Netanyahu come "favorevole" al progetto. Il capo di stato maggiore dell’esercito, Eyal Zamir, si oppone all’estensione della campagna militare a tutta la Striscia per i rischi connessi ad operazioni in cui potrebbero rimanere uccisi gli ultimi ostaggi ancora in vita (20 su 50), senza contare la ricaduta sui soldati che combattono ormai da 23 mesi, con la previsione di dover affrontare attività di “guerriglia†da parte di Hamas su un terreno congeniale ai miliziani. Secondo indiscrezioni negli ultimi giorni Zamir, a cui le madri dei soldati hanno chiesto di "non cedere alle pressioni politiche", avrebbe detto ai collaboratori che "la conquista della Striscia trascinerà Israele in un buco nero". E oggi, a poche ore dal voto del gabinetto, in una prima dichiarazione dopo i contrasti con la leadership poitica, lo stesso capo di stato maggiore ha ribadito la volontà di "continuare a espriere la nostra posizione senza timore, in modo oggettivo, indipendente e professionale", perché "la cultura del dissenso è parte integrante della storia del popolo d'Israele e rappresenta un elemento fondamentale nella cultura organizzativa dell'Idf". "Non ci occupiamo di teorie, ma di vite umane e della difesa dello Stato. Solo il suo bene e la sua sicurezza sono davanti ai nostri occhi", ha detto ancora.

Le contrapposizioni nel mondo politico

Ma momenti di tensione si sono accesi anche all’interno del governo stesso. Il titolare degli Esteri, Gideon Sa’ar, che finora ha sostenuto l’ipotesi dell’accerchiamento e del logoramento di Hamas, con in parallelo la prosecuzione dei negoziati per un’intesa, ha già evidenziato — con decise prese di posizione su X — di pensarla diversamente dagli esponenti della destra religiosa estremista, Bezalel Smotrich (Finanze) e Itamar Ben-Gvir (Sicurezza nazionale), che spingono, e non da ora, per l’annessione della Striscia, così come della Cisgiordania. Ben-Gvir ha rivolto parole durissime ai vertici dell’Idf circa il rispetto che l’esercito dovrebbe sempre manifestare verso le decisioni della politica. Poi c’è l’opposizione, con la quale pure Netanyahu si è confrontato. Il suo leader, Yair Lapid, ha avvertito il premier: "La popolazione non ti sostiene e non vuole questa guerra".

A Gaza si continua a morire

Intanto, però, a Gaza la situazione è sempre più drammatica. Anche stamattina sono già almeno 22 i morti per i raid israeliani su tutto il territorio. Medici senza frontiere denuncia come i centri della Gaza Humanitarian Foundation, incaricata della distribuzione degli aiuti, siano diventati luoghi di "uccisioni orchestrate". Un rapporto della Fao evidenzia che solo l’1,5% dei terreni agricoli della Striscia è coltivabile oggi, cosa che aggrava il rischio di "carestia diffusa". 

La posizione del Wfp sugli aiuti alimentari

"Gaza è senza cibo e senza tempo", ha rimarcato su X Cindy McCain, direttrice del World Food Programme (Wfp). In merito agli aiuti umanitari paracadutati dal cielo nelle ultime ore, ha aggiunto che "non si può risolvere la crescente fame con i lanci aerei. L'unico modo per far arrivare il cibo, nella quantità necessaria, è via terra. Non possiamo permetterci di aspettare". Perché oggi "ci sono 500.000 persone nella Striscia che stanno morendo di fame".

 

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07 agosto 2025, 12:10